Xylella fastidiosa è il nome del batterio che ha attacco gli ulivi del Salento. In un primo momento la stampa ha parlato subito di possibile catastrofe, di centinaia di migliaia di piante a rischio sradicamento, di possibile estensione ad altre specie. Eppure, la verità sembra essere decisamente più complessa. È davvero così grave la situazione? Secondo molti no, e addirittura dietro l’allarme rosso potrebbe esserci l’ombra della speculazione.
Il batterio Xylella fastidiosa è stato rinvenuto negli ulivi del salento e a esso in un primo momento è stato imputato il fenomeno di disseccamento ora indicato come CDRO, complesso del disseccamento rapido dell’olivo. La zona rossa attorno a Gallipoli (l’area dove si sono registrati i primi focolai) era quasi data per perduta, ma la realtà dei fatti sembra un’altra. L’agronomo Cristian Casili, come riportato anche dal National Geographic, ha dichiarato che gli ulivi effettivamente morti a causa della patologia si limitano all’1% di quelli presenti nel Salento, e che il contagio è avvenuto a macchie di leopardo, con piante in pessime condizioni in un contesto di piante appena toccate dalla patologia o sane.
In rete, in realtà, le voci controcorrente erano presenti già da tempo, ma la confusione ha regnato sovrana per molti giorni. Di recente sono state divulgate foto che dimostrano che ulivi colpiti dalla Xylella Fastidiosa, anche nella zona vicino Gallipoli, stanno tornando a germogliare in basso come nelle parti alte della pianta. A oggi ci sembra quindi di poter dire che, al di là di ogni dubbio, è bene esercitare grande cautela nel parlare della Xylella fastidiosa: sarebbe il caso di discutere meno di sradicamenti e di portare avanti nuovi, accurati studi, coinvolgendo anche gli esperti locali intervenuti con importanti elementi sulla questione Xylella fastidiosa.
Di interesse risultano le recenti parole di Giovanni Martelli, l’esperto a capo del laboratorio preposto alle analisi correlate alla patologia. Martelli anziché focalizzarsi sul solo batterio parla di una concomitanza di fattori:
Il CDRO è verosimilmente il risultato dell’azione di tre diversi attori: il lepidottero Zeuzera pyrina (rodilegno giallo), le cui larve scavano delle gallerie nel tronco e nei rami dell’olivo che facilitano l’ingresso del secondo attore, un complesso di funghi microscopici del genere Phaeoacremonium. Il terzo attore è il batterio Xylella fastidiosa.
Tuttavia siamo sempre davanti a teorie, più che a certezze. Dietro all’eccesso di allarmismo e alle prime spiegazioni del fenomeno (che ora appaiono alquanto avventate) c’è chi ha voluto vedere la mano della speculazione. La lunga, e sempre pronta a celarsi, mano della speculazione, interessata magari all’utilizzo su ampia scala di pesticidi per la distruzione degli insetti che intervengono nel processo (che poi, inutile dirlo, difficilmente sarebbero gli unici colpiti).
Senza spingerci a parlare di speculazione, possiamo senz’altro dirci d’accordo con chi ritiene opportuno frenare i discorsi relativi a interventi chimici o di sradicamento in attesa del responso di nuovi studi e nuove analisi.
Photo credits | Roberto Ferrari su Flickr