Il Mediterraneo è in pericolo, ma siamo ancora in tempo per tornare indietro. Il WWF ha appena presentato i risultati della sua ultima rilevazione ed ha stilato una serie di regole che si dovrebbero seguire per evitare la completa distruzione del patrimonio marino italiano. Secondo la relazione dell’associazione, denominata “teniamo la rotta!”, la prima e più importante norma da rivedere è la regolazione della navigazione.
L’esempio più lampante è stata la tragedia della Costa Concordia che ha provocato un disastro ambientale (che sarebbe potuto essere anche più grave, e non lo è stato solo per una coincidenza fortuita) nel santuario dei Cetacei, un’area marina protetta in cui sarebbe consigliabile limitare la navigazione allo stretto necessario. Attualmente infatti in quell’area vige la limitazione solo per le barche veloci off-shore. Ma un gigante come una nave da crociera non crea ancor più danni di una piccola ma veloce barca?
Quella non dovrebbe essere l’unica area in cui dovrebbe essere vietata o fortemente limitata la navigazione. Anche lo Stretto delle Bocche di Bonifacio è considerato pericoloso per la navigazione, tanto che oggi il limite vale solo per le navi con i carichi pericolosi. A queste limitazioni vanno anche aggiunti alcuni criteri di “sostenibilità marittima” che non riguardano solo i trasporti ma anche le infrastrutture come i porti, i luoghi in cui avvengono i rifornimenti di carburante o quelli in cui ci sono gli scarichi delle navi. Bisognerebbe attuare interventi volti all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Tra le varie proposte fatte dal WWF, liberamente consultabili da questo link al dossier, compaiono anche i rafforzamenti degli accordi con gli altri Paesi come la Francia e la Spagna per far rispettare le norme già in vigore nelle aree protette, istituire nuove riserve marine con piani di gestione standardizzati, incentivare l’industria italiana a creare navi più ecosostenibili e ad istituire corsi di aggiornamento per l’equipaggio incentrati sui regolamenti comunitari, ed infine applicare e sostenere le norme europee sulla tutela dell’ambiente marino.
Photo Credits | Getty Images
Shayne 1 Marzo 2017 il 12:49 am
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