Stiamo divorando il nostro Pianeta. Questo il grido d’allarme lanciato dal WWF (World Wildlife Fund) nel Living Planet Report 2008, una relazione sull’impronta ecologica dell’uomo stilata in collaborazione con la Società Zoologica di Londra e il Global Footprint Network.
Quella in corso è una vera e propria recessione ecologica, che potrebbe portare l’uomo ad aver bisogno di un altro globo in cui vivere per mantenere gli stessi assurdi standard di consumi, sfruttamento, inquinamento, distruzione che ha attualmente.
Un altro mondo da distruggere, per intenderci. Seguendo l’andamento odierno, infatti, la Terra diventerebbe inutilizzabile, completamente sfiancata, stremata, vuota, sterile già a partire dal 2035.
Dall’ultimo rapporto stilato dal WWF, due anni fa, le cose sono precipitate.
Anche in quel caso il quadro era decisamente apocalittico, ma le precedenti previsioni parlavano di una resistenza (perchè di questo si tratta) degli equilibri terrestri alla pressione dell’uomo e delle sue attività dannose fino al 2050. Dopo un solo biennio si è già scesi di 15 anni. Segno che continuiamo a fare i nostri comodi malgrado la crisi ambientale incombente e nonostante le miriadi di iniziative a favore dell’ecologia.
E’ evidente che non si fa abbastanza, se la spinta non parte dall’alto, dal mondo economico e dal potere istituzionale e politico che dovrebbe, a questo punto, necessariamente vivere una svolta ambientalista.
La logica del profitto, ahinoi, non conosce però alcun allarmismo e non teme disastri, forse sorride persino degli scenari apocalittici prospettati da ricercatori e scienziati autorevoli, reputandoli lontani, irrealistici.
Eppure le stime del WWF parlano chiaro: consumiamo più fette di Natura di quante ce ne spettino. Immettiamo nell’atmosfera troppi gas serra. Sprechiamo le risorse idriche. L’Italia, in questo caso, è al quarto posto nella classifica mondiale di consumatori d’acqua.
Per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente l’impronta ecologica (la domanda dell’umanità sulla natura) del nostro Paese occupa il 24° posto nella lista dei principali Paesi devastatori. La richiesta che la Terra può soddisfare è calcolata in un indice procapite di 2,1 ettari, al momento viviamo superando questa soglia, con un’impronta ecologica globale di 2,7.
Abbiamo distrutto il 30% delle specie animali e vegetali, compromettendo irreparabilmente la biodiversità.
Probabilmente sopravviveremo fino al 2.035 ma il solo pensiero degli scenari devastati e aridi che ci attendono dovrebbe far correre ai ripari prima di rischiare di rimanere vivi in un mondo morto.