Non è la prima volta che Wwf segnala il mare di trivelle che degrada il nostro Paese ma questa volta il dossier denuncia anche una mancata deliberalizzazione in merito. Il governo Monti avrebbe salvato in extremis l’Italia cancellando degli articoli previsti per liberalizzare la ricerca di petrolio e di gas su territorio nazionale.
Il rapporto di Wwf parte da un presupposto molto semplice e chiaro, spiegato da Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio relazioni personali dell’associazione. In Italia gli esperti sono concordi nell’affermare che di petrolio ce n’è poco, e di scarsa qualità; localizzato nei pressi della costa in aree marine protette o contesti urbanizzati, dunque.
Non dovrebbero esserci appetiti delle compagnie petrolifere. Eppure assistiamo a un progressivo saccheggio di oro nero e gas. Un’aggressione al territorio che avviene nell’indifferenza della politica e che rischia di depotenziare le notre armi migliori: il turismo da un lato, e dall’altro il patrimonio artistico per cui siamo famosi.
Il dettaglio e le motivazioni scientifiche di queste parole sono contenute nel dossier “Milioni di regali: Italia, far west delle trivelle”. Wwf da appuntamento a tutti sabato 21 a Monopoli, in Puglia, alle ore 9.00 in piazza Vittorio Emanuele per dire “No al petrolio, Sì alle energie rinnovabili”. La Puglia, così come la Basilicata, sono le regioni più colpite dalle ricerche e dall’estrazione di idrocarburi che
mettono a rischio le risorse idriche e il territorio e impediscono lo sviluppo delle attività turistiche ed agroalimentari.
L’associazione ambientalista da anni si fa portavoce di questa causa e il 27 luglio 2011 ha festeggiato un grande traguardo: dopo il ricorso al TAR del Lazio, assieme ad altre associazioni, ha ottenuto l’impegno della Petroceltic Italia a non svolgere nessuna attività di trivellazione nelle isole Tremiti, fino al 22 marzo 2012, la data della prossima udienza in cui il TAR deciderà in modo definitivo se annullare il Decreto ministeriale con il quale si dava il via libera al programma di ricerca di idrocarburi, per “compatibilità ambientale”. La giornata di oggi a Monopoli, vuole ribadire l’impegno del Wwf e la sua difesa della biodiversità del Mare Nostrum. Come spiega Mauro Sasso, consigliere regionale del Wwf Puglia
Temiamo per le sorti dei grandi vertebrati come i delfini e i cetacei che potrebbero essere seriamente minacciati dal forte impatto inquinante dell’attività antropica, con danni sugli esseri viventi di carattere teratogeno, mutageno e cancerogeno.
Si legge nel dossier che in Italia sono stati estratti nel 2010 8 miliardi di metri cubi di gas e 5 milioni di tonnellate di petrolio, che in percentuale fanno appena lo 0,1% della produzione complessiva. Ci si chiede perché allora il nostro Paese sia tanto appetibile per le compagnie petrolifere, visto che di petrolio difatti non ve ne è? La risposta viene fornita da Maria Rita D’Orsogna, docente di Fisica all’Università di Northridge, in California
Semplice: la legislazione di casa nostra è scandalosa, nel senso che favorisce al massimo le ditte estrattrici, mortificando invece le aree invase da pozzi e piattaforme. Il tutto con seri rischi per la salute e crescente frustrazione dei cittadini, allarmati per lo sfruttamento ma trascurati dalle autorità nazionali.
Il decreto legislativo che regola il settore è il 625 del novembre 1996 in cui si legge “niente è dovuto sotto forma di royalty” per estrazioni dalla terraferma fino a 20mila tonnellate di olio greggio e 20 milioni di metri cubi di gas (dal 2010 sono diventati 25 milioni) e per estrazioni sul mare “entro 50mila tonnellate di olio greggio e 50 milioni di gas (80 milioni dopo il 2010).
[Fonti: Wwf, Espresso di Repubblica]
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