Arriva un nuovo dossier del WWF intitolato “Cemento coast to coast: 25 anni di natura cancellata dalle più pregiate coste italiane”, che fa il punto sulla cementificazione costiera nel nostro paese. I risultati dell’indagine sono allarmanti: il 10 per cento delle coste risulta trasformato dall’urbanizzazione, con percentuali particolarmente pesanti in Sicilia e in Sardegna. E dall’associazione giunge contestualmente un appello per una moratoria che possa fermare le nuove costruzioni lungo coste e litorali.
Esaminiamo insieme i dati riportati dal WWF nel suo ultimo studio sulla cementificazione delle coste italiane. Il dossier si focalizza sui cambiamenti occorsi negli ultimi 25 anni e riporta come la maggior parte della cementificazione delle coste italiane sia dovuta alla costruzione di strutture ricettive (38%), di darsene e dighe foranee (25%), a fenomeni di urbanizzazione (21%), ad attività produttive (5%), a porti (di nuova costruzione o per ampliamenti di infrastrutture precedenti) a impianti di depurazione (2%) e altro. Nel grafico relativo alle regioni in cui l’aumento della cementificazione è maggiormente rilevante, scopriamo che Sardegna e Sicilia dominano la classifica nera della trasformazione costiera, staccando ampiamente tutte le altre regioni. Forte l’avanzata della cementificazione anche in Calabria, Lazio, Liguria, Toscana e Campania, rilevante anche in Puglia, mentre resta notevolmente contenuta in Friuli Venezia Giulia.
Preoccupante anche il dato sulla trasformazione delle aree protette, anch’esse sottoposte a fenomeni di modifica. Ovviamente una volta presentati questi dati il WWF non manca di tentare di identificare alcuni fattori che favoriscono il problema della cementificazione dei litorali. Anche stando ai dati riportati poco sopra, risulta evidente che giocano un ruolo da non sottovalutare le aziende del settore turistico che, in accordo con i vari comuni, decidono di costruire e cementare in barba al buon senso che vorrebbe la preservazione delle bellezza da offrire in cima alla lista delle priorità. E poi, come sempre in Italia, pesa la terribile disorganizzazione normativa, la gestione caotica delle coste divisa tra comuni, regioni e Stato che aumenta l’inefficienza negli interventi e nelle politiche di preservazione.
Cosa suggerisce di fare, quindi, l’associazione ambientalista? Dato che l’analisi dei cambiamenti avvenuti negli ultimi 25 anni ha restituito dati allarmanti, il WWF ripropone una moratoria per bloccare le costruzioni costiere, chiede che vengano allargati i vincoli di tutela dai 300 metri attuali a 1000 metri di battigia, nuovi incentivi per i comuni e gli enti locali che puntano sulla conservazione delle proprie bellezze naturali costiere, e non sullo sfruttamento portato avanti a suon di nuovi edifici e cemento, e poi, ovviamente, misure per garantire meglio il rispetto delle normative. Come ha sintetizzato chiaramente il presidente del WWF Italia Donatella Bianchi,
Solo una visione miope e scellerata può consentire questo scempio. Gestione integrata, uso sostenibile e attento, rinaturalizzazione dovranno essere le parole chiave del futuro, magari investendo in un lavoro di recupero e riqualificazione delle nostre coste, speculare a quello invocato da Renzo Piano per le aree periferiche delle grandi città. Se si riuscirà a fare tutto questo tra 10 anni la fotografia dallo spazio sarà meno inclemente e potremo dire di essere riusciti a salvare la nostra ‘Grande Bellezza’ che confina col mare.
Photo credits | Ah Yeah su Flickr
JudithDob 13 Febbraio 2017 il 11:10 am
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