Da un paio d’anni va di moda andare controcorrente sul problema climatico. Su tutti i media il dibattito è sempre aperto a proposito del surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, e tutte le problematiche che riguardano la Natura. Molti ben pensanti dicono che queste sono tutte favolette e che non è vero nulla, ma poi molto spesso si scopre che si tratta di sedicenti esperti sguinzagliati dalle lobby del petrolio.
In tutto questo dibattito oggi interviene il Worldwatch Institute, un istituto di ricerca indipendente americano il quale, con la pubblicazione del suo rapporto “State of the world 2009” probabilmente chiuderà la bocca a molti scettici. Il periodo di osservazione va dal 1990 al 2007, e sul rapporto si legge che le previsioni poco rassicuranti fatte finora sono state fin troppo caute: il cambiamento climatico è peggio del previsto. I primi dati resi noti in questi giorni suddividono il problema in quattro categorie, riassunte nella seconda parte dell’articolo: emissioni, stato dei mari, cambiamenti climatici e la cura per salvarci.
Per quanto riguarda le emissioni, il Worldwatch prova come il gas serra non è affatto in una fase discendente, ma anzi, almeno fino al 2007 era in continuo incremento. Nel ’90 in tutto il mondo si emettevano 22,6 miliardi di tonnellate di CO2; 17 anni dopo le emissioni toccavano i 31 miliardi. Secondo le stime un quinto di queste emissioni derivano dalla deforestazione, come a dire che se la smettessimo di disboscare il mondo, torneremmo quasi al livello di emissioni del 1990.
Escludendo il problema recente dello scioglimento dei ghiacci del Polo Nord il quale non è ancora effettivamente quantificabile, il problema dei mari si “riduce” ad una terribile previsione: rispetto alle previsioni Onu, nell’arco di un secolo il livello dell’acqua potrebbe aumentare di tre volte in più. E così il livello si alzerebbe di un metro e più, anziché di solo qualche centimetro.
Uno dei problemi più grandi a livello di cambiamenti climatici è il raffreddamento della corrente del Golfo. La corrente che permette all’Europa di avere un clima mite è minacciata dallo scioglimento del Polo Nord il quale, se tutto dovesse andare come previsto, farebbe arrivare maggiore acqua dolce sulla scia della corrente, rallentandola o addirittura fermandola, minacciando l’Europa con un abbassamento delle temperature a livello glaciale.
L’unica cura disponibile in questo momento si chiama energie rinnovabili. Attualmente, secondo l’istituto americano, le rinnovabili forniscono il 18% dell’energia elettrica mondiale. Ma non è escluso che, con un piccolo sforzo, essa non sia disponibile fino al 40% o poco più. Per farlo molte nazioni hanno già preso provvedimenti, come la Gran Bretagna che sta studiando il modo per far costruire i futuri edifici, abitabili o commerciali, ad emissioni zero, mentre Barack Obama sta tentando una deriva ecologica negli Stati Uniti. Se anche l’Europa dovesse aderirvi, potremmo essere ancora in tempo per evitare un disastro climatico che, nella migliore delle ipotesi, pagherebbero i nostri figli.
Fonte: [Repubblica]
Roxanna 1 Marzo 2017 il 1:22 am
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