Tutti i nostri sforzi personali per vivere in maniera più sostenibile non fanno alcuna differenza per l’ambiente.
O almeno questo è quello che sostiene Derrick Jensen, un giornalista che si occupa di ecologia, in un articolo dal titolo che è tutto un programma: Forget Shorter Showers (Lasciamo perdere le docce brevi), apparso sulla rivista Orion.
L’economia industriale è così grande e provoca disastri ambientali così gravi per il nostro pianeta -sostiene Jensen- che, anche se tutti gli individui riducessero le proprie emissioni di anidride carbonica a zero, il cambiamento climatico e altre catastrofi starebbero ancora devastando la terra a causa dei danni dell’industria su larga scala. E’ l’industria la minaccia più grave per la nostra specie e per tutte le specie. Dunque è inutile affidare la nostra sopravvivenza a piccole azioni come il riciclaggio, il compostaggio e docce più brevi. Stiamo perdendo il nostro tempo, ignorando la vera fonte dei nostri mali.
Jensen ritiene che questa è follia eppure questa “follia” è qualcosa che coinvolge la maggioranza di noi. Noi insegnamo ai bambini a spegnere le luci quando non si utilizzano, promuoviamo campagne di sensibilizzazione per evitare che la gente annaffi il prato in periodi di siccità, e i nostri governi offrono incentivi fiscali ai privati che acquistano apparecchi ad alta efficienza energetica. Abbastanza comicamente, in Brasile spot istituzionali invitano tutti a fare pipì mentre ci si fa la doccia per risparmiare l’acqua dello scarico.
Ma nonostante tutti questi sforzi che coinvolgono i singoli individui per salvare il pianeta, resta il fatto che una stragrande maggioranza di energia, acqua e altre risorse sono consumate da forze in gioco infinitamente più grandi: le imprese, il settore agro-alimentare, i governi, le forze armate, e il trasporto industriale. Questi grandi operatori emettono anche la stragrande maggioranza dei gas a effetto serra.
Perché allora siamo convinti di poter fare la differenza? Jensen pensa che la società consumistica ci ha ingannato facendoci credere che tutto dipenda da come noi consumatori scegliamo di spendere i nostri soldi. Se si acquistano prodotti ecologici, elettrodomestici a basso consumo, cibi biologici, carta riciclata, allora ci si fa credere che salveremo il mondo. Ma le tendenze dei consumatori, in realtà, non bastano a fermare un processo irreversibile e diffuso di danno ambientale. Anche se tutti noi cerchiamo un modo facile per salvare il mondo, nelle azioni di tutti i giorni, semplici. In realtà bisognerebbe utilizzare il boicottaggio di massa delle multinazionali, il proprio voto per far partire il cambiamento dall’alto e a livelli più estesi dello spegnere una lampadina. Che ne pensate?
[Fonte: Ecology.com]
Carlo 2 Marzo 2010 il 5:39 pm
A parer mio, non è vero che non fa la differenza, perchè se ci si pensa se tutti noi continiamo ad inquinre insieme saremo come un altra grande industria, diventare più ecologici sarebbe come “ecologizzare” un industria.
Gianni Stival 22 Marzo 2010 il 2:33 pm
Perché allora siamo convinti di poter fare la differenza?
Perché gli scolari di oggi sono i dirigenti delle multinazionali di domani e una sensibilità ecologica diffusa nella società entra inevitabilmente a far parte anche della cultura delle organizzazioni produttive. Forse in modo lento ma anche in modo inevitabile.
Paola Pagliaro 24 Marzo 2010 il 12:59 pm
io credo che faccia la differenza, ma è anche vero che senza la riduzione di emissioni da parte dei grandi inquinatori (industrie in primis) la casalinga che non si spruzza più la lacca sui bigodini da sola non basta a fermare il riscaldamento globale.