L’Italia è uno dei maggiori produttori di vino al mondo, ma ovviamente, oltre a produrre quel buonissimo succo d’uva, ha anche come diretta conseguenza la presenza di una gran quantità di materiale di scarto. Fino ad oggi il suo utilizzo era poco disciplinato dalla legge, e doveva rispettare solo le normative riguardanti i divieti di inquinamento ma un Decreto Ministeriale che entrerà in vigore a breve, cambierà questo genere di attività.
I prodotti di scarto della vinificazione e i suoi sottoprodotti potranno essere utilizzati per un uso agronomico indiretto (fertilizzanti), per un uso energetico (biomasse e biogas), e addirittura per uno farmaceutico e cosmetico. L’uso agronomico diretto invece sarà limitato alle 3 tonnellate per ettaro di superficie agricola, e verrà utilizzato per la distribuzione dei sottoprodotti nei terreni agricoli.
Il provvedimento è stato richiesto da tempo dalla Coldiretti, dato che permette finalmente di riutilizzare anche i materiali che prima rappresentavano soltanto un problema di gestione da parte dei coltivatori, facendolo diventare un’opportunità anziché un peso. Spiega l’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno,
Le modifiche sostanziali introdotte sono riferite al ritiro dei sottoprodotti della vinificazione, attraverso l’obbligo della consegna, totale o parziale, in distilleria degli stessi o mediante il ritiro sotto controllo per usi alternativi. [Il Decreto] assume notevole valenza in quanto consente, per la prima volta, l’utilizzo dei sottoprodotti della vinificazione, aprendo nuove ed interessanti opportunità economiche, ambientali ed agronomiche. In particolare, nel caso di uso agronomico, la norma permette di restituire al terreno parte della materia organica sottratta con la produzione.
In pratica le tanto decantate norme sul riuso ed il riciclaggio verranno finalmente applicate anche all’agricoltura, un campo che dovrebbe essere il principale “riciclatore”, dato che è ricco di tanti materiali organici, ideali allo scopo. Quest’attività non sarà fatta però senza regolamentazione, dato che i produttori che intendono destinare i sottoprodotti per gli usi alternativi descritti, devono effettuare la comunicazione all’Ufficio periferico dell’ICQRF (Ispettorato Centrale per il Controllo della Qualità dei Prodotti Agroalimentari) territorialmente competente, sia se hanno intenzione di ricorrervi loro, sia se saranno terzi a farlo.
Fonte: [Ansa]
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