Il vino a Km zero cresce, e cresce davvero tanto. In occasione di Vinitaly la Coldiretti ha diffuso i dati sul consumo emersi dalle rilevazioni del SymophonyIri Group: l’incremento nei consumi è enorme in tutta la penisola, dal 10 al 24%.
Il vino a Km zero comincia a convincere gli italiani che scelgono sempre più spesso prodotti buoni, locali, più sostenibili a livello ambientale. Si parla di un vero boom per il vino autoctono: secondo i dati diffusi al Vinitaly le bottiglie di Pecorino sono aumentate del 24%, quelle di Negroamaro e di Falanghina del 10% e quelle del Pignoletto del 14%.
Insomma, la globalizzazione è ormai una realtà da molto tempo e su questo non vi sono dubbi, ma gli italiani restano non solo nazionali, quando si parla di vino, ma più squisitamente locali: in quasi tutte le regioni dello stivale infatti si preferisce il km zero o “quasi”. In Piemonte domina il Barbera e il Dolcetto, in Toscana Chianti e Morellino, in Sicilia il Nero d’Avola, in Veneto i cabernet e i Merlot. In Emilia Romagna il Lambrusco non è confrontabile con gli altri vini, quanto a consumo, e il terzo vino più stappato resta comunque un altro vino locale e tradizionale: il Pignoletto. In Puglia in testa troviamo, come è prevedibile, il Primitivo e il Negramaro mentre in Sardegna il vino km zero autoctono Cannonau, Vermentino e Monica di Sardegna è quello più portato in tavola.
Il vino a km zero, il vino locale, il vino tradizionale: gli italiani lo riscoprono e lo apprezzano sempre più. I dati proposti dalla Coldiretti, a riguardo parlano chiaro. E naturalmente non possiamo che esser contenti della piega sostenibile che i concittadini, sempre stressati dalla crisi economica e politica del paese, stanno abbracciando per il loro consumo di vino.
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