Dopo vent’anni di battaglie i coltivatori bio ce l’hanno fatta. L’Unione Europea ha infatti stabilito che il vino bio sarà l’unico commercializzabile su tutto il territorio continentale a partire da oggi. In molti storceranno il naso e si chiederanno: “ma non era già bio?”. In realtà il concetto comune di un prodotto bio riguardava soltanto la coltivazione delle materie prime, in questo caso l’uva, che non dovevano essere trattate con sostanze chimiche. E questo era già rispettato.
La vera novità della nuova direttiva europea consiste nella lavorazione. Non solo l’uva dev’essere biologica, ma anche la lavorazione deve rispettare determinati parametri (consultabili da questo link) che ci rassicurano sul fatto che il succo non venga edulcorato. In pratica vengono consentite le tecniche di una volta, spazzando via tutti quei furbetti che allungavano il vino con sostanze di ogni sorta.
Stando alla nuova norma, i solfiti sono stati limitati a 100 milligrammi per litro nei vini rossi e a 150 nei bianchi e nei rosé, sono state vietate pratiche poco bio come la concentrazione parziale a freddo, la desolforazione dei mosti, l’elettrodialisi, la dealcolazione parziale ed il trattamento con scambiatori cationici, ma nuove indicazioni ci sono anche sul trattamento termico, la filtrazione ed altri processi della lavorazione.
Ma la vera novità sta nel fatto che le sostanze che sono state autorizzate per l’aggiunta al solo succo d’uva sono esclusivamente di origine naturale. Dunque sì ai lieviti di origine vegetale o animale, no alle sostanze chimiche. Ovviamente anche i lieviti dovranno essere realizzati con processi biologici. In definitiva il numero degli additivi coadiuvanti è stato ridotto da 70 a 44, e questi 44 dovranno essere tutti naturali.
Soddisfatta l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica secondo cui si tratta di un ottimo risultato, magari migliorabile ma comunque un enorme passo in avanti rispetto alla giungla che c’era prima. Secondo l’Aiab questo cambiamento di regolamento non comporterà necessariamente l’aumento del prezzo della bottiglia di vino dal rivenditore perché i costi sono più o meno simili. Insomma a guadagnarci dovrebbero essere i consumatori che otterranno un prodotto più salutare.
[Fonte: Repubblica]
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