Siamo a Destin Beach, in Florida: la marea nera colpisce ancora. Apparentemente è una giornata come un’altra: i bagnanti, gli ombrelloni, persone distese a prendere il sole, bambini che giocano sulla spiaggia. Eppure basta zoomare un po’ sulla sabbia per rendersi conto che c’é qualcosa che non va. Lo ha fatto un uomo registrando un video (lo trovate in coda all’articolo) che mostra innumerevoli tracce di contaminanti portati a riva dal mare.
Le palle di catrame, pur non essendo tossiche come il petrolio grezzo puro, sono comunque pericolose, e possono causare problemi seri se ingerite. Morale della favola: i bambini non dovrebbero giocare sulle spiaggie contaminate dalla marea nera.
Come osserva il narratore del video, non c’è nessuna squadra addetta alla pulizia del lido in vista. Non so cosa sia più terribile: la portata di questo disastro ambientale, la mancanza di risposta da parte della BP che si spartisce i dividendi e investe in campagne pubblicitarie che hanno poca probabilità di avere il benché minimo successo, o l’apatia della gente verso la contaminazione. Come è possibile recarsi al mare con la famiglia e far giocare i bambini in mezzo al catrame? Come è possibile, ancora, non scandalizzarsi ed indignarsi a recarsi in una spiaggia rimasta aperta al pubblico malgrado non sia consigliabile e non intervenire, interpellando le autorità affinché provvedano alla bonifica del luogo di balneazione?
Intanto sul fronte operazioni di recupero del petrolio, le cose si complicano. Pare infatti che le attività di intervento della compagnia petrolifera britannica siano a rischio a causa dell’imminente arrivo di una tempesta tropicale, la prima della stagione, nel Golfo del Messico. Inizialmente si era previsto che l’uragano Alex potesse dirigersi proprio in quella direzione. Notizia dell’ultima ora è che
la prima tempesta tropicale del 2010 nell’Atlantico non dovrebbe attraversare l’area del Golfo del Messico, dove sono in corso le operazioni per contenere la marea nera di petrolio uscita dalla piattaforma della Bp. Lo ha riferito il Centro nazionale degli uragani americano (Nhc), con sede a Miami, sulla base di alcuni modelli di calcolo.
Ce lo auguriamo, sarebbe l’ennesimo disastro nel disastro.
[Fonti: Treehugger; APCOM]