Un vero e proprio gap, quello evidenziato dall’Ewea, relativamente alle figure professionali da impiegare nel settore dell’energia eolica. Due, in particolare, le posizioni che rimangono spesso scoperte per mancanza di candidati: gli ingegneri e il personale addetto alla gestione degli impianti industriali.
Queste le lacune lamentate dai produttori, alle quali si aggiungono le difficoltà a reperire esperti nel settore eolico denunciate dai promotori che operano nel rinnovabile: mancano i project manager, vale a dire i professionisti addetti all’ottenimento dei permessi per costruire i parchi eolici, con tutto quello che questo oneroso compito comporta: richiesta di autorizzazioni, conoscenza del territorio, raggiungimento del via libera alla concretizzazione dei progetti. Il lavoro manca e questo è un dato di fatto, ma allora perchè lasciare posti vuoti, non coperti, proprio in un settore in espansione che promette grandi cose per il futuro, soprattutto in Europa, da sempre in prima linea sulle energie pulite?
Le due cose, d’altra parte, sono strettamente legate: l’eolico non può decollare se mancano i professionisti in questo settore, e viceversa dalla disoccupazione crescente e dilagante non si può uscire se non creando e riempiendo nuovi posti di lavoro. Nuove figure professionali legate e nate da un Green New Deal europeo, americano, mondiale.
L’Ewea ha affrontato questi temi nel dossier “Vento al lavoro“, un documento che traccia i profili mancanti e/o carenti di personale qualificato nei vari settori. Spesso i giovani non sono a conoscenza dell’opportunità che può rappresentare un’istruzione e una formazione professionale nell’eolico.
Ci sono inoltre troppe differenze tra uno Stato europeo e l’altro per quanto riguarda il riconoscimento delle esperienze maturate nonchè i percorsi di studio, fattore, questo, che scoraggia la mobilità dei professionisti da un Paese all’altro, per condividere un know how a livello europeo.
Causa della mancanza di personale nel settore è anche la sproporzione nei guadagni: gli istituti di ricerca spesso pagano poco rispetto alle aziende private che operano nell’eolico, e questo scoraggia i giovani a scegliere il rinnovabile come settore di specializzazione professionale.
[Fonte: Ansa Eco-energia]