Il 75% delle varietà di frutta in Italia è andato perduto nell’ultimo secolo. A lanciare l’allarme è la FAO nel convegno “Frutti del passato per un futuro sostenibile” svoltosi a Roma, nel ministero delle Politiche Agricole e Forestali in collaborazione con l’Ispra. L’indagine denuncia la scomparsa tra le tante di varietà di albicocco, ciliegio, pesco, pero, mandorlo e susino.
Le varietà di pero e di albicocco sono quelle che sono andate perse dal 1900 al 2000: oggi rimangono appena il 12% delle colture. Nel Sud Italia nell’arco di 30 anni delle 103 varietà di pero e albicocco, solo 28 ne restano. Il dato segnalato dalla FAO è ancora più esteso e si stima che, entro il 2055, a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature terrestri, andranno perse dal 16 al 22% delle colture selvatiche, tra cui quelle di arachidi, fagioli e patate. Il punto ora è cercare di preservare il futuro delle colture e della frutta in Italia attraverso una politica di tutela e conservazione che miri alla salvaguardia delle piccole realtà agricole che in parte sono scomparse, e con loro alcune colture, con l’affermazione della frutticoltura industriale. Come hanno spiegato gli esperti intervenuti nel convegno, l’impoverimento delle colture porta anche ad un impoverimento culturale e special modo in Italia dove sono più di 200 le produzioni certificate locali che vengono esportate anche in Europa
Le indicazioni geografiche sono una dimostrazione del legame tra territorio, cultura e agricoltura
laddove le piccole aziende agricole e frutticole sono portate avanti generalmente da persone di oltre 65 anni che rappresentano appunto la tradizione e il sapere antico; che utilizzano rimedi naturali contro i parassiti e praticano un’agricoltura sostenibile e biologica. La necessità di preservare alcune colture ha fatto sì che delle specie hanno trovato commercio e interesse in mercati particolari, sono l’albicocco Tonda di Castigliole in Piemonte; il melo con la Limoncella nel Lazio e nella regione Campania; la mela rosa dell’Italia centrale; l’albicocco Durone Nero dell’Emilia Romagna.
[Fonte: Adnkronos]
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