Nei mesi scorsi abbiamo fatto spesso il confronto tra i due candidati alla Casa Bianca Mitt Romney e Barack Obama dal punto di vista dei programmi ambientali. Abbiamo infatti notato come, nonostante abbia fatto poco, Obama qualcosa per l’ambiente effettivamente l’ha fatta, ed ha intenzione di ottenere migliori risultati nel suo secondo mandato, mentre i Repubblicani hanno sempre visto l’ecologia come un fastidio più che un’opportunità. Ma non pensavamo che sarebbero arrivati persino ad ostacolarla.
Nonostante gli aiuti all’industria delle rinnovabili abbiano creato in tutto il mondo milioni di posti di lavoro, ed il comparto sia l’unico a non avere risentito della crisi in questi anni, Mitt Romney, candidato Repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti, è stato categorico, ed ha promesso che se diventerà presidente eliminerà i sussidi statali al comparto dell’eolico.
Attualmente il sistema contributivo americano prevede un meccanismo simile a quello italiano del credito d’imposta in favore di chi investe nel campo delle rinnovabili, e dunque compreso quello eolico. Grazie a questi incentivi l’industria eolica americana ha fatto un enorme balzo in avanti, arrivando a contrastare il colosso cinese. Ma la pacchia potrebbe essere finita se dovessero vincere i Repubblicani. Secondo il portavoce nella campagna elettorale di Romney, l’intenzione del candidato è di attendere la scadenza degli aiuti per non rinnovarli più, in maniera tale da creare condizioni di parità per tutte le fonti energetiche, indifferentemente che si tratti di rinnovabili o di fossili.
Secondo lui infatti l’industria eolica produce grandi profitti, e dunque è in grado di essere competitiva anche senza aiuti statali. Purtroppo, se questo fosse vero, saremmo tutti contenti. Infatti non ci sarebbero condizioni di parità visto che i 40 miliardi di dollari l’anno che vanno all’industria del petrolio e del gas, Romney ha intenzione di riconfermarli. Inoltre, spiegano dall’associazione americana dei produttori di energia eolica, senza le sovvenzioni c’è il rischio di perdere 37 mila posti di lavoro, che in un periodo di crisi simile significherebbe mettere in ginocchio anche un’economia come quella statunitense. Speriamo di non dover arrivare a verificare che ciò sia vero.
[Fonte: The Guardian]
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