Usa, Cina, Ue: la corsa all’energia pulita è iniziata

di Redazione 1

rinnovabili

30 anni fa le superpotenze mondiali si sfidavano per tentare di vincere la corsa allo spazio. Oggi, in una crisi ambientale terribile, si sfidano per il ruolo di leader nell’ecologia. Una corsa che per primo ha intrapreso il Parlamento di Bruxelles, ma che vede come avversari più forti e preparati Pechino e Washington. Cerchiamo di capire chi è in vantaggio e chi può arrivare a vincere la gara.

L’Unione Europea è stata senza dubbio, come dicevamo, la prima in assoluto ad intraprendere politiche verdi, in quanto ha ratificato il protocollo di Kyoto in toto (gli Stati Uniti solo in parte e la Cina per niente) e ha stabilito il famoso accordo del 20-20-20 contestato da più parti. I punti che però svantaggiano l’Europa riguardano le diversità di politiche e di tecnologie disponibili tra i vari Paesi. Mentre ci sono alcune nazioni con un ritmo di crescita ecologica impressionante (vedi Germania, Danimarca, Francia e Gran Bretagna), le quali già da anni hanno intrapreso il cammino delle rinnovabili, ci sono anche altri Paesi (come la Romania, la Polonia ed in generale tutto l’Est Europa) che vanno avanti ancora con il carbone, e che le energie rinnovabili non sanno nemmeno cosa siano.

La situazione europea quindi non è rosea, ma ha buone potenzialità. Al contrario, le altre due superpotenze hanno il vantaggio di essere più unite, quello che il Governo decide si fa, e quindi se si decide di intraprendere il cammino ecologico, lo si fa tutti insieme. La Cina, il Paese più inquinante del mondo, ha investito più di tutti nel rinnovabile, circa 220 miliardi di dollari, e cioè il 40% dei fondi stanziati dal Governo per uscire dalla crisi. Il colosso cinese ha dalla sua parte l’ambizione di costruire le centrali elettriche ad energia pulita più grandi del mondo, e si sta ponendo in un ruolo leader nell’esportazione delle turbine eoliche. Molto importante anche l’investimento nell’industria dell’automobile, la quale approfittando del fallimento della General Motors ha rilevato il comparto del Suv, ma soltanto in maniera marginale. Il vero cuore dell’industria automobilistica cinese del futuro saranno le auto ibride ed elettriche, che stanno ricevendo finanziamenti a pioggia.

Ma su questo non vuol essere di meno Obama, che per salvare la Chrysler l’ha obbligata a firmare l’accordo con la Fiat per produrre macchine meno inquinanti, e facendo fallire la General Motors darà vita ad un’altra  industria automobilistica più piccola ma che punterà esclusivamente sull’ibrido e sul rinnovabile. In quanto a finanziamenti, anche qui siamo a livelli enormi di esposizione economica, 112 miliardi, cifre che l’Unione Europea non si può permettere, le quali andranno a potenziare soprattutto l’industria eolica, la quale al momento produce più energia di tutto il mondo (+ 8.300 watt solo negli ultimi 12 mesi) e che, vedendosi minacciata dagli assalti cinesi, sarà portata ad aumentare ulteriormente la sua produzione.

A tutto questo va aggiunto l’emergere di Paesi in via di sviluppo come Brasile e India che stanno crescendo grazie alle rinnovabili. In definitiva si può dire che Cina e Stati Uniti fanno una gara a sè, a suon di miliardi, mentre l’Europa gareggia sul piano delle emissioni, finora le più basse al mondo. Il percorso è ancora molto lungo, vedremo chi vincerà.

Commenti (1)

  1. e l’italia? resta al palo e pensa di continuare con discariche, inceneritori e centrali nucleari. che tristezza!

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