Oggi tenteremo di concludere la confutazione dell’articolo dell’Indipendent dei giorni scorsi, il quale tenta di smontare la maggior parte delle tesi ambientaliste perché ritenute delle false verità dal giornale britannico. Ieri la prima parte (per chi se la fosse persa, basta cliccare qui), oggi invece completiamo il quadro, partendo però dal dar ragione, su un aspetto, al giornalista dell’Indipendent, il quale oggi ci trova d’accordo su molti punti.
Una delle sue tesi infatti è che le auto ibride non facciano risparmiare così tanto in termini di impatto ambientale. Secondo quanto riportato nell’articolo, la prima auto di questa generazione, e sicuramente la più famosa, la Toyota Prius, non farebbe risparmiare del carburante, ma anzi, in termini di emissioni, consumerebbe anche di più di un modello diesel di 10 anni prima. In un esperimento si è misurato quanto carburante viene utilizzato per alimentare entrambi i motori della Prius (anche quello elettrico ha i suoi consumi), confrontandolo su un lungo viaggio con il consumo di una Bmw. Si è notato quindi che l’auto ibrida consumava leggermente di più in termini di carburante, e faceva risparmiare il guidatore soltanto quando pagava la tassa del casello autostradale o quando girava nel centro cittadino. Se i dati sono corretti, potrebbe anche andar bene questa obiezione. Ma stiamo sempre parlando di un auto del 1997, la prima del suo genere. Sono sicuro che se il giornalista provasse una delle auto più moderne, le rilevazioni sarebbero ben diverse.
La Gran Bretagna sta attuando i primi progetti per costruire gli impianti a carbone pulito. Secondo l’articolo questi impianti sarebbero in grado di diminuire dell’80-90% le emissioni di CO2 catturando i gas di scarico e bruciandoli, creando nuova energia. Inoltre, secondo recenti stime, ci sarebbe carbone a sufficienza nella sola isola per dare energia a tutto il Paese per un secolo. Il problema è che finora questa opportunità è stata approvata solo a livello teorico, ma praticamente sono in molti ad affermare che sia inattuabile. E’ praticamente impossibile stoccare CO2 nel sottosuolo, ed altrettanto difficile è catturarla prima che si disperda nell’atmosfera.
Ma ci sarebbe da ridire anche sui cibi biologici, considerati più costosi e meno convenienti degli Ogm, senza ricordare però che tra il portafoglio un pò più leggero ed il rischio di mangiare cibi pieni di pesticidi, geneticamente modificati, e tutte le altre schifezze che possiamo ingerire, chi può permetterselo preferisce pagare un pò di più per mangiare cose sane. E’ vero che questi cibi potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo, ma è vero anche che la popolazione Occidentale non è costretta a dover mangiare cibi fatti in laboratorio solo perché costano la metà.
Ce n’è anche per gli alberi, che dopo i primi 55 anni di vita hanno un processo di declino, che li porta gradualmente ad emettere tutta la CO2 che hanno immagazzinato nella prima parte della loro vita. Questo è vero, ma di certo non si può stare a controllare la carta d’identità di un albero per poterlo abbattere al 55esimo anno. La soluzione proposta è di abbatterlo per costruirci mobili, e ripiantarne un altro. In questo caso siamo d’accordo.
E’ inutile che i politici compensino i propri viaggi in aereo e i propri capricci inquinanti piantando degli alberi perché meglio evitare proprio di inquinare che tentare una compensazione. Su questo siamo d’accordo anche noi. Come siamo d’accordo anche sull’ultimo punto dell’articolo, quello sulla Cina. Soprattutto sui media italiani, ma in egual modo anche in tutti quelli Occidentali, si tenta di disegnare lo Stato cinese come un enorme mostro inquinatore. Questo in realtà è falso, come più volte detto anche sulle pagine di questo blog, in quanto la Cina da anni sta attuando una politica di produzione di energia elettrica pulita che da noi non possiamo nemmeno immaginare. Sono in progettazione infatti le centrali solari più grandi al mondo, lì c’è già la maggior produzione di energia pulita del pianeta, e sono allo studio numerosi progetti che forse, per una questione di opportunità, i grandi dell’Occidente non vogliono far conoscere, perché è molto più comodo demonizzare un Paese come quello cinese che mettersi a confronto, sapendo di uscirne sconfitti.