Nei giorni scorsi l’Indipendent, quotidiano britannico di solito molto vicino ai temi ecologici, è uscito con un articolo che ha subito creato delle polemiche. Con il titolo “Verità scomode: non credete al lavaggio del cervello ecologico“, il giornalista ha tentato di smontare alcune tesi ecologiche, tacciandole per non vere o dannose. Per dovere di cronaca, alcuni punti andrebbero rivisti. Non capiamo come mai questa presa di posizione, visto che fino al giorno prima gli argomenti erano esattamente opposti a quelli esposti in questo articolo, ma nel complesso il tentativo è stato fallimentare, visti i commenti lasciati dagli utenti, ma anche perché alcune tesi sono davvero insostenibili.
Iniziamo ad analizzarle una per una per capire se esse dicono la verità. Il primo punto riguarda la produzione di energia eolica, la quale potrebbe concedere gran parte dell’elettricità pulita a costo di migliaia di vite di uccelli migratori. Questo è vero in parte, perché capita a volte che alcuni uccelli possano capitare tra le pale eoliche e, sbattendoci contro, morire. Il giornalista però qui non specifica che il numero degli animali, per quanto grande in termini assoluti, rappresenta soltanto una minima parte rispetto ai miliardi di uccelli esistenti sulla Terra, ed inoltre si dimentica che esistono modi di produrre energia eolica meno invasivi e quindi molto meno pericolosi delle centrali offshore, a suo dire le più letali.
Punto due: le centrali nucleari servono per il futuro. Il dubbio comincia a venire già tornando qualche giorno indietro, quando proprio sulle pagine dell’Indipendent si leggeva che le centrali nucleari di nuova generazione non erano meno pericolose rispetto alle precedenti, ed anzi, in alcuni casi, erano anche peggiori. La tesi si basa sul fatto che esse producono dal 2 al 6% di CO2 rispetto alle centrali a combustibile fossile. D’accordo, ma dove mettiamo le scorie nucleari? Forse qui ci si dimentica che non danno tanto problemi le emissioni, quanto ne possono dare le scorie, ma soprattutto la pericolosità di qualche incidente all’interno della centrale. Non è un caso che la Germania si libererà di tutte le sue centrali entro il 2021 e la Svezia e la Gran Bretagna entro una decina di anni. Ci sarà un perché.
Altro punto dibattuto è il chilometraggio alimentare. Secondo l’Indipendent sarebbe un delitto interrompere l’importazione dei prodotti alimentari dall’estero per produrseli in casa in quanto produrli nei Paesi d’origine costa, in termini di emissioni, molto meno che produrli in serra, ma costa meno anche in termini economici perché la quantità è vastissima. Ancora una volta però qui si esce dal tema. Il problema non è tanto la produzione di un bene di consumo, ma quella di CO2 per il trasporto. Un camion che trasporta pomodori cinesi produce una quantità di anidride carbonica centinaia di volte superiore a quella che si produrrebbe ad esempio coltivandoli in Puglia. Il trasporto alimentare genera anche ulteriore inquinamento in quanto, creando congestione nel traffico, questa porta ancora più emissioni. Inoltre importare cibo dall’estero ha senso quando si parla di beni che da noi difficilmente verrebbero prodotti, come le banane. Ma la denuncia degli ambientalisti si basa proprio sul commercio di prodotti che da noi ci sono in abbondanza, come proprio i pomodori, o l’aglio, la cipolla, ecc., tutti beni prodotti da secoli nelle nostre terre, ma che inspiegabilmente andiamo ad importare dall’estero.
Ma le accuse (ingiustificate) dell’Indipendent non finiscono qui. Domani vi proporremo la seconda parte dell’articolo, il quale tenteremo di spiegarvelo nella maniera migliore possibile, e tentare insieme a voi di confutarlo.
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