Un paesaggio esiste solo quando vi è un osservatore ed uno stesso paesaggio cambia in funzione dell’osservatore che lo guarda. Nei primi del novecento Jacob von Uexkull, uno zoologo lituano, elaborò una teoria della cognizione (The theory of meaning1932,1940) nella quale definì “Umwelt” l’ambiente soggettivo che circonda ogni organismo e che cambia in funzione della specie, e più in particolare della dimensione della specie (percezione frattale dell’habitat) e degli organi di senso di cui la specie è provvista. La matrice cognitiva è la componente oggettiva del paesaggio ed è rappresentata dall’insieme di informazione compressa che verrà semantizzata (caricata di significati) ed utilizzata in modo specie specifico dall’organismo.
Per esempio noi umani siamo del tutto ciechi alle fitte trame dei feromoni che gli insetti femmina spargono nell’aria al momento propizio per la fecondazione e ci accorgiamo quando un albero sta male dal grado di trasparenza della sua chioma, dalla percentuale di rami secchi, da danni al colletto e non certo dallo spettro alterato dei terpeni che esso emana come fanno alcuni insetti, capaci di individuarlo a colpo sicuro tra centinaia.
L’azione di espansione dell’informazione compressa nella matrice può portare a tre distinti livelli di percezione del paesaggio i quali vanno a formare il Total-based Landscape specifico per ogni organismo. Tali modalità sono:
L’Individual- based Landscape è la componente del paesaggio che si rivela agli organismi a mezzo dei sensori biologici di cui son dotati. Ad esempio i già citati insetti capaci di leggere nell’aria una fitta mappa di segnali chimici invisibile per noi, o gli uccelli capaci di “vedere” le linee di forza di campi magnetici che noi ignoriamo.
L’Observer-based Landscape rappresenta la parte di informazione che viene espansa utilizzando la cultura (per l’uomo) oppure l’esperienza, l’apprendimento, l’istinto per gli altri organismi. Pertanto è la parte dell’informazione percettiva che viene semiotizzata, caricata di significato, e poi analizzata ed impiegata per fini decisionali. Per esempio un uomo medievale ed un rapace vedevano in uno sperone di tufo su un rilievo rispettivamente: un luogo facilmente difendibile ed un osservatorio favorevole per la caccia. Analogamente un antico romano ed un cane della prateria avrebbero visto nello stesso sperone un luogo inutilmente scomodo per creare un insediamento od una tana. Il bosco è per l’uomo il luogo d’elezione per l’incertezza ed il pericolo, il dominio delle forze oscure della natura mentre rapresenta invece un rifugio sicuro per un daino.
Il Neutral-based Landscape rappresenta la porzione della matrice cognitiva che rimane compressa a seguito dell’osservazione, quella non suscettibile di caricarsi di significati, quella composta da tutto ciò che non può essere trasformato in segno, quella parte del paesaggio percepito ma non tradotto in significati e quindi inutilizzabile per l’animale e per l’uomo.
Se la sola lettura tramite gli stumenti culturali di popoli diversi di un medesimo paesaggio può farlo apparire totalmente diverso, si immagini quanto questo sia suscettibile di variare visto dagli occhi delle biocenosi che lo popolano.
Per noi ad esempio, una quercia isolata in mezzo ad un campo arato può rappresentare un elemento paesistico di pregio, un landmark, collocato nel vuoto, ove si mettono le cose che si vuol far apparir speciali, un luogo dove ripararsi dal sole ma mai dalla pioggia o ancora un impedimento alle operazioni agricole meccanizzate. Per una comunità di uccelli, insetto lignicoli, piccoli roditori etc esso rappresenta un microcosmo attorno al quale l’intera vita della specie può gravitare. In ecologia del paesaggio gli alberi isolati sono definiti serbatoi di biodiversità, unici rifugi per molte specie, all’interno di ecosistemi agrari semplificati ed inospitali. Per stimare le modifiche favorevoli e sfavorevoli che la nostra azione antropica produce sull’ambiente lo si deve osservare dal punto di vista di tutte le altre specie che lo abitano.
Per approfondire: