Il Governo britannico lo aveva annunciato, nei prossimi anni il suo futuro energetico sarebbe stato affidato al vento. A quanto pare ha mantenuto la promessa dato che pochi giorni fa il Premier David Cameron ha inaugurato la più grande centrale eolica off-shore del mondo. Si chiama London Array ed era stato annunciato diversi anni fa. Passato tutto questo tempo però c’era qualcuno che cominciava a pensare che non sarebbe mai stato realizzato, ed invece, almeno la prima fase, è ufficialmente completata.
Il London Array è composto da 175 turbine Siemens da 3,6 MW, la cui capacità generativa stimata ammonta a 630 MW, una quantità sufficiente per alimentare completamente mezzo milione di abitazioni. I suoi pregi sono tantissimi. Prima di tutto, produce energia senza emettere nemmeno un grammo di CO2. Non deturpa il paesaggio, come affermano molti oppositori di questa fonte energetica, perché le turbine sono installate in mare aperto (20 km al largo della costa del Kent e dell’Essex) dove non tolgono terreno coltivabile e dove non infastidiscono i passanti; evita la costruzione di centrali a carbone o peggio, nucleari, e soprattutto in un periodo così difficile dà lavoro.
Dal 2009, anno in cui sono cominciati i lavori, ad oggi, la London Array ha impiegato 75 organizzazioni per un totale di 6.700 persone. La struttura attuale occupa 100 km quadrati e, dopo un accurato studio in cui si è cercato di capire se l’attuale costruzione potesse infastidire la fauna selvatica, o se potesse farlo un eventuale ampliamento, la conclusione è stata che l’impatto sull’ambiente è irrilevante, tant’è che si sta già progettando l’allargamento per aggiungere altri 240 MW di turbine.
Questa installazione rientra nel piano produttivo del Regno Unito che prevede una produzione di energia eolica di 16 GW totali entro il 2020. Attualmente il Paese è molto indietro rispetto a questo target dato che oggi conta appena 3,3 GW, ma questo ci fa sperare che le inaugurazioni di strutture così importanti potranno solo moltiplicarsi in futuro.
[Fonte: the Guardian]
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