Per l’ONU tutti i Paesi del mondo stanno fallendo nella tutela della biodiversità. A farsi portavoce dell’amara conclusione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, è stato Ahmed Djoghlaf, segretario esecutivo della Convenzione Onu sulla Biodiversità, intervenuto nei giorni scorsi ad una conferenza svoltasi ai Kew Gardens di Londra.
E in effetti le cifre parlano chiaro: stando ai dati diffusi dagli scienziati, ogni giorno perdiamo tra le 150 e le 200 specie di piante o animali, con un’estinzione stimata di 1.000 volte superiore a quella naturale. Sotto accusa lo scarso impegno dei governi nella battaglia per la conservazione del patrimonio mondiale di flora e fauna. L’Italia, ad esempio, è in attesa di una legge quadro sulla biodiversità da ben 16 anni.
Le politiche per preservare la biodiversità, laddove vengano attuate, sono inconsistenti e altro non sono che un totale fallimento, come spiega sulle pagine del quotidiano britannico Guardian lo stesso Djoghlaf:
Quello a cui assistiamo oggi è un totale disastro: nessun Paese ha raggiunto i propri obiettivi su questo tema, e stiamo perdendo biodiversità ad un tasso senza precedenti. Se continuiamo così il punto di non ritorno verrà raggiunto molto presto.
Per la tutela della biodiversità, cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici, si investe troppo poco:
Molti piani sono stati elaborati su questo tema all’inizio degli anni ’90 ma sono ancora sulle scrivanie dei ministri. I vari Paesi sono legalmente obbligati ad agire, ma solo 140 hanno una qualche bozza di piano, e solo 16 lo hanno rivisto dal 1993.
Agire oggi, per Djoghlaf, significa evitare di pagare in futuro un prezzo ancora più alto, dal momento che, in base ad alcune stime contenute in un rapporto che verrà diffuso integralmente solo ad ottobre, la protezione delle specie altro non porta che vantaggi economici, dal momento che
salvare i benefici derivanti dalla biodiversità, dall’impollinazione alla scoperta di nuovi farmaci, costerà da 10 a 100 volte di più che salvare piante e animali che ora li forniscono.
[Fonte: Ansa Ambiente&Energia]