Le trivellazioni off-shore, per chi non le conoscesse, sono quelle che hanno portato alla famosa Marea Nera del Golfo del Messico. Si tratta di enormi piattaforme che trivellano i fondali marini in cerca di petrolio, e che delle volte combinano dei disastri ambientali di dimensioni incalcolabili. Da anni in Italia si dibatte se permetterle o meno, e nel 2010 si era trovato un compromesso, acconsentendo alla trivellazione, purché avvenisse lontana dalle coste. Oggi invece, nel decreto incentivi, il Governo ha inserito una modifica a questa norma che porta le piattaforme vicinissime alla costa.
La vecchia norma infatti prevedeva che le trivellazioni non potessero avvenire entro 12 miglia dalla costa (circa 19 km). Ora è stata cambiata in appena 5 (8 km). Questo significa che la gente che si trova sulle spiagge si vedrà sorgere davanti agli occhi questi grattacieli marini, con tutte le ripercussioni sulle nostre bellissime spiagge incontaminate, ma soprattutto l’inquinamento nell’area salirebbe alle stelle, e si ripercuoterebbe proprio sulla terraferma che ormai sarebbe vicinissima.
A denunciare questa norma modificata in silenzio dal Ministro Passera sono stati i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, da anni impegnati in battaglie ambientali, i quali chiedono ora al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini di intervenire per riportare la norma così com’era prima.
Anche se estraessimo le 11 milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali marini del nostro Paese, ai consumi attuali li esauriremmo in soli 55 giorni […] Sembra che il ministro Passera voglia un nuovo via libera alle trivellazioni petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani, praticamente sottocosta. Il ministro Passera ha parlato di 20 mila fantomatici addetti per questo “rinascimento petrolifero”, ispirato dai dati di Assominiera, secondo il quale riportare il limite delle trivellazioni da 12 miglia a 5 miglia si tradurrebbe in entrate per lo Stato di 2 miliardi di euro l’anno. Si tratta di un’operazione a uso e consumo delle multinazionali petrolifere, che provocherebbe un danno in termini di immagine e turismo enorme a tantissime località italiane, senza contare i rischi concreti per l’ambiente, alla base del dietrofront due anni fa del Governo Berlusconi dopo il disastro del Golfo del Messico.
Questo l’appello dei due senatori, a cui non possiamo far altro che associarci, e sperare che possa contribuire a riportare la norma com’era prima. Certo, non era perfetta, ma sempre meglio di una piattaforma sulla costa era.
Photo Credits | Getty Images