Sarà che il costo del gasolio e dei carburanti è aumentato, sarà che occorre fermare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di CO2, ma a Trieste sono salpati i primi pescherecci a…olio fritto. L’olio fritto, che proveniene dagli scarti di frittura, viene trasformato in biodiesel per le imbarcazioni e, a detta dei pescatori, rilascia nell’ambiente solo un odore di patatine fritte!
Dopo una ricerca finanziata dalla Regione Friuli Venezia Giulia per migliorare gli obiettivi di pesca sostenibile, alcuni pescatori della città di Trieste hanno aderito al progetto sperimentale e già dalla fine dell’anno 2012 stanno alimentando i loro pescherecci con olio esausto di frittura. L’olio, poi trattato e trasformato in biodiesel, viene raccolto da ristoranti, sagre di paese, trattorie e friggitorie della provincia friulana. Il carburante ecologico non solo permette di ridurre le emissioni di CO2, riciclare gli scarti di frittura che sarebbero dannosi se rilasciati nell’ambiente, ma utiizza anche rifiuti a km zero abbattendo i costi, e le emissioni di CO2, per il trasporto della materia prima da riciclare.
I pescatori del programma sperimentale hanno affermato che i loro pescherecci vanno bene con il nuovo carburante bio, che i motori non hanno subito danni e che l’unico “inconveniente” è l’odore di patatina fritta rilasciato in mare. In questo modo la solo flotta di pescherecci della città di Trieste evita il consumo di circa 400.000 litri di carburante con un notevole risparmio non solo per l’ambiente, ma anche per le tasche dei possessori delle imbarcazioni che attualmente pagano il gasolio 0,80 euro al litro. Il rincaro del carburante è stato elevatissimo dal 2009 al 2013 passando da 0,39 euro/litro a 0,80. Considerando che l’impianto per il trattamento dell’olio esausto di frittura ha un costo annuo di circa 10.000 euro, i pescatori triestini risparmiano qualcosa come 300.000 euro l’anno…niente male, no?!
[Fonte: Ansa]
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