Buone notizie per i cittadini britannici: la Mareblu, una delle aziende leader per quanto riguarda il comparto ittico, ha deciso di passare a metodi di pesca sostenibili fino ad adottarli nel 100% delle proprie attività entro il 2016. Ma solo in Inghilterra. Dato che Mareblu vende i propri prodotti in diversi Paesi al mondo, compresa l’Italia, la domanda sorge spontanea: che tecniche di pesca verranno attuate per il tonno che finisce sulle nostre tavole?
La Marine World Brand è l’azienda responsabile di quest’attività. In Italia è conosciuta come Mareblu, mentre in Inghilterra come John West. Ed anche se la holding è la stessa, non lo sono le tecniche di pesca. Per quanto riguarda il tonno pescato per i mercati stranieri, si continueranno ad utilizzare i sistemi di aggregazione per pesci, meglio conosciuti come reti a strascico. Almeno questo è quanto risulta ora, e non è mai stato smentito.
Questa tecnica “non sostenibile” è criticata da tutti, non solo dalle associazioni ambientaliste, ma anche dall’Europa, perché raccoglie tutto ciò che trova sul suo cammino indiscriminatamente, dunque anche tonni di specie a rischio estinzione, come il tonno pinna gialla, o altri tipi di animali (come le tartarughe) che non possono nemmeno essere commercializzati, ma vanno incontro ad un’inutile morte.
Secondo i calcoli di Greenpeace che ha denunciato l’accaduto, pare che ogni 10 kg di pesce pescato, un chilo riguardi specie che non c’entrano nulla e che, se si fosse attuata una tecnica sostenibile, non sarebbe mai stato preso. Ora moltiplicate per le migliaia di tonnellate di pesci che vengono raccolti in mare ogni anno, e vi renderete conto di quante vittime inutili fanno queste tecniche brutali.
Eppure è un peccato perché nella precedente classifica “rompiscatole” di Greenpeace, Mareblu era risultata tra le aziende migliori perché, almeno a livello di promesse, combatteva la pesca illegale e difendeva alcuni principi di sostenibilità. Ma alle promesse non sono seguiti i fatti.
È chiaro che il passo fatto da MWB sul mercato inglese è importante ma non basta. Forse considera Mareblu un prodotto di seconda categoria e noi italiani consumatori di serie B? Se vuole essere davvero credibile, l’azienda deve adottare adesso la stessa politica sostenibile in tutta la sua produzione
protesta Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace, la quale chiede di smetterla con la politica dei doppi standard, e che l’obiettivo della pesca sostenibile al 100% venga attuato anche in Italia e nel resto nel mondo.