Di solito siamo contenti dei film che mettono in risalto le problematiche ambientali in quanto molte volte la gran parte del pubblico non è a conoscenza dei problemi della Terra e quindi un film al cinema può aprirgli gli occhi. The East però rischia di proporre l’effetto contrario. Il rischio è di far sembrare gli ambientalisti dei violenti, seppure i loro principi siano condivisibili.
L’impressione, guardando il trailer (in fondo all’articolo) ed osservando la trama del film, è che l’idea da lasciar passare sia raccontare la classica storia d’amore impossibile veicolata attraverso un modo nuovo di raccontarla. La storia racconta di una spia infiltrata in un gruppo di anarchici ambientalisti che attaccano, con metodi terroristici, le aziende che inquinano il mondo. Gli attentati vanno dal sabotaggio alle minacce corporali, ed anche se, come detto, il principio di combattere contro chi distrugge il mondo è condivisibile, non lo sono di certo i mezzi con cui opera l’organizzazione. La storia d’amore sopra descritta è quella tra la spia infiltrata ed il capo dell’organizzazione che le farà cambiare idea sulla visione del mondo.
Le immagini sono spettacolari e la trama coinvolgente, ma non vorremmo che poi i classici benpensanti usino questo film per affermare che gli ambientalisti sono equiparabili ai terroristi. Non vorremmo che chi combatte sul serio queste pratiche, da Greenpeace a Sea Shepard, utilizzando mezzi non proprio ortodossi, venga poi accostato agli estremisti raccontati in quelle due ore.
Il trailer ha destato molto scalpore durante la messa in onda in occasione del Sundance Film Festival 2013, e sicuramente questo si trasformerà in un boom al botteghino. I complimenti alle “menti” dell’opera sono già arrivati, ma siamo curiosi di conoscere il parere delle vere associazioni ambientaliste. Per ora non sappiamo quando uscirà in Italia, probabilmente tra diversi mesi, ma le polemiche, siamo sicuri, arriveranno molto prima.
[Fonte e foto: Ecorazzi]