Un altro terremoto rischia di mettere in ginocchio il Sud-Est asiatico. Questa volta l’epicentro è nelle Filippine dove una scossa di 7,9 gradi della scala Richter, durata più di un minuto, ha distrutto la città di Guiuan, sull’isola di Sant’Isidro nella provincia di Samar, a poco più di 700 km dalla Capitale Manila. Un terremoto di una potenza simile avrebbe messo in difficoltà anche le migliori strutture antisismiche Occidentali, ma nelle Filippine, dove la maggior parte degli edifici sono costruiti senza nemmeno i principi più elementari, sono venuti giù come castelli di carta. Ed ora si teme lo tsunami.
Secondo gli esperti il terremoto, il cui epicentro è avvenuto a 34,9 km di profondità, potrebbe causare un’onda anomala talmente elevata da distruggere buona parte della costa e raggiungere perfino il Giappone. Tanto per cambiare si parla di una piccola possibilità che lo tsunami raggiunga nuovamente le coste di Fukushima (stimato intorno alle 19:00 ora italiana), facendo ripartire un allarme che era stato appena risolto. A peggiorare ulteriormente le cose ci si sono messe altre due scosse, rispettivamente di magnitudo 5.9 e 5.5, che hanno fatto crollare ponti e strade. Molte zone di tutto il Paese sono state evacuate perché, seppur non si registrano ancora onde anomale, il rischio che si formino c’è.
Al momento sono saltate elettricità e linee telefoniche in gran parte del Paese, e Papua Nuova Guinea, Palau e Indonesia, oltre che Giappone, sono allertate per eventuali onde anomale. Fare un bilancio delle vittime in questo momento è impossibile e la situazione rimarrà così almeno finché non sarà passata l’allerta tsunami e tutto sarà tornato alla normalità, ma l’ultima volta che nelle Filippine si registrò un terremoto della stessa potenza, circa trent’anni fa, si registrano circa 8.000 morti. Intanto il NOAA ed altri istituti specializzati continuano a monitorare la situazione.
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