Per introdurre meglio in Italia il concetto della bioedilizia, forse ci vorrebbe un aiuto pubblico in quanto case più efficienti e che abbattono fortemente le emissioni non convengono solo ai privati, ma prima di tutto alla collettività. E così una delle idee presentate al convegno Terra Futura che è in svolgimento a Firenze è di cominciare dall’edilizia popolare. Se, infatti, costruissimo gli edifici pubblici con questi principi, forse anche i privati potrebbero cominciare a prenderli in considerazione.
I principi della bio-architettura potrebbero anche essere attuati per il recupero degli edifici già esistenti, il tutto seguendo il tema portante della manifestazione, che è la sostenibilità ambientale. Ciò significa utilizzare materiali da costruzione locali, che non siano invasivi ma che si sposino perfettamente con l’ambiente circostante, sfruttando le tecnologie rinnovabili per abbattere i consumi e le emissioni.
La bioarchitettura, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, rispecchia le esigenze sia del settore privato che del settore pubblico. Infatti è la soluzione naturale e ottimale per la realizzazione di interventi efficaci e duraturi di Social Housing grazie alla ottimizzazione del rapporto alta qualità/basso costo ed elevato comfort abitativo. Il raggiungimento dei migliori risultati anche in termini di bassi costi di manutenzione e la grande attenzione nella progettazione dei luoghi di socializzazione e di servizio per i residenti, fanno del moderno Social Housing una soluzione per assecondare lo sviluppo di una società di abitanti serena e collaborativa
afferma l’architetto Isabella Goldmann, esperta di architettura biosostenibile, ideatrice del progetto. Durante il convegno ci sarà anche l’occasione per fare il punto della situazione, per cercare di capire a che punto siamo, in Italia, con i progetti di edilizia sociale e bio-architettura, la quale potrebbe anche essere un modo per rilanciare i centri storici del nostro Paese che, piano piano, si stanno svuotando e degradando. A cosa serve viene spiegato chiaramente dalla stessa Goldmann:
riduzione dell’80% dei costi di riscaldamento e del 70% delle emissioni di CO2, come nel progetto di corso Vercelli a Milano. Tra gli altri, un aspetto che rilancia la discussione sulle potenzialità di sviluppo della ristrutturazione sostenibile è anche la tecnologia utilizzabile nel caso di fabbricati già esistenti e storici: nel progetto di riqualificazione energetica di un immobile nel centro di Milano seguito dalla Goldmann & Partners, per la prima volta in Europa, ad esempio, viene installato un impianto geotermico nei garage di un edificio abitato cittadino. Ciò è stato reso possibile da particolari macchinari di ultima generazione in grado di inserire un parco di sonde geotermiche profonde fino a 130 metri con una torre di perforazione alta soltanto 2,70 metri. Questo intervento apre un orizzonte nuovo alla riqualificazione impiantistica della maggior parte di edifici esistenti, consentendo di sostituire nella maggior parte dei casi le vecchie caldaie a combustione (gasolio o metano) con pompe di calore geotermiche, a zero
emissioni di CO2.
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