Questa mattina si è aperto Terra Futura, l’appuntamento fiorentino sulla green economy e tutto ciò che riguarda il futuro sostenibile del nostro pianeta, a cui anche Ecologiae ha partecipato. Come anticipato nel post di presentazione, il tema centrale di quest’anno è il lavoro, ma non semplicemente visto da un punto di vista economico, ma soprattutto da quello della economia sostenibile. Per questo è stato introdotto un termine coniato anni fa ma mai entrato effettivamente in voga, che potrebbe guidare il futuro dell’Italia e del resto del mondo: bioeconomia.
Non vogliamo tediarvi con le definizioni accademiche, non è il caso di farlo in questa sede, ma andiamo dritti al cuore del problema. La bioeconomia dopotutto non è molto di più di quanto predichiamo da anni su queste pagine, e cioè puntare su un’economia che parta dal basso, dal piccolo, dal locale, non per avere sempre di più, ma per trovare un “equilibrio”. Ed è proprio questa parola, equilibrio, su cui si basa il concetto di bioeconomia ed in cui potremmo imbatterci nei prossimi anni.
Negli ultimi giorni si parla di crescita in Italia. Una crescita che è dovuta al fatto che purtroppo stiamo andando indietro negli indicatori economici. Ma la crescita non può essere fatta a scapito del benessere dei cittadini. Non ha senso infatti una crescita come nel modello cinese in cui crescere significa fare strade sempre più grandi in cui possano entrare sempre più auto, ma significa creare le strade giuste per il numero di auto giusto. Dobbiamo imparare a procurarci ciò che è necessario, ciò di cui abbiamo bisogno, e non soltanto ciò che ci viene propinato in continuazione ad un ritmo martellante.
Se saremo in grado di fare tutto questo i primi a ricavarne giovamento saremo noi stessi, e subito dopo il nostro ambiente. Anche le parole di Vandana Shiva, teorica dell’ecologia sociale ed uno dei simboli dell’economia sostenibile, vanno in questa direzione:
Esiste una concezione condivisa di umanità e democrazia, pur nelle diversità che ci contraddistinguono, alla quale dobbiamo tornare: una concezione che vede l’economia intimamente legata al benessere della terra e alla protezione delle persone che la abitano.
Secondo i calcoli dell’UE, presentati dall’onorevole Elisabetta Balzi, direttore generale Ricerca e Innovazione della Commissione Europea, la bioeconomia già riguarda il 37% della spesa per la famiglia europea media. Il futuro dell’economia non è produrre sempre di più, ma in modo pià adeguato. Per fare che ciò avvenga, l’UE ha stanziato già 2 miliardi di euro in innovazione, ricerca e biotecnologie, per rinforzare il settore e per aumentare la sinergia anche con la politica. Miliardi che diventeranno 4,7 dal 2014 al 2020 che dovrebbero portare, nel solo settore della ricerca, 130 mila posti di lavoro in più. Figuriamoci cosa ne potrà scaturire.