La situazione della Terra dei Fuochi è a dir poco drammatica, come è noto. Dopo il varo del DDL Terra dei Fuochi si è dato inizio a una campagna di monitoraggio e classificazione dei terreni propedeutica a un più forte intervento sulla zona. Ora all’appello a far presto si aggiungono anche i vescovi campani, che parlano di dramma umanitario.
Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe parla del disastro ambientale della Terra dei Fuochi come di un “dramma umanitario” e assieme agli altri vescovi campani lancia una lettera aperta alle istituzioni affinché gli interventi possano giungere il prima possibile.
Fate presto, sentiamo il dovere di dire a quanti hanno ruolo, responsabilità e autorità di intervenire e decidere per frenare il dilagare di timore, di paura e di mali.
I vescovi non mancano di lanciare un rimprovero alle istituzioni (e come si potrebbe evitare di farlo?), sottolineando che al di là di alcuni interventi la situazione resta tragica. Il tempo passa e la velocità è importante. Gli esponenti ecclesiastici affermano:
Urgono bonifica, controllo sanitario, sostegno all’economia, incoraggiamento per far emergere dal lavoro nero tante piccole imprese nascoste e spesso inquinanti, perimetrazione dei terreni malati, tutela della buona agricoltura e dei produttori onesti, gravemente danneggiati da giudizi generalizzati se non da vergognose speculazioni di chi, non potendo prevalere con la concorrenza lecita, cerca di trarre vantaggio da incolpevoli sventure altrui.
Se da un lato il dramma della Terra dei Fuochi è ora finalmente al centro dell’attenzione pubblica e di conseguenza (perché non è certo una coincidenza) anche di quella del mondo politico, che finalmente ha iniziato a darsi da fare: con il DDL Terra dei Fuochi si è compiuto il primo passo per una migliore lotta all’ecocriminalità della zona e alla sua stessa messa in sicurezza. Ma ora bisogna continuare a intervenire con forza: non si può abbandonare ancora una volta l’area tra le province di Napoli e Caserta. Le istituzioni hanno distolto lo sguardo fin troppo a lungo.
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