Da anni gli scienziati di tutto il mondo dibattono sull’effetto del riscaldamento globale sulla nostra vita quotidiana, ed uno dei pochi punti in cui sembrano tutti più o meno d’accordo è che un effetto concreto è la forza di fenomeni naturali, come temporali, uragani e trombe d’aria. La teoria predominante è che da quando le temperature medie sono aumentate, questi eventi sono stati sempre più forti. Ma di quanto?
Hanno provato a quantificarlo gli scienziati dell’Università di Tel Aviv che hanno calcolato come ad ogni incremento della temperatura media di 1 grado Celsius corrisponda un incremento della potenza di circa il 10% di questi fenomeni naturali. Oltre agli effetti diretti inoltre, fanno notare i ricercatori, quelli indiretti potrebbero essere ben peggiori. Pensiamo ad esempio ad un incremento del 10% dei fulmini in un temporale, quanto possa incidere sugli incendi boschivi.
Per determinare l’impatto dei cambiamenti climatici sui modelli dei temporali in tutto il mondo, il Prof. Colin Price e i suoi colleghi hanno realizzato modelli computerizzati del clima ed hanno studiato esempi reali del cambiamento climatico, quali il ciclo di El Nino in Indonesia e Sud-Est asiatico, per determinare come il cambiamento delle condizioni atmosferiche possa incidere sulle tempeste. Gli effetti sono stati valutati sugli ambienti reali indicati da un recente studio delle Nazioni Unite per le aree a maggiore rischio per i cambiamenti climatici, in particolare i Paesi del Mediterraneo e gli Stati Uniti meridionali.
Analizzando tutti questi dati ed effettuando simulazioni al computer i ricercatori hanno notato come in alcune aree le variazioni di El Nino possono avere effetti devastanti, ad esempio fino al 50% di fulmini in più durante una tempesta in alcune zone del Sud-Est Asiatico. In genere, conclude Price, nei prossimi anni dovremo aspettarci un clima più secco, con pochi temporali, ma quando questi si verificheranno saranno molto più forti di volta in volta, e magari piogge molto forti potrebbero portare ad inondazioni in Paesi particolarmente esposti, tra cui anche l’Italia.
[Fonte e foto: Sciencedaily]