La tecnologia anti-co2 Carbon Capture and Storage (Ccs) non convince e non decolla. Come riportato da un dossier del World Watch Insitute gli investimenti restano fermi ai dati del 2010, 23,5 miliardi di dollari, non registrando alcun incremento nel 2011.
La tecnologia Ccs consiste nel catturare le emissioni di co2 che le centrali energetiche normalmente rilasciano nell’ambiente, pressurizzarle, condurle nel sottosuolo tramite sistemi di tubature e infine immagazzinarle in determinati siti geologici. La frenata degli investimenti sulla tecnologia anti-co2 rappresenta un dato incoraggiante per molti ambientalisti, che la ritengono alquanto pericolosa, non essendoci certezze che in futuro la co2 immagazzinata non torni, improvvisamente o gradualmente, in circolo nell’atmosfera. Molti attivisti hanno inoltre contestato lo sviluppo della tecnologia Ccs in quanto rappresenterebbe uno spreco di denaro: non si farebbe altro che tentare di restare inutilmente attaccati ai combustibili fossili anziché impegnarsi a sostenere lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili.
Nonostante i dubbi attorno all’utilizzo della nuova tecnologia, in Italia attualmente sfruttata solo presso la centrale Federico II di Brindisi, non si esclude che questa possa continuare la marcia verso la diffusione, specie se in futuro verranno escogitati procedimenti in grado di ridurre sensibilmente i costi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica.
Tuttavia, perché investire su una tecnologia ancora immatura e legata a forme di produzione dell’energia ormai arretrate quando è possibile puntare su altre fonti, più sicure e pulite? Sembrano esserselo chiesto anche i finanziatori: gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili non hanno infatti conosciuto alcun arresto nell’anno trascorso, secondo i dati di Bloomberg New Energy Finance si è infatti registrato un +5% nel settore. Il fascino della nuova prospettiva tecnologica legata al carbone sembra essere svanito rapidamente. Gli alti costi e i possibili rischi che la caratterizzano non sembrano in grado di competere con le prospettive offerte dall’energia solare ed eolica.
[Fonte: Repubblica]
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