L’agguerrita concorrenza sulle materie prime per le nuove tecnologie “verdi” potrebbe diventare un ricordo del passato, grazie ad una scoperta degli scienziati dell’Università di Leeds. I ricercatori della facoltà di Ingegneria hanno scoperto il modo per recuperare notevoli quantità di ossidi rari dalla terra, presenti nei minerali di biossido di titanio. Queste rarità, che sono indispensabili per la fabbricazione di turbine eoliche, l’illuminazione più efficiente, e le macchine elettriche o ibride, vengono estratti o rigenerati da materiali di rifiuto di un altro processo industriale.
Se considerato in scala industriale, il nuovo processo potrebbe finire per spostare l’equilibrio del potere in un’offerta globale, rompendo il monopolio della Cina su queste scarse ma preziose risorse. La Cina detiene attualmente il 95% delle riserve mondiali di metalli terrestri rari in un mondo in cui la domanda è in costante crescita.
Questi materiali sono anche ampiamente utilizzati nei motori delle automobili e nell’elettronica, la difesa e le industrie nucleari. Essi, infatti, trasversalmente forniscono tante tecnologie d’avanguardia, la domanda aggiuntiva dei dispositivi e delle applicazioni relative è maggiore dell’offerta
ha detto il professor Animesh Jha, che ha guidato la ricerca.
C’è un serio rischio che le tecnologie che possono avere un grande impatto ambientale potrebbe essere frenate dalla mancanza di materie prime necessarie, ma si spera che il nostro nuovo processo, che è di per sé molto più verde rispetto alle tecniche attuali, potrebbero rendere questo meno probabile.
Nonostante il loro nome, i quindici metalli terrestri rari sono presenti con maggiore frequenza all’interno della crosta terrestre rispetto ai metalli preziosi come oro e platino, ma il loro ossidi raramente sono trovati in concentrazioni sufficienti per consentire l’estrazione e la purificazione a scopi commerciali. Essi sono presenti, tuttavia, al fianco del biossido di titanio, un minerale versatile utilizzato per tantissime applicazioni, dai cosmetici ai farmaci, dall’elettronica al settore aerospaziale.
La svolta è avvenuta quando i ricercatori sono stati in grado di perfezionare un processo industriale brevettato che hanno sviluppato per estrarre i rendimenti più elevati di biossido di titanio e perfezionare il prodotto per oltre il 99% di purezza. Non solo la tecnologia elimina i rifiuti pericolosi, riduce i costi e le emissioni di biossido di carbonio, il team ha anche scoperto che è possibile estrarre notevoli quantità di ossidi di metalli terrestri rari come co-prodotti del processo di raffinazione.
Il nostro tasso di recupero varia tra il 60 e l’80%, anche se attraverso l’ingegneria dei processi saremo in grado di recuperare di più in futuro. Ma già, il recupero di ossidi di neodimio (Nd), cerio (Ce) e di lantanio (La), dai prodotti di scarto, che sono più comunemente trovati con i minerali biossido di titanio, è un impressionante doppio vantaggio ambientale
hanno concluso i ricercatori.
Fonte: [Sciencedaily]