Non sembra possibile eppure la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, nota come TARSU, più cara d’Italia si paga a Napoli, la città in cui la spazzatura è raccolta sulle strade. A rivelare questa ed altre contraddizioni del bel Paese è l’indagine compiuta da Confartigianato che ha analizzato gli effetti dei tagli agli enti locali degli ultimi anni. Ebbene, i tagli dei fondi a Regioni e Province ha messo in condizioni questi enti a chiedere tasse locali più alte per far fronte al bilancio, chiaramente a discapito dei cittadini. I paradossi nascono in questo modo, ma non è chiaro come possono essere eliminati, visto che l’ultima manovra finanziaria è andata a tagliare il già tagliato, causando un ulteriore abbassamento dei servizi al cittadino e dei tagli alla ricerca e al settore ambiente. Un esempio è la cancellazione del SISTRI, il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti speciali.
L’indagine di Confartigianato evidenzia che Palermo è la città più cara d’Italia per il trasporto pubblico, l’acqua, i rifiuti e l’energia, con l’unica eccezione di Cagliari, ma solo per i servizi energetici. Per la distribuzione del gas ogni abitante del capoluogo siciliano ha pagato nel 2009 ben 2.633 euro; per il medesimo servizio un genovese ha speso 2.559 euro e un napoletano 2.537. A Milano si spende il 20,8% in meno di Palermo e il 42,6% in meno di Cagliari, dove ogni cittadino paga 3.108 euro l’anno per l’erogazione del gas. Come si spiegano questi squilibri?
Da più fronti autorevoli si ritiene che il divario sia dovuto alla mancanza di liberalizzazioni. Secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici), il costo dei servizi pubblici cresce più del costo della vita: dal 2000 al 2010 i costi per i servizi pubblici locali sono aumentati del 54,2% contro una crescita dei prezzi del 23,9%. Nell’area europea l’aumento delle tariffe è stato del 30,3%. Per la Banca d’Italia la differenza fra il prezzo della prestazione erogata e il suo costo, il cosiddetto mark up, è superiore del 19,2% rispetto alla media europea. Le aziende che erogano i servizi nel notro Paese sono molto più ricche che in Europa, favorite proprio dalla mancanza di concorrenza. Fattore che va a discapito del cittadino per almeno due motivi: costi più cari e servizio più scadente perché non competitivo: dal 1999 al 2009 gli investimenti per migliorare il servizio e per renderlo più innovativo sono diminuite dal 20,3% al 18,1%.
[Fonte: Il Corriere della Sera]
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