In Madagascar la tartaruga verde marina in via di estinzione è protetta dalla legge. Un nuovo studio, tuttavia, ha scoperto che la pesca artigianale nelle regioni più remote potrebbe essere responsabile della morte di ben 16.000 tartarughe ogni anno.
Il divieto di caccia evidentemente non funziona, ed è giunto il momento, dicono i ricercatori, di studiare piani per la conservazione alternativi. Lo studio è importante non solo per le conclusioni a cui arriva, ma anche perché, per raccogliere i dati in questi insediamenti costieri a distanza, i ricercatori hanno impiegato i residenti, coinvolgendoli nel lavoro di tutela della tartaruga. I partecipanti erano tenuti a fare un conteggio delle catture giornaliere ed a scattare una fotografia di ciascuna tartaruga.
Frances Humber, uno dei ricercatori che hanno condotto lo studio, ha spiegato:
Questo studio è un ottimo modo per coinvolgere le comunità nel processo per trovare un modo di vivere sostenibile per tutti. Ovviamente non possiamo essere sicuri di recuperare ogni tartaruga che viene segnalata, ma teniamo comunque in considerazione i dati di questo studio. Come stima conservativa è ancora molto utile per informare la politica.
I divieti non hanno funzionato. Di questo ne sono convinti i ricercatori, perché la cattura delle tartarughe per la loro carne rimane una parte importante della cultura dei pescatori locali. La partecipazione allo studio, tuttavia, offre la speranza che la comunità possa capire la fragilità di questa risorsa.
In tutto il mondo, gli ambientalisti hanno osservato che il coinvolgimento della comunità è stato essenziale quando i divieti non sono riusciti ad essere efficaci. Capire che le persone sono una parte importante di qualsiasi ecosistema è probabilmente l’aspetto più sottovalutato della scienza ambientale. Il compito, quindi, è quello di fornire gli strumenti necessari per il mantenimento delle condizioni di vita in modo che l’attività umana diventi sostenibile.
[Fonte: Treehugger]