Record di taglio della Co2: gli States abbattono del 7% le emissioni in un solo anno

di Redazione 2

emissioni

La Energy Information Administration (EIA), un’agenzia federale statunitense che controlla l’utilizzo dell’energia, ha presentato ieri una statistica piuttosto sorprendente. Ha infatti riferito che gli Stati Uniti hanno raggiunto un record di taglio delle emissioni di CO2 del 7% nel 2009. Il calo del 7% è il più grande in assoluto, in termini percentuali, per gli Stati Uniti sin da quando si è cominciato a tenere la contabilità completa dei dati energetici annuali nel 1949.

La sorpresa arriva più che altro perché gli States sono stati il Paese che più di tutti ha fatto ostruzionismo a Copenaghen per fissare un limite per la riduzione delle emissioni, e guardando questi risultati non si capisce perché, visto che riesce ad avere risultati migliori di altre nazioni.

L’anidride carbonica è considerata un gas serra ed uno dei principali colpevoli dei cambiamenti climatici. Non è tossica per l’uomo nella sua concentrazione normale, noi la creiamo con ogni respiro. Tuttavia, essa si accumula nell’atmosfera in particolar modo con la combustione dei combustibili fossili, tanto da poter cambiare il clima della Terra. Ridurre la produzione globale di CO2 è il principale obiettivo a lungo termine ambientale di tutte le nazioni civili.

Questo abbattimento è un passo importante per gli Stati Uniti, dal momento che questa nazione è il maggior produttore di tali emissioni. I numerosi fattori che sono stati analizzati a fondo dalla EIA sono:

La recessione economica, combinata con una tendenza in atto verso una economia con minore intensità energetica ed una diminuzione dell’intensità di carbonio per l’approvvigionamento energetico

ha spiegato Richard Newell, amministratore dell’agenzia. Sembra che questo sia il solo lato buono della grande recessione. Il prodotto interno lordo (PIL) statunitense è diminuito del 2,4% nel 2009, e gran parte di quel calo proviene dai tagli nelle industrie ad alta intensità energetica. L’output di queste industrie, come quelle dei metalli primari (-33,9%) e minerali non metallici (-17,4%) è sceso più velocemente del totale della produzione industriale (-9,8%).

Inoltre tutte le aziende si sono concentrate molto sul risparmio energetico dal punto di vista ambientale ed economico. Una tendenza “verde” che favorirà il passaggio dai combustibili energetici ad alto tenore di carbonio a quelli più puliti come le energie rinnovabili. La EIA ha riferito che l’intensità di carbonio derivante dall’alimentazione energetica (anidride carbonica per unità di energia consumata) è diminuita del 2,3%. Questi due fattori hanno contribuito al calo complessivo dell’intensità di carbonio dell’economia superiore al 4,5% tra il 2008 e il 2009.

Ogni settore dell’economia ha registrato una diminuzione dell’intensità del carbonio. Le automobili sono diventate più efficienti; gli uffici commerciali e i negozi al dettaglio hanno compiuto sforzi per conservare l’energia e risparmiare denaro; per la generazione di energia elettrica sono aumentati gli investimenti nell’energia pulita.

La speranza è che quando l’economia tornerà alla normalità, queste tendenze non cadranno nell’oblio. Gli sforzi per il risparmio energetico non possono essere abbandonati ma anzi, devono essere ampliati. Ma soprattutto si spera che i politici non si compiacciano troppo di questi risultati e, celebrando sé stessi, non mettano in pratica altre politiche ambientali importanti. In questo modo non solo i risultati verranno annullati, ma si corre il rischio che gli sforzi del passato non siano valsi a nulla.

Fonte: [Enn]

Commenti (2)

  1. Dispiace dirlo ma è solo l’effetto della crisi… poi il risparmio energetico non fregherà più a nessuno!

  2. non credo sia il caso di dire “fregare” qualcuno, visto che il risparmio energetico significa anche risparmio sulla bolletta e questo, in tempo di crisi o no, conviene sempre!

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