Risparmio idrico, nuove tecniche di irrigazione in Turchia

coltura turchia

Mentre la temperatura sale ad Istanbul, si ritorna sempre a parlare dell’acqua. In particolare, se vi sia stata pioggia e neve a sufficienza durante l’inverno per garantire l’acqua che esce dai rubinetti della città in modo affidabile durante l’estate, o se giorni di rubinetti a secco aspettano il popolo turco. Ma, secondo il WWF, il miglioramento delle pratiche di irrigazione in una sola regione agricola turca potrebbero eliminare gran parte di questa incertezza. Abbastanza risparmio idrico annuale potrebbe essere sufficiente per soddisfare le esigenze di Istanbul per un massimo di tre anni.

Questo mese, un progetto congiunto tra WWF e i produttori turchi ETI burcak inizieranno la formazione degli agricoltori a Konya, una fertile regione dell’Anatolia centrale nota come “granaio della Turchia”, per usare moderni metodi di irrigazione a goccia che riducono il consumo di acqua da un terzo alla metà.

Autostrada Tirrenica: ambientalisti diffidano il ministero per procedura forzata

trasporti-aurelia-3-nuovo-cavalcavia-capalbio-tris1Nell’immagine, la SS1 Aurelia nei pressi di Capalbio

Il Ministero delle infrastrutture è stato diffidato da Fai, Italia nostra, Legambiente e Wwf assieme ad altri enti pubblici coinvolti nella conferenza dei servizi sul progetto definitivo del tratto autostradale definito come “I lotto dell’A12 Rosignano-Civitavecchia”, meglio nota come “Tirrenica”. La ragione della diffida da parte delle associazioni ambientaliste sarebbe una forzatura procedurale. Nel documento di diffida si legge che “non si può procedere alla realizzazione di un primo lotto di un’autostrada, di complessivi 203 km, di cui 110 in variante, della quale non esiste non tanto un progetto esecutivo, ma nemmeno definitivo di un’opera, con un tracciato che deve essere rivisto profondamente da Grosseto sud a Civitavecchia per l’elevato impatto che ha sul paesaggio.”

Disastri ambientali: la politica italiana comincia a muoversi

frana ischia

Dopo il disastro di Messina si era detto che bisognava prevedere tali catastrofi e bisognava quindi agire per evitarle. Poi è avvenuta la tragedia di Ischia, e si è ripetuto nuovamente lo stesso appello. Purtroppo gli italiani questo appello se lo sentono ripetere da decine di anni, senza che mai venga attuato. Forse però stavolta qualcosa cambierà.

Il Senatore Roberto Menia (Pdl), in qualità di sottosegretario all’Ambiente, ha proposto una serie di iniziative per mettere in pratica le belle promesse fatte dal Governo dopo i tanti disastri che ormai, con cadenza mensile, si stanno ripetendo nella nazione. Il primo passo sarà istituire un programma straordinario per evidenziare tutti i problemi del territorio. A lui si è unito anche il WWF con una sua triplice proposta.

Navi dei veleni: “le scorie portatele in Parlamento”

striscione navi dei veleni

La Calabria è stanca di aspettare, e per questo ieri è scesa in piazza, in diverse località della regione, per protestare contro l’immobilità del Governo italiano. Le cosiddette “navi dei veleni“, conosciute anche come “navi a perdere“, affondate dolosamente dalla mafia negli anni ’80, sono state scoperte mesi fa, ma dopo averne dato notizia, la vicenda è stata immediatamente messa a tacere.

Probabilmente per una questione di costi (troppo oneroso trovare ed eliminare le navi che inquinano la costa calabrese) o solo perché le priorità al momento sono altre, fatto sta che la popolazione di una delle regioni che più di tutte vive di turismo, si ritrova con la consapevolezza che la propria acqua è inquinata da scorie radioattive e non solo, ma nessuno le viene a togliere da lì.

Per protestare contro questo scandalo ieri Legambiente e WWF hanno organizzato diverse manifestazioni contro l’immobilità del Governo, a cui hanno partecipato giovani e anziani, studenti e lavoratori, politici locali e regionali, ed anche una delegazione dell’Italia dei Valori che, al fianco di qualche esponente del Partito Democratico, ha ammesso che questo scempio non è accettabile, e denuncia, come dice lo stesso Antonio Di Pietro, una “legalità violentata”.

Stand Up 2009: il prossimo fine settimana tutti in piedi per gli impegni su clima e povertà

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I politici sono bravissimi a promettere. Molto spesso però sono dei veri somari nel mantenere le promesse che hanno fatto. Per questo le Nazioni Unite, insieme alla Caritas italiana, Uisp (Unione sport per tutti) e WWF hanno organizzato per il prossimo fine settimana la manifestazione denominata Stand Up 2009. Tra il 16 ed il 18 ottobre prossimi verranno organizzate centinaia di manifestazioni in tutto il mondo dove la gente si riunirà in piazza semplicemente per stare in piedi.

La finalità è quella di ricordare al mondo politico gli impegni presi, e chiedere, una volta tanto, di rispettarli. Un esempio di quello che accadrà in Italia lo spiega il presidente delle Ong italiane, Sergio Marelli, che ha annunciato che una parte della manifestazione sarà dedicata a “bacchettare” il Governo per gli impegni presi al g8 de L’Aquila in cui si impegnava a destinare una parte del Pil alle popolazioni povere, e poi però nella Finanziaria che è venuta pochi mesi dopo, pare essersi dimenticato di quest’impegno.

Le richieste sono molteplici. Per quanto riguarda la lotta alla povertà, si chiede di stanziare lo 0,70% del Pil mondiale entro il 2015 per gli aiuti ai Paesi poveri. L’Italia per ora è ferma allo 0,10%, l’Europa è un po’ più avanti, ma ancora lontana dall’obiettivo, con il suo 0,51%.

Inventata tecnologia per recuperare le emissioni nocive. Ma ce n’è davvero bisogno?

emissioni industriali

Un nuovo progetto pilota da 8 milioni dollari attuato nello stato americano del Wisconsin ha dimostrato con successo che il biossido di carbonio può essere catturato e mantenuto in sicurezza senza perdite dopo averlo recuperato dalle ciminiere delle centrali elettriche alimentate a carbone. Per poterlo fare, i progettisti hanno già annunciato pochi giorni fa di avere a disposizione le risorse e due partner disponibili ad investire sul progetto.

Il progetto è stata la prima vera dimostrazione di vita della tecnologia che utilizza ammoniaca refrigerata la quale agisce come una calamita per catturare i gas a effetto serra e per purificare l’eventuale emissione, inviando queste sostanze in formazioni geologiche sotterranee invece che nell’aria. Il progetto del Wisconsin, attuato nella centrale elettrica di Pleasant Prairie, è stato in grado di recuperare almeno il 90% dei gas ad effetto serra, hanno detto funzionari della società francese che ha tentato questo esperimento, la Alstom, la quale ha sviluppato la tecnologia. Si dicono ottimisti sul suo prossimo test, il quale tenterà una cattura ancora maggiore di anidride carbonica.

Il Giappone segue gli Usa nella svolta verde

yukio hatoyama

Ormai è chiaro: per vincere le elezioni bisogna avere un programma ecologista. Ce l’ha fatta Obama, l’ha imitato Yukio Hatoyama, il nuovo presidente del Giappone, appena eletto dopo oltre 50 anni di amministrazione dei conservatori liberaldemocratici. Tra le varie promesse di Hatoyama, dall’uscita dalla crisi alle rivoluzioni in stile-Obama, c’era anche quella che più interessa anche a noi, e cioè l’abbattimento delle emissioni.

Il precedente presidente, Tato Aso, aveva fissato il limite alle emissioni, con un obiettivo troppo modesto viste le tecnologie di cui dispone il Giappone, e soprattutto visto che, in quanto seconda economia mondiale, è un forte inquinatore. L’obiettivo era di abbattere le emissioni dell‘8% entro il 2020. Troppo poco. E così il nuovo presidente ha promesso di diminuirle dall’8 al 25% entro il 2020, anche meglio rispetto a quanto promesso dall’Unione Europea. Vediamo come.

Grotta Azzurra e costiera della Locride: continuano gli episodi di inquinamento selvaggio

grotta-azzurra-capri

Capri annega nell’inquinamento marino, la Calabria pure. Questa mattina la zona Sud della Calabria, una delle più frequentate dai turisti, si è risvegliata con un’inondazione di catrame che ha occupato quel bellissimo tratto di mare che di solito ospita solo turisti e bagnanti.

La zona interessata è stata quella della locride, (Locri, Siderno, Roccella Jonica), ma subito le autorità si sono affrettate ad assicurare che stavolta la ‘ndrangeta non c’entra nulla, proprio come (sembra) non c’entrava nulla la camorra in Campania. Più probabile che si sia trattato di uno sversamento (non si sa quanto involontario) di materiale oleoso da una barca privata, che senza dare l’allarme si è allontanata ed è scomparsa nel nulla. E così dopo la tragedia della Grotta Azzurra, ecco che anche l’ecosistema marino calabrese rischia un duro colpo.

Stabilito il tempo che rimane ai panda: 2 o 3 generazioni e poi spariranno del tutto

panda appena nati

Ieri ci siamo occupati di un animale molto importante per la natura e la catena alimentare, il leone, che rischia di sparire dall’Africa. Ma se il re della savana ha ancora a disposizione qualche decennio per tentare di sopravvivere, c’è un altro animale molto più indifeso che rischia di sparire molto prima: il panda.

Scelto non a caso come simbolo del WWF, in quanto animale in via d’estinzione già da qualche decina d’anni, ora il tipico animale cinese ha letteralmente i giorni contati. Abbiamo tutti sentito che il panda gigante ha diversi problemi quando si tratta di riproduzione. Dopo diversi tentativi effettuati negli zoo e nei parchi nazionali di tutto il mondo, si è riuscito a capire che anche nelle migliori circostanze, questi pachidermi si riproducono molto lentamente. Sotto accusa è il fatto che ciò avviene contro natura, cioè in maniera obbligata dall’uomo e non in modo naturale nel suo habitat. Anche perché con la distruzione del suo territorio, il panda in Cina si ritrova diversi ostacoli sul cammino (per lo più  strade e autostrade), e perciò fa molta fatica a trovare il compagno/a, minacciando di ridurre il numero di esemplari in maniera molto grave.

WWF: 350 specie rarissime a rischio nell’Himalaya

Muntiacus putaoensis

L’Himalaya non è soltanto una delle catene più affascinanti della nostra Terra (forse la più affascinante), ma è anche un’immensa distesa di biodiversità che rischia di sparire a causa del riscaldamento globale. Ma stavolta non si tratta solo di ghiacciai che si sciolgono. In pericolo ci sono centinaia di specie, alcune ritenute rarissime.

A lanciare l’allarme è il WWF, che dopo anni di ricerca ha scoperto alcuni tipi di animali che si credeva fossero estinti, ed altri addirittura ancora sconosciuti. Tra questi il più affascinante è un geco che potrebbe essere una delle specie più antiche ancora in vita. Si stima infatti che questa specie abitasse la Terra oltre 100 milioni di anni fa, e che adesso, a causa dei mutamenti climatici causati dall’uomo, potrebbe sparire per sempre. Ma altre affascinanti specie sono a rischio.

Anno 2050: i ghiacciai delle Alpi non esisteranno quasi più

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I ghiacciai di tutto il mondo si stanno sciogliendo, e questo lo si sapeva da tempo. Ma finché queste cose accadono alle grandi catene montuose asiatiche o sudamericane, la politica italiana fa finta di nulla. Se però questo fenomeno comincia ad accadere anche in Italia, e specialmente nelle zone a maggiore attrazione turistica come le Alpi, allora forse qualcosa è destinato a muoversi.

A lanciare l’allarme è il WWF che in occasione dell’inaugurazione di una nuova stazione di monitoraggio della flora alpina sulle cime delle Alpi Orobie, Lombardia, ha fatto il punto della situazione, snocciolando dati alquanto spaventosi. Pare infatti che tra il 1850 ed il 1980 i ghiacciai delle Alpi abbiano perso un terzo della loro massa. Dal 1980 al 2009 si è perso circa il 20-30%. In parole povere il surriscaldamento globale ha fatto sì che negli ultimi 30 anni si sia sciolto tanto ghiaccio quanto se ne è perso nei 130 anni precedenti.

G8 de L’Aquila: cosa aspettarci sul clima

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I leader del G8 si riuniranno questa settimana a L’Aquila e sul tavolo, tra le altre questioni, ci saranno le proposte su cosa questi Paesi ricchi potranno fare per fermare i cambiamenti climatici. Siamo a circa 150 giorni dai negoziati internazionali sul clima di Copenaghen, ed è ben noto che, in assenza di leadership del G8, non vi sarà alcuna trattativa efficace. Ecco dunque cosa possiamo aspettarci dal meeting italiano.

La grande novità di questa settimana è che gli Stati Uniti sono ora disposti a firmare la proposta del G8 (finora sempre respinta da Bush) sull’obiettivo che porta alla limitazione dei famosi 2 gradi Celsius come aumento “autorizzato” della temperatura globale. Una cifra considerata dall’Unione europea e da molti scienziati del clima, come il punto di non ritorno.

WWF: critiche ai Paesi del g8 sugli impegni per l’ambiente

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Tra una settimana a L’Aquila si riuniranno i cosiddetti 8 “grandi” della Terra per discutere di economia, pace, sviluppo, ma anche di ambiente. Finché si tratta di materie economiche, nulla da obiettare. Si sa che questi 8 Paesi si danno molto da fare in questo ambito, e sono i più avanzati al mondo. Ma quando si comincerà a parlare d’ambiente, molti di essi farebbero bene ad alzarsi e ad uscire dalla sala, magari lasciando spazio a chi per l’ambiente sta facendo qualcosa di concreto (come Sudafrica, Cina e India).

Stiamo parlando in special modo dei tre Paesi più grandi che partecipano al Congresso, Canada, Stati Uniti e Russia, i quali sono troppo indietro rispetto agli accordi presi sul protocollo di Kyoto e sulle politiche ambientali. Queste nazioni sono state capaci di fare tante promesse senza quasi mai mantenerle, anche se un minimo di speranza ora per gli States c’è, visto che, con l’insediamento di Barack Obama, qualcosa si è mosso, tanto da far scollare il suo Paese dall’ultimo posto, e fargli guadagnare una posizione.

Tra gli 8 grandi, fanno sapere dal WWF, sono solo tre quelli che, seppur non con meriti eccezionali, sono riusciti a mantenersi almeno al passo con le promesse, raggiungendo i propri obiettivi: Germania, Regno Unito e Francia. L’Italia invece si ritrova, insieme al Giappone, ai piedi del podio, ma senza grandi risultati. Quello che mantiene in una posizione elevata l’Italia, come al solito, non è il Governo, ma gli italiani stessi.

WWF: la ricetta anti-crisi è la green economy con i suoi 3,4 milioni di posti di lavoro

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Nonostante i proclami che arrivano da più parti, la crisi economica c’è e siamo ancora ben lontani dall’uscirne. Il vero problema che attanaglia i cittadini di tutto il mondo industrializzato è la disoccupazione. La crisi infatti è dovuta soprattutto al fatto che sempre più persone perdono il posto di lavoro, e non riescono a trovare il modo di “riciclarsi”. La nostra Terra gliene offre uno e non possiamo permetterci di lasciarcelo sfuggire.

Si chiama Green economy, ed è letteralmente l’economia ecologica di cui tanto parliamo da tempo su queste pagine. I posti di lavoro disponibili in questo settore sono milioni, perché si tratta di una categoria nuova, ancora non sufficientemente sfruttata, ed in continua crescita negli ultimi anni. Una crescita che di certo non verrà fermata prossimamente, ma anzi, continuerà senza dubbio, vista l’obbligatorietà di utilizzare energia pulita in futuro. Ad appoggiare questa tesi oggi arrivano anche i dati elaborati dal WWF, il quale afferma che per i prossimi anni il settore verde garantirà nella sola Unione Europea almeno 3,4 milioni di posti di lavoro.