Coste italiane mangiate dal cemento, trasformate per il 55%

costaArriva il nuovo dossier Legambiente “Salviamo le coste italiane” e i dati sono a dir poco inquietanti. Le coste italiane risultano sempre più mangiate e trasfigurate dal cemento: il 55% del campione analizzato risulta trasformato dall’urbanizzazione.

Maltempo, Wwf: 12 punti per evitare nuovi disastri

L’evento tragico di Genova era stato annunciato come eccezionale, era quindi prevedibile e non è stato tra i peggiori, nel 1970 scese molta più acqua. Non reggono quindi le giustificazioni di molti politici. La situazione è complessa e non ha risoluzioni semplici nè tanto meno a breve periodo. Dopo i fatti della Lunigiana e di Genova s’impone urgente l’individuazione di un’agenda temporale alla quale le istituzioni, dal Governo ai Comuni, devono impegnarsi.

Così il Wwf ha commentato la situazione in Italia. Evitare i danni è possibile, con metodi logici e soprattutto con azioni di prevenzione.

Ambiente a rischio crescita urbana da qui a vent’anni

Crescere o decrescere? Questo è il problema. La soluzione forse è crescere sì, ma nel modo giusto optando per uno sviluppo sostenibile che coniughi il rispetto del territorio alle esigenze di un’umanità in progressiva espansione e fame di ampliamento. Pensiamo ad esempio ai luoghi del vivere, dalla desertificazione che sta interessando i piccoli centri che cadono a pezzi alla crescita onnivora di edifici alle periferie delle grandi città, un equilibrio a dir poco sbilanciato che vede, da una parte andare in rovina le vecchie case e gli antichi borghi, dall’altra diminuire la qualità della vita nei nuovi sconfinati agglomerati urbani che sorgono ex novo, occupando ulteriore territorio e sottraendo superficie agli spazi naturali.

Consumo di suolo, il cemento divora l’Italia

Consumo di suolo e cementificazione selvaggia: è un’Italia divorata dal grigiume quella che emerge dal Rapporto 2011 sul consumo di suolo (INU edizioni), presentato oggi a Milano da Legambiente. Un fenomeno che ci sottrae la ricchezza territoriale, il terreno sotto i piedi ad una velocità impressionante che non coincide con uno sviluppo regolato ed armonico. Pensate che dagli ultimi dati emersi si evince che ogni anno svaniscono, seppelliti dal cemento, ben 10mila ettari di territorio nelle sole Lombardia, Sardegna, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

Una superficie, per darvi un’idea, equivalente a due volte la città di Brescia in estensione e che comprende 5mila ettari di natura incontaminata, ovvero coperta da vegetazione spontanea. In Sardegna va perso un immenso patrimonio di vegetazione mediterranea ogni anno, in Lombardia foreste collinari preziose per la tutela dell’ecosistema si dileguano nel nulla.

Consumo di suolo, Legambiente: in Italia perdiamo 500 km quadrati all’anno

Ogni anno un’area ampia quanto il comune di Milano viene persa in Italia, a causa del degrado ambientale. E’ quanto emerge dal rapporto Ambiente Italia 2011, redatto da Legambiente, dove si nota ciò che non va, ma si sottolineano anche le politiche virtuose, che caratterizzano il nostro Paese.

Il problema del suolo deriva molto spesso dall’urbanizzazione selvaggia di vaste aree che distruggono complessivamente una superficie di 500 chilometri quadrati, sottratti ad aree protette, coste, ecc., portando al paradosso dell’abbandono di intere zone una volta popolate per andare ad occupare zone naturali, molto spesso abusivamente.

CO2 diminuirà grazie al calo della popolazione mondiale

I cambiamenti conseguenti all’invecchiamento della popolazione e all’urbanizzazione potrebbero influenzare significativamente le emissioni globali di anidride carbonica nei prossimi 40 anni, secondo un nuovo studio pubblicato sui  Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), condotto dai ricercatori del National Center for Atmospheric Research (NCAR), l’Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati (IIASA), e dalla National Oceanographic and Atmospheric Administration.

A metà del secolo si stima che la popolazione mondiale potrebbe aumentare di oltre tre miliardi di persone, con la maggior parte di questo aumento che si verificherà nelle aree urbane. Lo studio ha mostrato che un rallentamento della crescita della popolazione potrebbe contribuire a ridurre significativamente le emissioni di gas ad effetto serra. Entro il 2050, i ricercatori hanno scoperto che se la popolazione seguirà uno dei percorsi di crescita più lenta previsti dai demografi delle Nazioni Unite, potrebbero ridursi del 16-29% le emissioni. Una quantità probabilmente sufficiente per mantenere le temperature globali sotto controllo. L’effetto della crescita demografica più lenta sulle emissioni di gas ad effetto serra potrebbe essere ancora più grande per la fine del secolo.

L’urbanizzazione mette a rischio le foreste amazzoniche

foresta AmazzonicaL’urbanizzazione potrebbe avere impatti imprevisti sulle sorti già compromesse della foresta amazzonica, lasciando aree forestali vulnerabili allo sfruttamento da parte di estranei. E’ quanto afferma un recente studio pubblicato sulla rivista Conservation Letters.

Conducendo indagini sul campo nel corso di 10.000 chilometri di viaggio lungo i fiumi dell’Amazzonia, Luke Parry della Lancaster University ha scoperto che c’è un netto calo negli insediamenti rurali, che però non è stato accompagnato da un calo nello sfruttamento della fauna e delle risorse forestali. Il che indica che le popolazioni urbane prelevano un pesante tributo dalle foreste lontane attraverso la caccia, la pesca, il disboscamento e la raccolta.