L’inascoltata voce dei bambini per un appello ai grandi del vertice di Copenaghen

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La campagna “Considerateci” dell’UNEP è una di quelle iniziative che vengono dal basso, e che hanno il potere di ispirare ma anche deprimere allo stesso tempo. Ispirare perché l’idea di dare voce ai giovani in anticipo rispetto al vertice sul clima di Copenaghen è molto importante, perché si tratta delle generazioni del futuro. Deprimere perché nonostante si sia data voce diverse volte ai giovani, si rimane solo ad ascoltarli, ma poi non si tengono in considerazione le loro idee, pensieri e volontà. Al momento di agire, loro spariscono.

In Australia hanno lanciato il Youth Decide Climate Campaign in previsione del Vertice sulla Terra degli studenti delle High School. L’idea che, se solo potessimo ascoltare i nostri figli poi tutto andrà bene non è affatto nuova. E ha un senso. Dopotutto, saranno i nostri figli, e i figli dei nostri figli, che dovranno affrontare le reali conseguenze del cambiamento climatico che abbiamo causato.

Ecco perché il mondo ha bisogno di una governance internazionale sull’ambiente

Nicolas-Sarkozy-Angela Merkel

La crisi ambientale globale, dalla scomparsa della biodiversità al degrado delle foreste, dal collasso dei sistemi marini al cambiamento climatico, non potranno essere risolti senza una riflessione dura su una governance internazionale. La risposta del mondo a queste sfide è diventata un’incredibile varietà di istituzioni, accordi e trattati che hanno urgente bisogno di riforme.

Che l’urgenza sia nota lo sottolineano in tanti, dal Cancelliere tedesco Merkel al Presidente francese Sarkozy. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite hanno sottolineato che bisogna rivedere la governance ambientale ed usare i colloqui sul clima di Copenaghen di dicembre per progredire verso la creazione di un’organizzazione mondiale dell’ambiente. Altri leader mondiali ha adottato un tono simile, durante il G20 di Pittsburgh.

Investimenti mondiali nell’ecologia, a che punto siamo e cosa serve per il futuro

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L’aumento degli investimenti nel settore delle energie rinnovabili degli ultimi anni ha ammorbidito i mercati, i quali hanno cominciato ad abbassare i costi di produzione, in particolare nei settori eolico e solare, in modo da far scendere i prezzi e renderli accessibili a tutti. Il prezzo dei moduli fotovoltaici solari, per esempio, è previsto che scenda di oltre il 43% nel 2009.

Nonostante le turbolenze nei mercati finanziari mondiali, il valore della transazione del mercato globale del carbonio è cresciuto dell’87% nel corso del 2008, raggiungendo un totale di 120 miliardi di dollari. In seguito all’iniziativa dell’Unione europea per il rispetto del protocollo di Kyoto, numerosi Paesi stanno ora mettendo a punto un sistema di mercati interconnessi di carbonio e di lavoro verso un regime globale sotto la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Su base regionale, gli investimenti in Europa nel 2008 sono stati di 49,7 miliardi di dollari, con un incremento del 2%, a differenza del Nord America che ha investito “solo” 30,1 miliardi, con un calo dell’8%. Queste aree hanno registrato un rallentamento nel finanziamento di nuovi progetti di energia rinnovabile per la mancanza di operazioni di finanza e progetti a causa della crisi economica. Ma chi regge tutto il gioco sono i Paesi in via di sviluppo, che hanno aumentato del 27% rispetto al 2007 i propri investimenti, i quali rappresentano un terzo di quelli globali.

Convegno Unep di Ginevra: eliminare 9 agenti chimici inquinanti dal mondo

A Ginevra si è aperta la quarta conferenza delle Parti della Convenzione di Stoccolma. Un meeting che riunisce i rappresentanti di 150 Paesi in tutto il mondo, organizzata dalle Nazioni Unite per il programma dell’ambiente (Unep). Il tema di quest’anno sarà la lotta ai gas ad effetto serra dovuti agli agenti chimici immessi deliberatamente nell’aria.

Una prima battaglia è stata vinta negli anni passati quando fu messa al bando la famosa “sporca dozzina“, 12 agenti chimici come i pesticidi che, si è dimostrato, contribuivano ad allargare il buco dell’ozono. Ma non solo. Alcuni di essi erano stati correlati a malattie respiratorie o addirittura al cancro, oltre che ad avvelenare migliaia di persone, compromettendone il sistema immunitario e provocando disturbi di riproduzione. Può sembrare tanto, ma secondo la Fao i prodotti chimici utilizzati in agricoltura si aggirano intorno ai 70 mila, quindi eliminarne solo 12 non è un gran danno, anche se sono i più diffusi.

Il fenomeno delle Brown Clouds, tredici metropoli sorvolate dall’inquinamento

L’allarme sulle nubi marroni che sovrastano numerose grandi città di tutto il mondo è stato lanciato da un nuovo rapporto dell’Unep, scatenando l’immediata preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale sul futuro del Pianeta e sulle possibili conseguenze degli addensamenti di inquinanti sui centri urbani.
Si tratta di vere e proprie foschie di un marrone sporco dense talvolta più di un miglio che oscurano il cielo su vaste aree dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Africa Meridionale e del bacino amazzonico.

Livelli elevati di sostanze tossiche nell’atmosfera sono stati segnalati su tredici metropoli: Bangkok, Pechino, Il Cairo, Dacca, Karachi, Calcutta, Lagos, Mumbai, Nuova Delhi, Seul, Shanghai, Shenzhen e Teheran.
La presenza delle Brown Clouds rischia di cambiare i modelli meteorologici globali e minaccia la salute e l’approviggionamento alimentare.

Kick CO2 habit: le misure anti-co2 del programma Onu, semplici consigli per fare tutti qualcosa

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In occasione della Giornata Mondiale dedicata all’Ambiente, l’Onu ha divulgato un programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep) contenente semplici misure anti-Co2 a prova di cittadino.
Un modo per scongiurare i tanti “non lo sapevamo“, “una goccia nel mare in fondo non conta“, ma per rendersi bensì consapevoli, ancora una volta, di quanto si può fare con dei piccolo gesti di risparmio energetico quotidiano.

Il Festival dell’energia di Lecce ha evidenziato, a tal proposito, la scarsa inclinazione degli italiani al sacrificio ambientale tramite un sondaggio che ha visto primeggiare come unica rinuncia condivisa la meno impegnativa: spegnere la luce quando si esce da una stanza.

Giornata mondiale per l’Ambiente, un buon punto di partenza per salvare il pianeta

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Kick the Habit!Towards a Low Carbon Economy. No, non siamo diventati improvvisamente anglofoni. Questo sarà lo slogan che accompagnerà la Giornata Mondiale  dell’Ambiente 2008, giunta alla trentaseiesima edizione. Lo slogan significa “Cambiamo le nostre abitudini! in favore di un’economia a bassa emissione di carbonio“, e avrà come tema principale la riduzione delle emissioni di CO2.

 

In molti paesi “virtuosi” come la Nuova Zelanda e la Norvegia alcune soluzioni a questo problema sono state già adottate, mentre oggi ci sarà la nostra occasione per dare una mano al nostro pianeta. La scorsa edizione, che aveva come tema centrale lo scioglimento dei ghiacciai (non per altro si tenne in Norvegia) è stata un successone, e così si spera di replicare anche quest’anno spostandosi in Nuova Zelanda, che si è posta come obiettivo di diventare la prima nazione ad emissione zero entro il 2020.

Appello degli scienziati per fermare il prezzo del cibo nei paesi poveri

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Per fermare la piaga della fame nel terzo mondo adesso scendono in campo anche gli scienziati dell’ONU. In questi giorni di tensioni, oltre 400 scienziati si sono uniti e, dopo aver stilato il rapporto sulla “Valutazione Internazionale delle Scienze Agricole e Tecnologiche per lo Sviluppo”, hanno chiesto martedì scorso nel palazzo delle Nazioni Unite di intervenire per agire su un cambiamento radicale per quanto riguarda la distribuzione di cibo nel mondo e soprattutto per difendere le risorse del pianeta, molto spesso saccheggiate dalle multinazionali.

La tesi che sostengono gli scienziati è che l’agricoltura moderna ha portato notevoli aumenti nella produzione alimentare, ma i suoi benefici sono stati irregolari e sono stati una conseguenza dell’alto costo sostenuto solo dai piccoli agricoltori, i lavoratori, le comunità rurali e l’ambiente. Infatti a pagare sono sempre i poveri della Terra che hanno economie di piccola scala, e quindi con molti minori guadagni rispetto a chi invece ci specula.