Si torna a parlare di smog e di inquinamento e…quindi di Pechino. I livelli di PM10 e di particolato della capitale cinese sono sempre più elevati, a tal punto da mandare via i turisti di tutto il Mondo. Come riporta il quotidiano China Daily, il numero dei visitatori nell’estate del 2013 è diminuito del 14,3% rispetto al primo semestre dell’anno. Il motivo del calo delle presenze è dovuto all’inquinamento e questo si ripercuote sul turismo e sull’intera economia della Capitale.
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Turismo responsabile, l’Italia adotta il codice di etica mondiale
L’Italia adotta il Codice Mondiale di Etica del Turismo dell’ONU, per un turismo responsabile che sia attento all’impatto dell’attività sotto il profilo ambientale, sociale e culturale. Il protocollo per il codice etico è stato da poco firmato dal ministero degli Affari regionali, il Turismo e lo Sport, nonché dalle regioni italiane e da diverse realtà associative.
Cernobyl, da meta di “turismo estremo” a luogo di villeggiatura
Cernobyl, la città fantasma dell’Ucraina settentrionale, abbandonata dopo il disastro nucleare del 1986 dal prossimo mese sarà meta di turismo. La notizia mi lascia con molte perplessità e dubbi. Dopo alcune riflessioni ho pensato che forse questo è solo un modo per ridar vita in qualche modo ad una città e ad un’area, a della gente, dimenticata da tutti e anche abbandonata dopo l’esplosione della centrale nucleare. E anche un modo per far sapere, per far conoscere a quale destino l’uomo può andare incontro con il ritorno al nucleare qui in Italia, ironia a parte.
Il ministro delle Emergenze ucraino Viktor Baloga ha annunciato che il vecchio impianto di Cernobyl, finora destinato al “turismo estremo” ossia alla visita per piccoli gruppi di interesse che per poter accedere alla città fantasma dovevano richiedere un’autorizzazione governativa e pagare un tariffario tra 200 e 400 dollari, da gennaio sarà luogo di villeggiatura.
Navi dei veleni: “le scorie portatele in Parlamento”
La Calabria è stanca di aspettare, e per questo ieri è scesa in piazza, in diverse località della regione, per protestare contro l’immobilità del Governo italiano. Le cosiddette “navi dei veleni“, conosciute anche come “navi a perdere“, affondate dolosamente dalla mafia negli anni ’80, sono state scoperte mesi fa, ma dopo averne dato notizia, la vicenda è stata immediatamente messa a tacere.
Probabilmente per una questione di costi (troppo oneroso trovare ed eliminare le navi che inquinano la costa calabrese) o solo perché le priorità al momento sono altre, fatto sta che la popolazione di una delle regioni che più di tutte vive di turismo, si ritrova con la consapevolezza che la propria acqua è inquinata da scorie radioattive e non solo, ma nessuno le viene a togliere da lì.
Per protestare contro questo scandalo ieri Legambiente e WWF hanno organizzato diverse manifestazioni contro l’immobilità del Governo, a cui hanno partecipato giovani e anziani, studenti e lavoratori, politici locali e regionali, ed anche una delegazione dell’Italia dei Valori che, al fianco di qualche esponente del Partito Democratico, ha ammesso che questo scempio non è accettabile, e denuncia, come dice lo stesso Antonio Di Pietro, una “legalità violentata”.
Barriere coralline, un dettaglio economico da oltre 100 miliardi di euro
Le barriere coralline del mondo ci permettono di risparmiare 172 miliardi dollari (115 miliardi di euro) ogni anno, ma sono sull’orlo del collasso a causa della inerzia politica. A spiegarlo è un economista-ecologista durante la conferenza Diversitas, sulla biodiversità globale, tenutasi a Cape Town, Sud Africa, nei giorni scorsi.
L’affermazione è stata fatta da Pavan Sukhdev, un economista del United Nations Environment Programme’s World Conservation Monitoring Centre di Cambridge, Gran Bretagna. Sukhdev è a capo di uno studio della Commissione europea intitolato The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB), un progetto internazionale di sensibilizzazione sui benefici economici della biodiversità.
In precedenza, era stato stimato che le barriere coralline ci facessero “guadagnare” circa 30 miliardi dollari l’anno (20 miliardi di euro) solo per attrarre i turisti, la tutela delle specie ittiche commerciali e la protezione delle coste dalle mareggiate.
Antartide, scattano le restrizioni per salvare l’ecosistema
Come più volte abbiano sottolineato due dei posti più in pericolo della Terra sono i due poli. In particolare uno, l’Antartide, il quale sta conoscendo una piaga tutta nuova che mette a rischio la sua sopravvivenza: il turismo. Forse spinti dai vari documentari visti in televisione, o perché c’è la paura che tra qualche anno questi bellissimi posti non esisteranno più, ma negli ultimi tempi c’è stata un’invasione di una massa di turisti in una delle zone più inospitali del pianeta.
E se è inospitale, qualche motivo ci dev’essere. Per questo, l’arrivo in massa del turismo, ha costretto le autorità locali, in accordo con quelle degli altri Paesi, a limitare il flusso dei visitatori, per tentare di diminuire l’impatto dell’uomo su questi posti incontaminati.
Cambiamenti climatici: l’Italia pagherà le conseguenze maggiori
Un processo lento, doloroso, che cambierà definitivamente la geografia ed il modo di vivere delle popolazioni, soprattutto di quella italiana. Stiamo parlando dei cambiamenti climatici, stimati in qualcosa di simile alla catastrofe dalla Commissione Europea sull’ambiente che sta tirando le somme sugli ultimi risultati delle prime previsioni da presentare dopodomani al mondo intero, e di cui vi diamo già un’anticipazione.
Almeno per quanto riguarda l’Europa, se non dovessero essere prese abbastanza misure per fermare quest’ondata di surriscaldamento che minaccia la Terra, le regioni che pagheranno il prezzo più alto saranno quelle del Mediterraneo, e quindi Spagna, Grecia, ma soprattutto Italia. Anzi il nostro Paese sarà probabilmente quello che pagherà di più le conseguenze, visto che una buona parte dell’economia si basa anche sulla neve, che lentamente sparirà, e sul turismo, spazzato via nel giro di pochi anni.
La California bandisce i pesticidi
