Animali in via di estinzione, 2011 annus horribilis

Il 2011 è stato un anno terribile per gli animali in via di estinzione. Alcuni purtroppo non ci sono più, altri invece hanno visto ridursi ulteriormente il numero della loro popolazione, ed ormai sono arrivati molto vicini alla sparizione definitiva. Gli anni che ci attendono, nonostante gli sforzi per la conservazione, saranno terribili dal punto di vista della distruzione dell’habitat, della caccia e della pesca di frodo ed altre cause che portano alla loro estinzione, ma vediamo quali sono gli animali simbolo di questo 2011 che sta per concludersi.

Eco-celebrità: Di Caprio raccoglie fondi per la conservazione della biodiversità

Leonardo Di Caprio ormai è riconosciuto universalmente per il suo impegno in favore dell’ambiente. Non solo in seguito al film l’Undicesima Ora o per altre campagne, ma perché ha deciso di dedicarsi anima e corpo a questa causa. L’ultima trovata, in ordine di tempo, è avvenuta appena qualche settimana fa: trasformare la sua festa di compleanno in una raccolta fondi da destinare ad eco-iniziative.

Tigri a rischio estinzione: l’unico modo per salvarle è smettere di tagliare foreste

L’abbiamo spesso ribadito anche su queste pagine: la prima causa di estinzione per la maggior parte delle specie è la perdita di habitat dovuta alla deforestazione. Anche l’inquinamento, la caccia e la cattura per scopi commerciali fanno la loro parte, ma è il vero e proprio “sfratto” che viene presentato ad ogni specie di animale a metterne a rischio la sopravvivenza. L’esempio più lampante è la tigre, un animale forte, che si adatta facilmente e che mangia praticamente qualsiasi cosa. L’unico problema è che, non avendo più una casa, non può nemmeno riprodursi.

Tigre di Sumatra, chi non muore si rivede… negli spot della APP

Abbiamo seguito con vivo interesse lo scontro tra la APP (Asia Pulp and Paper), il colosso della carta, e Greenpeace, relativa alla pubblicità ingannevole della multinazionale sul suo ruolo di protettrice delle foreste pluviali indonesiane, habitat della tigre di Sumatra. Lo spot del brand con l’orma della tigre aveva fatto infuriare gli ambientalisti e come dargli torto. D’altra parte, negli ultimi anni, sembra che i pubblicitari delle multinazionali che meno si interessano al rispetto dell’ambiente non trovino idee più coerenti di animaletti teneri ed alberelli appena plantumati per promuovere il volto buono di queste aziende.

Cani tinti da tigri e panda, succede in Cina

I cani in Cina non si portano quasi più in tavola ma di certo il rispetto per gli animali dagli occidentali considerati domestici non ha certamente compiuto grandi passi in avanti. Lo dimostra l’ennesima tendenza shock che, dopo la a dir poco sconcertante moda dei portachiavi con gli animali murati vivi, testimonia ancora una volta fino a che punto altri esseri viventi, e non certo per sopravvivenza, vengano considerati dall’uomo alla stregua di giocattoli inanimati, da modificare, tagliuzzare e plasmare ad uso e consumo della bieca industria dell’intrattenimento umano. Parliamo di cani di diverse razze che vengono dipinti da altri animali: i domestici diventano selvatici. Un cane si trasforma in un panda oppure in in una tigre e così via discorrendo.

Deforestazione Sumatra mette a rischio gli orangotango

Ancora sulla deforestazione nell’isola di Sumatra, scrigno di biodiversità messo a rischio dallo scempio dissennato dei colossi della carta. Ci arriva infatti notizia, una brutta notizia, che una delle foreste pluviali più importanti per le tigri e sede dell’unico progetto di reintroduzione degli orangotango potrebbe essere presto rasa al suolo da uno dei più grandi fornitori al mondo di carta.

Un’indagine ha infatti rilevato che dal 2004 le società affiliate con l’Asia Pulp & Paper/Sinar Mas Group hanno cercato di ottenere delle licenze per deforestare le dense foreste naturali del paesaggio del Bukit Tigapuluh.

Tigri, al via oggi in Russia l’International Forum on Tiger Conservation (fotogallery)

Il 2010 è l’anno della tigre. O almeno di quello che ne ne rimane. Della tigre, maestoso animale simbolo di possenza e fierezza allo stato brado, resta un’orma sempre più ristretta e limitata a poche aree della Terra. La sopravvivenza della popolazione è messa a repentaglio dalla perdita di habitat e dal fenomeno del bracconaggio che non conosce purtroppo decremento, persino nelle riserve, a dispetto delle numerose iniziative messe in atto da associazioni governative e non. Sarebbero circa 3.600, stando alle stime disponibili, gli esemplari di tigre che vivono ancora allo stato selvatico. Rispetto al secolo scorso il calo registrato è esorbitante: circa 100.000 tigri in meno.

Oggi in Russia si apre l’International Forum on Tiger Conservation, il Forum Internazionale sulla Conservazione delle Tigri, che vede riuniti fino al 24 novembre i leader delle 13 nazioni che ospitano la specie, per discutere dei provvedimenti atti a garantirne la sopravvivenza.
A partecipare non saranno rappresentanti che hanno poca influenza e nessun potere decisionale, come spesso accade in questi summit, bensì personalità influenti della politica dei Paesi aderenti. In primis Putin per la Russia.
Putin che nel 2008 ha ricevuto un cucciolo di tigre, una femmina, come regalo di compleanno, di nome Mashenka che ora si trova in uno zoo, dopo aver trascorso i primi tre giorni di vita in una cesta di vimini a casa del premier russo. Ma sono le tigri selvatiche che si vogliono tutelare, la loro libertà è il vero patrimonio.

Myanmar, aperto parco per la protezione delle specie in via d’estinzione

Una buona notizia arriva dal Myanmar, la ex Birmania. Il Paese asiatico, che è controllato da un brutale regime militare, ha mostrato più sensibilità verso gli animali che per gli esseri umani, ed ha così deciso di creare il più grande santuario di tigri del mondo. Con soli 3.000 esemplari rimasti in natura, le tigri sono tra gli animali più minacciati dall’estinzione del pianeta.

Questa nuova riserva in Birmania si estende per 8.500 miglia quadrate (oltre 13.600 km quadrati o 1.300 ettari), e proteggerà almeno 100 tigri. Secondo Panthera, il gruppo responsabile di esercitare pressioni sul governo del Myanmar per avviare il programma per la conservazione, gli sforzi per aprire il parco sono iniziati anni fa:

Nel 2004 il Governo del Myanmar ha designato 2.500 miglia quadrate della Valle Hukaung come santuario della natura inviolata, per la prima spedizione biologica mai effettuata nella zona dal 1999, diretta dal Dr. Alan Rabinowitz.

Rabinowitz è il l’amministratore delegato di Panthera, che è riuscita ora ad allargare ancora di più il territorio, facendolo diventare simile ad una riserva della fauna selvatica.

Una mappa del WWF ci spiega il pericolo d’estinzione che corre la tigre

mappa tigre

L’allarme ha ormai fatto il giro del mondo: praticamente ovunque le tigri che si trovano in natura, sono nei guai. Motivo per cui una mappa interattiva che educa la gente sui problemi può rivelarsi uno strumento utile. Piuttosto che semplicemente indicare le aree in cui questi felini vivono, la mappa prodotta dal WWF è una finestra

sulle numerose minacce alle tigri selvatiche, sia di quelle per il loro habitat che delle attività che in alcune parti del mondo che hanno un impatto su di loro.

Scorrendo in una zona evidenziata, è possibile aprire una finestra con delle informazioni preliminari e un link per ulteriori informazioni sulle tigri in quel luogo. Il WWF rileva che le tigri selvatiche occupano solo il 7% del loro storico habitat. E con solo poche migliaia di esemplari rimasti, la speranza è che questa mappa e le risorse che collega possa aiutare i governi e le ONG che hanno la forza di farlo, ad ottemperare a degli sforzi di conservazione durante il Global Tiger Summit di Vladivostok che si terrà nel settembre 2010.

L’Asia si impegna a raddoppiare il numero di tigri allo stato selvatico

tigri

Finalmente una  buona notizia. Dopo aver lanciato l’allarme sul preoccupante stato delle tigri che stanno  lentamente scomparendo, tra l’altro proprio nell’anno cinese della tigre, qualcosa comincia a muoversi, seppur con un certo colpevole ritardo.

I rappresentanti di Cina, India, Russia, e 10 altre nazioni asiatiche tra le più popolate da questi felini, si sono impegnate a raddoppiare la popolazione delle tigri selvatiche entro un decennio attraverso una più rigorosa applicazione delle leggi contro il bracconaggio, e con degli sforzi per proteggere l’habitat del gatto selvatico. Ma purtroppo sarebbe stato troppo chiedere qualcosa in più di un impegno. I leader, infatti, non si sono impegnati a stanziare dei fondi per gli sforzi sulla conservazione. Hanno però accettato di collaborare con le istituzioni globali, come la Banca mondiale, per sviluppare dei sistemi per utilizzare il denaro proveniente dall’ecoturismo, dal finanziamento del carbonio, e dai finanziamenti destinati a progetti sulle infrastrutture per la protezione delle tigri.

Youtheria: il nuovo database per scoprire cosa fare per salvare gli animali in via d’estinzione

animali youtheria
foto: utheria.org

Che cosa accadrebbe agli orsi polari, se la gente costruisse città nel profondo del circolo polare artico? O alle popolazioni delle tigri, se le praterie dell’India si desertificassero? Una nuova banca dati che permette agli utenti di esplorare i fattori che predispongono diverse specie di mammiferi ad entrare nel tunnel dell’estinzione (dovuti ad esempio all’invadenza umana che rallenterebbe il tasso di riproduzione) potrebbe essere utile nella pianificazione dei progetti di conservazione.

Chiunque può accedere al sistema on-line, si chiama Youtheria, e consente agli utenti di manipolare i parametri tra cui l’ecologia degli habitat, la dimensione della cucciolata e la dieta di ogni singolo animale, e testare le proprie ipotesi.

I cinesi mangiano le ultime tigri rimaste

Per darvi un’idea della gravità del problema iniziamo con qualche cifra: la popolazione delle tigri si è ridotta negli ultimi cento anni del 95%.
Tre sottospecie si sono già estinte, mentre di una quarta non si hanno più tracce nell’habitat selvaggio da circa venticinque anni.

E ora le tigri scompaiono persino da quelle zone-rifugio che rappresentavano una garanzia per la sopravvivenza della specie.
Più del 30% degli esemplari di tigre del Bengala presenti nella Suklaphanta Wildlife Reserve in Nepal sono scomparsi, destando gravi preoccupazioni riguardo al futuro di questi misteriosi e affascinanti felini.

Tigri, gufi, caimani: traffico mondiale di specie esotiche

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Si stima un commercio mondiale da 25 miliardi di euro: il fatturato derivante dal traffico mondiale di specie esotiche è inferiore solo a quello di armi e droga. Un terzo di questo traffico sarebbe illegale.

Procurarsi un lupo, un orso, un caimano non è difficile. L’ Organizzazione internazionale protezione animali ha reclutato dei volontari che, fingendosi studenti o potenziali acquirenti, si recano presso zoo, canili, capannoni, negozi di cuccioli chiedendo se è possibile acquistare questi animali. I volontari hanno scoperto che comprare un tigrotto o un lupo cecoslovacco non è tanto più difficile rispetto a un cagnolino. Nel Varesotto un capannone smercia pappagalli. Un canile offre tigri, civette delle nevi, gufi reali, procioni, caimani, moffette e un avvoltoio. Certo questi commercianti compiono un’illegalità, ma non sono più illegali coloro che alimentano questa domanda? Tenere in casa un caimano, una civetta o addirittura una tigre fa molto “in”, ma questi signori hanno pensato che queste povere bestie molto probabilmente preferirebbero vivere nel loro habitat naturale? Il collezionista purtroppo non si ferma davanti a nulla. Chi avesse visto qualcuno che vende questi animali può contattare:segnalazioni@oipaitalia.com o tel. 02.642.7882.