Centrali nucleari e grattacieli più sicuri, a dieci anni dall’undici settembre la ricerca continua

Mancano pochi giorni all’anniversario dell’undici settembre, sono trascorsi dieci anni dal devastante attentato terroristico che ha seminato il panico a New York, radendo al suolo le Torri Gemelle, colpite al cuore da aerei dirottati contro i grattacieli e che si sono afflosciate al suolo come castelli di carta, seppellendo migliaia di persone rimaste intrappolate nell’edificio. L’ingegneria da allora si sta interrogando su come creare strutture più resistenti al calore e non solo per quanto concerne edifici civili ma anche per creare centrali nucleari che siano un bersaglio meno facile per i terroristi. Un’équipe di ricercatori afferente alla Purdue University sta lavorando incessantemente da quella triste data per realizzare costruzioni in acciaio più sicure ed affidabili.

Fukushima, nuove scioccanti rivelazioni sulla Tepco: gli operai usa e getta

Fukushima fu teatro di una crisi nucleare di gran lunga precedente a quella verificatasi l’undici marzo scorso, a seguito del violento terremoto e del conseguente devastante tsunami che ha travolto il Giappone, mandando in avaria i sistemi di raffreddamento della centrale. Correva l’anno 1997 quando il reattore numero tre della centrale nipponica gestita dalla Tepco necessitò di un pronto intervento a causa di alcune crepe nell’involucro di acciaio che circonda il nucleo radioattivo. Un difetto a dir poco pericoloso. La società, per scongiurare il rischio di danni maggiori, ricorse all’assunzione di operai stranieri e vedremo più avanti perché. A rivelarlo alla Reuters è Kazunori Fujii, tra coloro che parteciparono all’epoca alla gestione dell’emergenza.

Italiani sempre più preoccupati dai cambiamenti climatici

intervista

Nonostante il Governo italiano stia prendendo meno provvedimenti, rispetto agli altri Paesi Occidentali, per contrastare i cambiamenti climatici, gli italiani sembrano sempre più preoccupati di ciò che potrà accadere in futuro. A spiegarlo è stato un sondaggio commissionato da Bruxelles all’Eurobarometro, da cui è risultato un dato sorprendente: se gli europei sono preoccupati dei cambiamenti climatici, gli italiani lo sono ancora di più.

Infatti la media europea, su un totale di 30 mila persone intervistate, sulla percezione del pericolo dei mutamenti climatici afferma che per il 2% il riscaldamento globale non è una priorità e non è da annoverare nemmeno tra i problemi più urgenti. In Italia invece è solo l’1% a pensarla così, segnale che si tratta di un problema molto sentito, e che pare essere avvertito più dalle donne che dagli uomini.