inquinamento italia diminuito

L’inquinamento in Italia è diminuito rispetto al 1990, ma si può fare di più

inquinamento italia diminuitoSe l’obiettivo dell’Italia era ridurre l’inquinamento, è stato raggiunto. Se invece era di tagliare le emissioni fino al punto da evitare fenomeni come il riscaldamento globale, allora siamo ancora molto lontani. Analizzando il rapporto Ambiente Italia 2013 di Legambiente scopriamo che rispetto al 1990 si respira meglio, ma ancora non a sufficienza da trasformare questo respiro in un sospiro di sollievo.

conferenza doha stati uniti cina contributo

Conferenza di Doha, Cina e Stati Uniti disponibili a dare il proprio contributo

conferenza doha stati uniti cina contributoSarà stato il richiamo all’ordine del segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon a rimettere tutti in riga, ma fatto sta che improvvisamente ieri si è registrato uno strano buonismo nelle parole dei delegati più attesi, quelli cioè di Cina e Stati Uniti. Ha lasciato sorpresi (positivamente) il delegato cinese Xie Zhenhua che aveva esordito con il solito ritornello “i Paesi industrializzati devono fare di più”, per poi aggiungere però “anche noi siamo disponibili a fare la nostra parte”.

strategia energetica nazionale rinnovabili risparmio energetico

Rinnovabili, il decreto del Governo non va bene per le associazioni

rinnovabili decreto governo associazioniSembrava che, dopo le solite polemiche della prima ora, le acque intorno al decreto rinnovabili del Governo si fossero calmate. Ma era soltanto la quiete prima della tempesta. Una tempesta che inizia oggi e potrebbe andare avanti per diversi giorni. Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Symbola e WWF Italia si sono unite per chiedere alla Conferenza Stato-Regioni di convincere il Governo a rivedere il proprio decreto sulle rinnovabili perché così proprio non va.

emissioni spagna taglia codice stradale

Emissioni, la Spagna le taglia con il codice stradale

emissioni spagna taglia codice stradalePiccole modifiche nel codice stradale spagnolo porteranno ad un taglio delle emissioni notevole. O almeno si spera. Lo hanno deciso le amministrazioni cittadine delle due città principali, Madrid e Barcellona, che hanno introdotto nuove leggi che gli automobilisti d’ora in avanti dovranno rispettare se non vorranno incorrere nelle multe. L’ultima, in ordine di tempo, è quella della Capitale che vieta alle auto in sosta di tenere il motore acceso.

Politica energetica green, l’esempio della Danimarca

Già oggi la Danimarca è il Paese che ha la più alta percentuale di energia rinnovabile che copre il fabbisogno nazionale, e nonostante sia più piccola ed economicamente più debole dei colossi come Germania, Stati Uniti e Cina, è uno dei Paesi con il più alto tasso di energia eolica ed altre forme pulite. Ma vuole fare ancora di più. Mentre in Europa si litiga se portare il limite del taglio delle emissioni al 20 o al 30% entro il 2020, la Danimarca fa molto di più.

Protocollo di Kyoto, ieri si è chiuso e l’Italia rischia 300 milioni di multa

Con la giornata di ieri, 16 febbraio 2012, si può dichiarare ufficialmente concluso il Protocollo di Kyoto. Per tirare le somme definitive ci vorranno mesi, ma intanto il Kyoto Club ha stilato quelle che dovrebbero essere, almeno al momento, le conclusioni molto probabili, le quali di certo non possono renderci felici. Qualche buona notizia c’è, ma l’aspetto più importante, e cioè il taglio delle emissioni, non sembra essere stato soddisfatto.

Emissioni: Gran Bretagna impone taglio del 50% entro il 2025

Per mesi si è dibattuto in Europa se porre il limite al taglio delle emissioni di gas serra al 20 o al 30% entro il 2020, con l’obiettivo di portarlo dal 50 all’80% entro il 2050. L’Italia è sempre stata tra i Paesi che cercavano di tirare verso il basso la valutazione, considerando troppo già il 20%, ma visto ciò che ha intenzione di fare la Gran Bretagna, tutte le nazioni dovrebbero impallidire.

L’idea è del Primo Ministro David Cameron che ha deciso di dimezzare le emissioni del suo Paese entro il 2025. Si tratterebbe così del progetto più ambizioso del mondo e che fa sembrare i nostri governanti piccoli piccoli. Il periodo di riferimento del taglio è il 1990, considerato anno cruciale in tutte le misurazioni, e su cui si basa anche il calcolo dell’Ue sul taglio auto-imposto e che, almeno per come stanno attualmente le cose, obbliga ogni Paese a raggiungere un -20% di emissioni entro il 2020, lasciando la possibilità di migliorare ulteriormente tale obiettivo su base volontaria.

Al via la conferenza di Bonn sul futuro del clima

conferenza di bonn

La conferenza di Copenaghen, su cui si erano concentrate le speranze del mondo di porre un freno alla distruzione del Pianeta, si è conclusa nel dicembre scorso con un clamoroso flop e le magre conclusioni sono state accantonate per via della crisi economica. A dicembre prossimo ci sarà una nuova conferenza, quella di Cancun, in Messico, in cui bisognerà assumersi nuovi impegni e fare il punto della situazione e  c’è il rischio di un nuovo fallimento.

Per non arrivare impreparati, 182 Governi facenti parte delle Nazioni Unite si sono incontrati oggi a Bonn, in Germania, per una conferenza “di medio termine” che durerà fino all’11 giugno. Il punto fondamentale dei lavori dei 4.500 delegati sarà attuare quelle poche decisioni che sono state prese a Copenaghen, e cioè principalmente taglio delle emissioni ed aiuti economici ai Paesi in difficoltà che fanno fatica ad adeguarsi alle nuove norme.

Record di taglio della Co2: gli States abbattono del 7% le emissioni in un solo anno

emissioni

La Energy Information Administration (EIA), un’agenzia federale statunitense che controlla l’utilizzo dell’energia, ha presentato ieri una statistica piuttosto sorprendente. Ha infatti riferito che gli Stati Uniti hanno raggiunto un record di taglio delle emissioni di CO2 del 7% nel 2009. Il calo del 7% è il più grande in assoluto, in termini percentuali, per gli Stati Uniti sin da quando si è cominciato a tenere la contabilità completa dei dati energetici annuali nel 1949.

La sorpresa arriva più che altro perché gli States sono stati il Paese che più di tutti ha fatto ostruzionismo a Copenaghen per fissare un limite per la riduzione delle emissioni, e guardando questi risultati non si capisce perché, visto che riesce ad avere risultati migliori di altre nazioni.

L’anidride carbonica è considerata un gas serra ed uno dei principali colpevoli dei cambiamenti climatici. Non è tossica per l’uomo nella sua concentrazione normale, noi la creiamo con ogni respiro. Tuttavia, essa si accumula nell’atmosfera in particolar modo con la combustione dei combustibili fossili, tanto da poter cambiare il clima della Terra. Ridurre la produzione globale di CO2 è il principale obiettivo a lungo termine ambientale di tutte le nazioni civili.

Summit di Copenaghen: riassunto dell’ottavo giorno

negoziatore africano cop15

L’ottavo giorno ha rischiato di essere l’ultimo del summit di Copenaghen. La giornata di ieri è stata la peggiore dal punto di vista dei negoziati, in quanto lo scontro tra Paesi poveri e Paesi ricchi si è inasprito talmente tanto da far minacciare il boicottaggio da parte dei primi. I rappresentanti del G77, i 131 Paesi considerati “in via di sviluppo”, aveva denunciato lo scarso impegno da parte dei Paesi più industrializzati.

In particolare li accusavano di fornire pochi soldi nel fondo comunitario, di rallentare i lavori e non dargli il giusto peso politico, ma soprattutto contestavano ai Paesi ricchi una volontà di tagliare le emissioni di gas serra  troppo scarsa rispetto alle richieste. I Paesi poveri chiedono una riduzione che vada dal 25 al 40% entro il 2020, quelli ricchi parlano di un 17-20% di media, a parte l’Unione Europea che alza tale soglia fino al 30%. L’altro punto contestato riguarda il protocollo di Kyoto. I Paesi del G20 non volevano nemmeno prenderlo in considerazione, gli altri invece hanno chiesto che fosse una base di partenza da rispettare fino ad un prossimo accordo, in quanto li tutelava in caso di mancato rispetto.

E così è scoppiato lo scontro. Il rappresentante del G77 ha dichiarato che, se le cose non fossero migliorate, i Paesi poveri erano disposti a fare le valigie e lasciare la capitale danese. Per fortuna in serata è tornata la calma. L’Europa ha mediato e ha riaperto il dialogo, facendo tornare sui loro passi i dissidenti.

La Cina fissa al 2050 il limite per il taglio delle emissioni

emissioni cinesi

Finalmente anche la Cina ha deciso di aderire seriamente al taglio delle emissioni, e non soltanto a parole come ha fatto fino a questo momento. Il problema è che inizierà le operazioni per diminuire le proprie emissioni di carbonio entro il 2050. A stabilirlo è stato il maggiore consigliere sul cambiamento climatico cinese, Su Wei, uno dei politici più influenti, intervistato sabato scorso dal Financial Times. E’ una data molto remota, ma almeno si tratta della prima volta che la nazione ha fisstato un periodo di tempo.

In Cina le emissioni non continueranno ad aumentare dopo il 2050

ha detto Wei, direttore generale dell’Istituto nazionale per lo sviluppo e la riforma del dipartimento della Commissione sui cambiamenti climatici. La Cina attualmente è in concorrenza con gli Stati Uniti per il posto in cima alla classifica mondiale sulle nazioni che sono le maggiori produttrici di emissioni di gas a effetto serra, e per questo la sua posizione al riguardo sarà al centro dell’attenzione ancor prima dell’inizio dei negoziati sul clima che si terranno a dicembre a Copenaghen (Danimarca).

G8 de L’Aquila, ecco cosa si è deciso per l’ambiente

 	obama-e-berlusconi-g8

Il giorno della conclusione del g8 aquilano, a proposito dei temi che riguardano l’ambiente, si aveva l’impressione che ci si trovasse al giorno precedente l’inizio dei lavori. Rispetto ad una settimana fa infatti, tutto o quasi è rimasto inalterato, non sono stati raggiunti impegni concreti e si è parlato del problema sempre in forma generica e senza entrare nello specifico.

E’ evidente che gli 8 grandi si sono concentrati maggiormente sull’economia, ed in tempo di crisi è anche comprensibile, ma tra i vari annunci, l’unico a far sentire la sua voce in merito alle tematiche ambientali è stato Barack Obama, il quale ha annunciato che gli Stati Uniti prenderanno alcuni provvedimenti importanti, soprattutto in materia di rinnovabili e di taglio delle emissioni, ma anche gli altri devono fare la propria parte. Ma andiamo a vedere cosa è stato deciso sulle tematiche a noi care.

Quattromila industrie europee fuori dai parametri ambientali, non mancano le italiane

Dieci Paesi membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i parametri ambientali concordati e a rientrare nei ranghi, o almeno non lo hanno fatto fino ad oggi. Ciò significa che decine delle industrie presenti in queste nazioni osservano diversi criteri per smaltire i propri rifiuti e inquinano un po’ come gli pare le acque con i loro liquami tossici e l’aria con le emissioni tossiche di gas serra. Tutto questo senza alcun limite, o meglio con quote variabili da Paese a Paese che non tengono conto delle normative comuni previste dalla Commissione europea in materia di inquinamento.

Gli avvertimenti dell’Europa non hanno tardato ad arrivare. Ad essere richiamati all’ordine sono stati il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, i Paesi Bassi, il Portogallo, La Slovenia, la Spagna, la Danimarca e l’Irlanda. Sono nove. Ne manca uno. Indovinate un po’? Potevamo mica mancare a questo ennesimo traguardo del demerito? L’Italia le note le prende tutte… abbiamo un registro nero, che più nero non si può. Cinque in condotta. Bocciati. Anche questa volta.