Abbiamo seguito con vivo interesse lo scontro tra la APP (Asia Pulp and Paper), il colosso della carta, e Greenpeace, relativa alla pubblicità ingannevole della multinazionale sul suo ruolo di protettrice delle foreste pluviali indonesiane, habitat della tigre di Sumatra. Lo spot del brand con l’orma della tigre aveva fatto infuriare gli ambientalisti e come dargli torto. D’altra parte, negli ultimi anni, sembra che i pubblicitari delle multinazionali che meno si interessano al rispetto dell’ambiente non trovino idee più coerenti di animaletti teneri ed alberelli appena plantumati per promuovere il volto buono di queste aziende.
Sumatra
Deforestazione e tigre di Sumatra, la pubblicità ingannevole della APP fa infuriare gli ambientalisti
Non si arrestano le polemiche, a dir poco accese, tra la APP (Asia Pulp & Paper) e le associazioni ambientaliste italiane. Stavolta la multinazionale sino-indonesiana della carta, complice per i verdi della deforestazione e dunque della scomparsa dell’habitat della tigre di Sumatra, sarebbe finita nel mirino di Legambiente, WWF, Greenpeace e Terra! per via di una massiccia campagna pubblicitaria avviata in Italia sulle pagine dei principali quotidiani e su diverse emittenti televisive di spicco. Gli spot che strumentalizzano, pensate un po’, proprio la tigre, sarebbero infatti per gli ambientalisti a dir poco ingannevoli: sono addirittura crudeli.
Video shock tigre, Pefc: “Greenpeace, solo falsità”
Il video shock diramato nei giorni scorsi da Greenpeace che mostra la lenta morte della tigre di Sumatra sarebbe solo un
accostamento incomprensibile e assolutamente improprio
che
ancora una volta l’associazione ambientalista ha voluto creare […] rendendosi responsabile di una serie di scorrettezze e falsità estremamente gravi, al limite della diffamazione.
per attaccare la multinazionale APP (Asia Pulp and Paper Group) e le attività del Pefc (Certificazione della gestione forestale).
Deforestazione: Borneo e Sumatra hanno perso il 9% delle loro foreste in 8 anni
Sumatra ed il Borneo hanno perso 5,4 milioni di ettari, o il 9,2%, della loro copertura forestale, tra il 2000 e il 2008, secondo quanto rivela una nuova valutazione satellitare dell’Indonesia. La ricerca, guidata da Mark Broich della South Dakota State University, ha scoperto che più del 20% della deforestazione si è verificata nelle zone in cui la conversione era limitata o vietata, a indica che durante quel periodo il Governo indonesiano non è riuscito ad imporre leggi forestali.
La nostra analisi ha dimostrato che la maggior parte di tutta la perdita mappata della copertura forestale (79,9%) si è verificata nelle zone di lotti a destinazione urbanistica che permettono la compensazione permanente o temporanea, mentre il 20,1% si è verificato in radure dove era vietato o limitato
scrivono gli autori. Secondo la legge indonesiana, l’area della foresta destinata alla conservazione e alla protezione non può essere tagliata. Ma la perdita di foreste è stata superiore a Sumatra, che ha visto grandi aree trasformate in le piantagioni di cellulosa, carta e olio di palma. Sia Sumatra che Kalimantan, l’area del Borneo più colpita, hanno sofferto anche per gli incendi dolosi su vasta scala per ripulire il terreno.
Deforestazione Sumatra mette a rischio gli orangotango
Ancora sulla deforestazione nell’isola di Sumatra, scrigno di biodiversità messo a rischio dallo scempio dissennato dei colossi della carta. Ci arriva infatti notizia, una brutta notizia, che una delle foreste pluviali più importanti per le tigri e sede dell’unico progetto di reintroduzione degli orangotango potrebbe essere presto rasa al suolo da uno dei più grandi fornitori al mondo di carta.
Un’indagine ha infatti rilevato che dal 2004 le società affiliate con l’Asia Pulp & Paper/Sinar Mas Group hanno cercato di ottenere delle licenze per deforestare le dense foreste naturali del paesaggio del Bukit Tigapuluh.
Deforestazione Sumatra, un milione di ettari di foresta pluviale convertiti in arboricoltura da legno
L’Asian Pulp & Paper (APP), colosso della carta sino-asiatico appartenente al gruppo Sinar Mas, per troppa avidità smentisce sé stesso. Accettando di non convertire in arboricoltura da carta alcuni ettari di bosco in Sumatra intasca un lauto pagamento per le quote carbonio risparmiate. Facendo ciò ammette pubblicamente, e addirittura quantifica, il danno ambientale che la conversione della foresta pluviale primaria in boschi monospecifici di acacie produce, conversione che l’azienda porta avanti da anni dichiarandola una pratica a impatto ambientale quasi nullo.
Lo scorso luglio una lettera sottoscritta da 40 associazioni ambientaliste e rimbalzata poi nella rete da Wwf, Terra! e Greenpeace, richiedeva alle industrie della carta di non acquistare più dall’Asian Pulp & Paper. Tempo dopo Burger king, Kraft, Nestlè ed altre aziende hanno rescisso pubblicamente gli accordi per le forniture di olio di palma dal gruppo Sinar Mas a causa delle
“fondate preoccupazioni su alcune delle pratiche di sostenibilità nella produzione di olio di palma e sul loro impatto sulla foresta pluviale”.
Una petizione contro la deforestazione nella penisola di Sumatra
Delle conseguenze della deforestazione nella Penisola di Sumatra, che mette a rischio l’habitat di molti animali, tra cui le tigri, avevano già parlato tempo fa. Ma finalmente il governo indonesiano ha deciso di fare qualcosa di concreto per mettere un freno al disastro, arginando le perdite.
Ogni anno, infatti, si perdono milioni di dollari di capitale naturale proprio a causa del taglio delle risorse boschive.
Qualcosa, come dicevamo, sembra smuoversi: ieri i politici indonesiani, nel corso dell’IUCN World Conservation Congress a Barcellona, hanno firmato un piano che mira a proteggere le foreste rimanenti, salvando gli ecosistemi in pericolo sull’isola di Sumatra.
Le conseguenze della deforestazione nell’isola di Sumatra
Secondo uno studio realizzato dal WWF in una delle province di Sumatra, esiste uno stretto rapporto tra il fenomeno della deforestazione, i cambiamenti climatici e l’estinzione di specie rare come la tigre di Sumatra.
Più di 4 milioni di ettari di foresta tropicale sono stati distrutti negli ultimi 25 anni, e i dati si riferiscono alla sola provincia di Riau!
Il nostro Paese è, purtroppo, uno tra i principali importatori di legname.
Il disboscamento provoca un’alta immissione di CO2 nell’atmosfera, con gravi conseguenze per il clima dovute all’effetto serra.
La distruzione delle foreste comporta la scomparsa degli habitat di alcuni animali, seriamente a rischio estinzione.
Riau ha perso il 65% del totale delle sue foreste e di conseguenza l’84% degli elefanti e il 70% delle tigri.
Attualmente a Riau ci sono soltanto 210 esemplari di elefanti e 192 tigri.