2052 crisi risorse jorgen randers

Nel 2052 il mondo andrà in crisi di risorse, parola di Jorgen Randers

2052 crisi risorse jorgen randersSembra una previsione “alla Casaleggio”, ma purtroppo questa volta è stata presa molto sul serio dal mondo scientifico. Jorgen Randers, docente di strategia climatica alla BI Norwegian Business School, ha appena pubblicato un libro intitolato semplicemente “2052“. Quello, secondo le sue previsioni, sarà un po’ come la previsione dei Maya, ovvero l’anno in cui l’umanità entrerà in una sorta di crisi di risorse che ci costringerà a cambiare radicalmente le nostre politiche. Almeno se continuassimo ad agire come stiamo facendo oggi.

sovrappopolazione terra punto di non ritorno

Sovrappopolazione, Terra vicina al punto di non ritorno

sovrappopolazione terra punto di non ritornoLa Terra andrà verso una catastrofe di dimensioni planetarie se tutti i Governi del mondo non riusciranno a trovare un accordo per la cooperazione in fatto di crescita della popolazione. Lo sostengono gli scienziati dell’Università della California di Berkeley in un recente articolo pubblicato su Nature, secondo cui senza delle contromisure serie l’attività umana potrebbe comportare dei cambiamenti imprevedibili nell’ecosistema terrestre della stessa forza del ritiro dei ghiacci avvenuto 12 mila anni fa. Tutto questo potrebbe portare la razza umana vicina all’estinzione.

coste italiane a rischio

Coste italiane a rischio, il 50% è già compromesso

coste italiane a rischioDensità abitativa, costruzioni selvagge e a volte l’inciviltà hanno avuto una sola conseguenza, compromettere le coste italiane. Secondo una recente indagine del WWF, la metà dei nostri bellissimi litorali è compromesso, mentre appena il 30% è rimasto al suo stato naturale. Le conseguenze sono tante e vanno dalla sparizione delle dune (l’80% è scomparso, secondo le stime dell’associazione) all’erosione. Per non parlare dell’inquinamento. Per questo, se non si possono salvare chilometri di costa, almeno è il caso di tutelare quello che resta.

Indice sviluppo umano, Clark: “La sostenibilità non è solo una questione ambientale”

La sostenibilità non è esclusivamente o soprattutto una questione ambientale. Riguarda fondamentalmente il modo in cui noi decidiamo di vivere le nostre esistenze, con la consapevolezza che ogni cosa che facciamo ha delle conseguenze per i 7 miliardi di nostri simili che abitano il pianeta oggi, come pure per gli altri che verranno in futuro.

Ha dichiarato Helen Clark, Amministratrice dell’United Development Programme nel presentare il rapporto “Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti”, basato sull’Indice di sviluppo umano. Il rapporto ha messo in evidenza che la distribuzione del reddito è peggiorata nell’ultimo anno, gravando soprattutto sui Paesi in via di sviluppo, dove l’inquinamento delle acque e le carestie causate dalla siccità hanno favorito ulteriormente l’impoverimento ecologico, e sociale.

National Geographic, nel 2011 saremo 7 miliardi

“Il mondo ha davanti a sé una grande sfida: la fame. Ma il progressivo aumento della popolazione rischia di farci perdere questa sfida, senza neppure combatterla”. Così inizia la lettera aperta, scritta qualche tempo fa da Guglielmo Pepe, direttore del National Geographic Italia. Alla fine del 2011 saremo in 7 miliardi a scambiarci gli auguri per il nuovo anno, mentre, nel 2025  saremo 8 miliardi e oltre 9 miliardi nel 2050.  Il tasso di  incremento è continuo; per ogni secondo che passa ci sono 2,5 neonati in più da alimentare rispetto al precedente, ma con ogni probabilità tenderà ad aumentare.

Nell’ultimo decennio abbiamo consumato più di quanto abbiamo prodotto intaccando le riserve alimentari del pianeta. Per sette anni su nove, il consumo globale ha superato la produzione di cereali.

Siccità, la colpa è della sovrappopolazione

Inquinamento? Deforestazione? Mutamenti climatici? No, se dovessimo fare una classifica dei problemi più gravi per la Terra, in vetta ci sarebbe la sovrappopolazione. Siamo consapevoli del fatto che gli esseri umani hanno un impatto significativo sulle forniture di acqua, specialmente perché sul pianeta l’acqua dolce direttamente disponibile è molto più scarsa di quella salata.

Tuttavia, mai avremmo potuto immaginare che “pesiamo” quattro volte più dei cambiamenti climatici sulle riserve idriche. Una nuova relazione dimostra che abbiamo davvero bisogno di concentrarci molto di più sugli esseri umani che sul riscaldamento delle temperature, se vogliamo evitare i conflitti più importanti nel prossimo futuro.