levi's marche sostanze tossiche

Levi’s ed altre grandi marche rinunciano alle sostanze tossiche

levi's marche sostanze tossicheUn’altra vittoria per Greenpeace. Il mese scorso vi riferivamo di una campagna avviata dall’associazione ambientalista per convincere le grandi marche della moda a non utilizzare materiali tossici per creare i loro capi d’abbigliamento. Oggi già molte di quelle messe sotto accusa hanno accettato la richiesta. L’ultima, in ordine di tempo, è forse la più importante. Parliamo della Levi’s, probabilmente il marchio di jeans più famoso al mondo, che potrebbe fare da traino per gli altri.

greenpeace abiti moda tossici

Greenpeace denuncia, abiti alta moda sono tossici

greenpeace abiti moda tossiciAltro che alta moda. Alto inquinamento! E’ quanto denuncia oggi Greenpeace nel suo rapporto Toxic Threads – The Fashion Big Stich-Up, in cui analizza alcune delle principali case di moda mondiali, e dalla cui analisi in pochi ne escono puliti. Secondo l’associazione ambientalista molte case utilizzano per i propri abiti delle sostanze tossiche che fanno male alla salute umana.

inquinamento mozziconi sigaretta

Ambiente e tabacco, il rapporto ENEA sulla salute

inquinamento mozziconi sigarettaQual è l’impatto del tabacco sull’ambiente? Può una sigaretta essere ecologica? Il fuma fa male all’ambiente? L‘ENEA ha risposto a queste e a molte altre domande sui rapporti tra ambiente e tabacco nel convegno organizzato a Roma con ricercatori, società scientifiche, esperti ed industriali del tabacco, con la partecipazione dell’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia.

Sostanze chimiche in casa, come proteggere bambini e donne in dolce attesa

L’inquinamento domestico non è meno pericoloso dello smog e dell’inquinamento esterno: pensiamo alle sostanze chimiche e ai prodotti tossici che si utilizzano quotidianamente per la pulizia della casa, per il lavaggio delle stoviglie, per il bucato. La Canadian Partnership for Children’s Health and Environment (CPCHE) ha pubblicato la lista delle cinque regole da seguire per limitare i danni derivanti dagli inquinanti domestici, dannosi oltre che per noi stessi per i nostri bambini.

Se i genitori mettono in pratica queste semplici azioni, possono ridurre significativamente l’esposizione dei loro bambini a sostanze tossiche, e anche risparmiare denaro

ha commentato Erica Phipps, direttore del CPCHE

Discarica di Malagrotta, una bomba ambientale inquina le falde alle porte di Roma

È allarmante il quadro che emerge dalla relazione di Arpa Lazio con i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Malagrotta svolto nel periodo febbraio-maggio 2010: i nuovi campionamenti, infatti, evidenziano un peggioramento del già preoccupante stato di contaminazione del sito, sia per quel che riguarda i composti inorganici che per alcuni composti organici.

E’ il commento di Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in relazione ai dati diffusi dall’Arpa Lazio relativi al monitoraggio dell’inquinamento delle falde acquifere della discarica di Malagrotta, alle porte di Roma.
Una bomba ambientale, così la definisce l’associazione ambientalista che si chiede se sia il caso di continuare a gettare rifiuti in quell’area, dal momento che ci si trova, evidentemente, in piena emergenza inquinamento. Nelle falde acquifere della zona, infatti, sono oltre il limite consentito dalla legge i livelli di numerose sostanze tossiche ovvero ferro, nichel, manganese, arsenico e benzene. Inoltre, si è registrata anche la presenza di N-butylbenzensolfonamide.

Marea nera, le conseguenze dei disperdenti chimici

All’inizio di questa estate, quando la marea nera era ancora in cima ai titoli dei giornali di tutto il mondo, le previsioni russe di una pioggia tossica conseguente alla fuoriuscita di petrolio sono state respinte dalla comunità scientifica. Ma forse i giudizi sono stati troppo affrettati. I rapporti effettuati più recentemente infatti fanno pensare che forse i russi avevano ragione.

Uno dei primi campanelli d’allarme che fanno pensare a qualche conseguenza sulle piogge acide arriva dalla Florida, dove una famiglia ha scoperto, non senza una certa preoccupazione, che nella loro piscina era presente dello Corexit, uno dei disperdenti chimici rilasciati nell’oceano. La famiglia Scheblers di Homosassa, Florida, ha cominciato a sospettare che qualcosa non andasse quando hanno notato che la loro piscina stava causando eruzioni cutanee, grave diarrea e urine molto scure. Questi sintomi sono certamente collegabili agli ingredienti contenuti nei disperdenti subacquei Corexit 9.527. Il 2-butossietanolo contenuto in esso può distruggere le cellule del sangue, causa un aspetto scuro nelle urine, e può causare irritazione gastrointestinale, la quale a sua volta può favorire la diarrea.

Eco-guida Greenpeace 2010: Nokia e Sony Ericsson prendono il largo

green-nokia

Il nuovo anno ha portato delle buone notizie nel campo delle “green-tech“, le nuove tecnologie con un occhio all’ambiente, ma purtroppo anche delle notizie poco piacevoli. Le buone sono che Nokia e Sony Ericsson vanno avanti nel loro impegno sempre maggiore nel tentativo di fornire ai propri clienti dei prodotti sostenibili e dei servizi verdi; e poi c’è da registrare un impegno maggiore che ha riguardato quasi tutti.

Le cattive invece arrivano come al solito dalla Nintendo, che se possibile fa anche peggio rispetto al passato, e da un’indicazione globale che mostra come, a parte le due marche già citate, per il resto il divario con la concorrenza è ancora più marcato rispetto al passato.

La Nokia ormai ha un primato che dura da anni, grazie soprattutto all’eliminazione sempre maggiore delle sostanze tossiche dai suoi prodotti. Il punteggio è buono, 7,3 su 10, ma non ancora ottimale perché sul versante energia deve ancora fare molto.

Dove finisce la plastica? In mare, naturalmente…

plastica in mare

Se solo ci fermassimo a pensare un istante a quanti oggetti abbiamo a portata di mano, nella stanza, nella casa in cui ci troviamo, realizzati con la plastica, e facciamo una rapida proporzione con il numero della popolazione umana ci renderemo ben presto conto che si tratta di cifre enormi. Ma dove va a finire tutta la plastica usata e non riciclata? E che posto occupa questo materiale nella lista degli inquinanti?

Presto detto. A rispondere ai nostri quesiti ci hanno pensato i ricercatori del College di Farmacia dell’università Nihon a Chiba, con uno studio coordinato da Katsuhiko Saido e presentato in questi giorni nel corso del 238/imo Meeting and Exposition della American Chemical Society a Washington. Secondo i dati raccolti dagli studiosi, la plastica che finisce sulle spiagge, a causa dell’inciviltà di alcuni (molti) turisti, o per mano di smaltitori illegali di rifiuti, è tutt’altro che indistruttibile e non biodegradabile.

Arriva il digitale terrestre, e che fine fanno le vecchie Tv?

vecchio-televisore-gettato

Il digitale terrestre sta arrivando nelle nostre case. Da oggi in alcune Regioni d’Italia è l’unico modo per ricevere il segnale televisivo (a parte la tv via cavo), e lo diventerà per tutte le altre nei prossimi mesi, fino alla conversione al segnale digitale totale entro il 2012. Insieme a questa rivoluzione, aumentano però i potenziali rischi di un aumento di sostanze tossiche e rifiuti causati dal fatto che i vecchi televisori non sono compatibili con il digitale terrestre, e finiscono nelle discariche (quando non ai lati delle strade).

Negli Stati Uniti, la patria del riciclo, in cui il passaggio totale al digitale sta avvenendo in questi giorni, arrivano i primi dati del riciclaggio dei vecchi televisori, e non c’è da stare allegri. Finora infatti solo circa il 18% dei 23,9 milioni di televisori tossici gettati nel 2008 è stato riciclato. Il dato allarmante è che lì il riciclaggio funziona, mentre da noi, soprattutto per oggetti di questo tipo, è ancora all’Età della Pietra

Per evitare che un tale o peggiore rischio accada anche nel nostro Paese, due cose devono accadere. Immediatamente, l’industria elettronica deve prendere l’iniziativa volontaria e far rispettare i regolamenti esistenti. In particolare fare come succede già con alcune aziende di elettrodomestici che “rottamano” gratuitamente il vecchio prodotto.

L’alternativa ai pesticidi e erbicidi: oli essenziali naturali

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E’ possibile che gli oli essenziali estratti dalla lavanda possano essere utilizzati come erbicidi naturali per prevenire la crescita delle erbacce tra le colture? Una ricerca condotta in Italia e riportata sull’International Journal of Environment and Health suggerisce di sì.

Elena Sturchio dell’Istituto Nazionale di Salute e Sicurezza sul luogo di lavoro di Roma e i colleghi del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali, e del Dipartimento di produzione vegetale, dell’Università Tuscia, a Viterbo, hanno studiato l’effetto inibitorio sulla crescita delle piante infestanti degli oli aromatici o le miscele dei fitofarmaci, da piante come la Lavandula officinalis, la comune lavanda.

Gli oli essenziali sono, come suggerisce il nome, l’essenza della pianta in termini di odore. Essi sono complesse miscele chimiche di prodotti naturali, che includono terpeni, alcoli, aldeidi e fenoli. La loro efficacia è dimostrata dal fatto che molti di questi prodotti sono presenti negli erbicidi e pesticidi.

Dai rubinetti campani esce veleno

Si torna a parlare del problema dei rifiuti in Campania, nell’ottica di una contaminazione che sembra non conoscere limiti: dall’aria al terreno alle acque, perchè in Natura, si sa, il deterioramento da inquinamento e da sostanze tossiche, è un fatto complesso e non circoscrivibile.
Tutto è legato, ogni azione deleteria e snaturata provoca più conseguenze, in più sfere della vita dell’uomo e dell’ambiente.

E così capita che il problema dei rifiuti campani assuma portata globale e non si possa più frenare l’ondata di catastrofi che ne conseguono.
L’ultima, in ordine di arrivo, ma non certo di importanza, è quella emersa nel corso di un’analisi delle acque campane.
Dai rubinetti esce veleno. Ennesimo segno di una contaminazione totale e della grave crisi ambientale ed igienico-sanitaria che sta vivendo questa regione.

Petizione di Greenpeace per fermare lo “Sporco Accordo”

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Una delle maggiori cause dell’inquinamento atmosferico, è risaputo, è dovuta agli scarichi delle automobili.
Questi mezzi di cui non riusciamo proprio a fare a meno producono una grossa percentuale di CO2 che, spargendosi nell’atmosfera, va ad aggravare l’effetto serra.

Le sue conseguenze sono visibili agli occhi di tutti. Ad esempio in Cina, nelle grandi metropoli, la gente è costretta a camminare per le strade con una mascherina sul volto perchè il boom economico ha portato ad una densità tale di auto da non lasciare più lo spazio nemmeno per passeggiare, con la conseguente difficoltà nel respirare. Se andassimo su una collina a debita distanza, potremmo vedere come la cappa di smog ha talmente circondato città come Pechino (ma anche molte metropoli europee o americane), da farle sembrare racchiuse in una campana di vetro. Solo che il vetro è fatto di sostanze tossiche.

Pulizie di primavera…ecologiche!

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Si avvicina la primavera: è tempo del cambio di stagione, di rispolverare casa fin negli angoli più remoti e aprire le finestre alla luce del sole!
Tempo di rinnovamento, e quale occasione migliore per cambiare anche il nostro modo di fare le pulizie e ripensarlo, magari in maniera ecologica?

Già, perchè i prodotti chimici che usiamo per lavare il bagno, i pavimenti, i vetri o per spolverare sono fortemente inquinanti, oltre che nocivi per la salute.