In questi giorni, fino al 17 marzo, si sta tiene a Marsiglia il Forum Internazionale sull’Acqua. Si tratta del più importante appuntamento annuale sul tema, specialmente in un periodo in cui la siccità è sempre più dilagante ed il problema dell’approvigionamento idrico diventa centrale nei programmi di ogni Paese. Tra gli invitati a tenere un discorso al mondo c’è anche l’ex Presidente russo Mikhail Gorbaciov, uno dei più grandi statisti dell’ultimo secolo e fautore della caduta del muro di Berlino.
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Indice sviluppo umano, Clark: “La sostenibilità non è solo una questione ambientale”
La sostenibilità non è esclusivamente o soprattutto una questione ambientale. Riguarda fondamentalmente il modo in cui noi decidiamo di vivere le nostre esistenze, con la consapevolezza che ogni cosa che facciamo ha delle conseguenze per i 7 miliardi di nostri simili che abitano il pianeta oggi, come pure per gli altri che verranno in futuro.
Ha dichiarato Helen Clark, Amministratrice dell’United Development Programme nel presentare il rapporto “Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti”, basato sull’Indice di sviluppo umano. Il rapporto ha messo in evidenza che la distribuzione del reddito è peggiorata nell’ultimo anno, gravando soprattutto sui Paesi in via di sviluppo, dove l’inquinamento delle acque e le carestie causate dalla siccità hanno favorito ulteriormente l’impoverimento ecologico, e sociale.
Siccità nel Mediterraneo: in parte è colpa dell’uomo
Se sul fenomeno della siccità un po’ tutti gli scienziati del mondo sono d’accordo, pare non lo siano quando ci sono da assegnare le “colpe”. Siccità e riscaldamento globale vanno a braccetto, e per questo si tende a spiegare entrambe allo stesso modo. Così chi afferma che per colpa dell’uomo c’è il riscaldamento globale dirà che la colpa è nostra anche per la siccità, e chi invece non ci ritiene responsabili afferma che la siccità è un fenomeno naturale. Gli scienziati del NOAA, uno dei più autorevoli centri di ricerca mondiale, si schierano nel primo gruppo.
Serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana, come scegliere il materiale giusto
La siccità che spesso affligge, complice anche i cambiamenti climatici, molte aree del mondo, ha portato ad un boom, in alcuni Paesi in cui il problema è più sentito, di serbatoi per la raccolta di acqua piovana, da utilizzare per diversi usi, domestici e non, quando l’acqua latita per via di precipitazioni scarse che inaridiscono il terreno, compromettendo le colture, o di problemi alla rete idrica che non permettono di ricevere il flusso delle reti civiche. Se state pensando di installare una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, è bene però fare molta attenzione al materiale principale di cui si compone per evitare un impatto eccessivo sull’ambiente e compiere una scelta più ecofriendly possibile.
Cambiamenti climatici: a rischio il Texas
Ci siamo ormai abituati a pensare che, mentre i Paesi Occidentali inquinavano e favorivano l’accelerazione dei mutamenti climatici, soltanto i Paesi più poveri, alcuni africani e del Sudamerica, potessero pagarne le conseguenze. Ma chissà, forse se qualche Stato tra i più ricchi cominciasse a capire cosa significa il riscaldamento globale, forse le grandi potenze potrebbero far qualcosa per arginare il fenomeno. E’ il caso del Texas, uno degli Stati più ricchi degli USA, che già oggi sta facendo i conti con uno dei più importanti periodi di siccità della sua storia.
Lago rosso sangue in Texas, uno scherzo della natura che fa gridare all’Apocalisse
E’ bastato un periodo di siccità che ha colpito lo stato americano del Texas, ed il lago di San Angelo si è in gran parte prosciugato sotto l’effetto di alcuni batteri che hanno colorato l’area di una tonalità rosso sangue. Chiunque abbia assistito alla scena è rimasto scioccato perché questa distesa rossa ricordava molto una delle sette piaghe dell’Apocalisse (il mare che si trasforma in sangue), ma in realtà di “apocalittico” c’è ben poco e, come per tutto, c’è una spiegazione scientifica.
Siccità, un nuovo sistema di desalinizzazione potrebbe debellarla
Oltre un terzo della popolazione mondiale vive in aree in cui la domanda di acqua dolce fa fatica ad essere soddisfatta. Entro il 2025, questo numero sarà quasi il doppio. Alcuni Paesi hanno risolto il problema sfruttando fonti naturali di acqua dolce, ma in molti casi la siccità, l’inquinamento o altri problemi, come ad esempio la crisi idrica del fiume Giordano, hanno dimostrato come molte di queste pratiche siano tutt’altro che sostenibili. Per questo è importante trovare una soluzione al più presto.
Nucleare: in Francia causa siccità e mette in pericolo l’agricoltura
Il nucleare, come abbiamo spesso visto su queste pagine, porta con sé un gran numero di problemi. Dalle radiazioni alle scorie, più o meno sono tutti noti, ma ce n’è uno che spesso passa in secondo piano, ed invece potrebbe essere il più importante di tutti: l’acqua.
Per far sì che una centrale funzioni, e che non corra il rischio di fondere il nocciolo provocando un disastro, c’è bisogno di una gran quantità d’acqua che possa raffreddarlo. Lo abbiamo imparato a Fukushima, vedendo che, dopo il terremoto e tsunami, c’è stato un problema con il rifornimento di acqua dolce (non va bene quella del mare) che ha poi portato alla fusione dei reattori. Ma cosa avviene quando l’acqua scarseggia?
Mutamenti climatici: gli uccelli cambiano abitudini migratorie
Come se non bastassero le evidenze delle temperature più alte degli ultimi secoli o le rilevazioni scientifiche inconfutabili sui gas serra e le rilevazioni di CO2, ecco che oggi arrivano due ulteriori esempi di come il cambiamento climatico sta già avendo un impatto facilmente misurabile sul mondo che ci circonda:
1) il calo della pioggia nelle zone tropicali ha portato gli uccelli migratori a ritardare la loro partenza per spostarsi verso Nord;
2) i livelli di biossido di carbonio più alti nell’atmosfera stanno causando una riduzione, nelle piante, del processo di rilascio di acqua nell’atmosfera che oggi è molto minore rispetto al passato.
Sudan: le pompe solari daranno l’acqua al popolo più povero del mondo
Il Sudan negli ultimi tempi è al centro delle attenzioni di tutto il mondo per via del referendum secessionista tra Nord e Sud del Paese. Ma qualsiasi siano i risvolti politici di quest’azione, una cosa non cambierà tanto in fretta: la carenza di acqua. La siccità è una delle tante cause, ma forse la più importante, che hanno portato l’area ad essere una delle più povere del pianeta.
Ora il Comitato internazionale della Croce Rossa si è messo al lavoro su un progetto che attenuerà il problema, iniziando per adesso solo in una città, Akobo, nella speranza che l’esperimento venga replicato nelle altre regioni in caso di successo: le pompe per l’acqua ad energia solare.
Un altro motivo per abbandonare il petrolio: riduce le riserve d’acqua
L’estrazione e la raffinazione del petrolio è un processo che costa acqua. Ogni Paese che estrae l’oro nero è costretto a sprecare miliardi di litri di un bene ancora più prezioso. Le compagnie petrolifere della contea di Kern, in California, hanno calcolato che servono otto barili di acqua per produrre un barile di petrolio. Anche un bambino della scuola elementare arriva a capire che non ci andiamo a guadagnare molto.
Sempre le stesse compagnie hanno consumato l’83% della distribuzione delle risorse idriche del distretto lo scorso anno, e poi ci sorprendiamo che il bene comune per eccellenza arrivi a costare così tanto. Un paradosso se consideriamo che i nuovi dati provenienti da High Country News spiegano che la California sta diventando un posto sempre più soggetto a siccità, in cui alle compagnie petrolifere è stato permesso di aspirare la maggior parte delle fonti d’acqua restituendo acque reflue inquinate. Secondo il network, le acque reflue minacciano l’agricoltura dal momento che questo liquido inquinato finisce nel sistema delle acque sotterranee.
Mutamenti climatici: le conseguenze sull’India
Volete conoscere gli effetti dei cambiamenti climatici sui villaggi dell’India? Basta chiedere ad Ajantha e Prabhati, due cittadine indiane che hanno parlato al Tribunale Nazionale del Popolo sulla crisi del clima, che si è tenuto a Delhi il mese scorso, dove le due donne hanno fornito le stime di quanto il litorale si sia spostato nell’entroterra e di come molte specie di pesci stanno scomparendo dalle acque locali. Un messaggio forte e chiaro a quanti negano l’esistenza dei cambiamenti climatici.
La riunione di Delhi è molto importante perché preparatrice agli incontri internazionali che si terranno il prossimo anno in Sudafrica per il COP17, per fare il punto della situazione nei Paesi in via di sviluppo. Lo Stato Occidentale indiano del Rajasthan registra un costante aumento della siccità ogni quattro anni, lasciando le persone che dipendono dall’agricoltura particolarmente vulnerabili.
Amazzonia, il nuovo allarme è la carenza d’acqua
L’Amazzonia sembra diventato un posto maledetto. Dopo anni di distruzione delle foreste, che per ora sembra calare, un nuovo allarme si staglia all’orizzonte: la mancanza d’acqua. In quasi tutte le aree del polmone del mondo, diversi tratti dei fiumi più importanti e dei loro affluenti si sono prosciugati quasi del tutto, riducendo i corsi d’acqua ad una vasta pianura di argilla e fango.
Per alcune persone che vivono e lavorano in questa parte del mondo, la vita sta diventando impossibile a causa della peggiore siccità degli ultimi anni. Si stima che oltre 62 mila famiglie siano state colpite dalla mancanza di precipitazioni, con oltre la metà dei comuni della regione che hanno adottato lo stato d’emergenza. E, sulla scia di un recente rapporto sulla siccità globale prevedibile a causa del cambiamento climatico, non si può che chiedersi se tali scenari diventeranno più frequenti qui e altrove.
Cambiamento climatico: dal 2030 la Terra inizierà a soffrire la febbre e la sete
Da anni si parla del cambiamento climatico. Alcuni perseverano nella via del negazionismo, altri confidano nelle infinite capacità tecnologiche umane, i più fatalisti si sforzano di non pensarci troppo e godersi a maggior ragione il presente, domani si vedrà, e c’è ancora qualche ottimista che ha fiducia nella resilienza dell’ecosistema planetario. A lungo gli stessi scienziati non si sono trovati d’accordo. Alcuni pronosticavano che un innalzamento delle temperature medie avrebbe fatto evaporare molta dell’acqua terrestre e che l’acqua sarebbe andata ad ovattare in uno spesso strato di nuvole la biosfera. Questo avrebbe provocato un abbassamento delle temperature di qualche grado o dell’entità di una glaciazione (global cooling). C’è chi paventava una tropicalizzazione del clima nelle fasce temperate. Da tempo la teoria più accreditata è quella di un generale riscaldamento del pianeta la cui conseguenza più diretta e disastrosa sarà una diffusa, gravissima siccità.
Ce ne dà ulteriore conferma anche l’ultima ricerca del National center for atmospheric research (Ncar): nei prossimi 30 anni l’Eurasia, il Centro America, il Sud America, l’Australia ed ovviamente l’Africa saranno assoggettati a periodi di lunghissima siccità, che ne sconvolgerà pesantemente gli ecosistemi naturali. Lo studio, pubblicato su “Wiley interdisciplinary reviews: climate change“, guarda con particolare “preoccupazione” a grandi parti del Brasile, al Messico, a tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo e all’Asia sudorientale, compresa parte della Cina.