L’Everest come non li si era mai visto prima: una foto navigabile da 2 miliardi di pixel è stata realizzata dal regista David Breashears e dall’organizzazione no profits Glacier Works, entro il Progetto Glacier Works che vuole diffondere informazioni relativi allo stato dei ghiacciai in relazione ai cambiamenti climatici. Un’immagine sbalorditiva del ghiacciaio Khumbu, creata, per la precisione, a partire da scatti realizzati sull’Osservatorio Pumori.
scioglimento dei ghiacciai
Scioglimento ghiacciai italiani, situazione grave, arriva un nuovo catasto
Negli ultimi mesi si sono rincorsi gli allarmi da parte di vari istituti relativi allo scioglimento dei ghiacciai montani nel nostro paese. Arriva ora il progetto dell’Università di Milano (e non solo) per un nuovo catasto che possa utilizzare i dati raccolti negli ultimi anni diventando un nuovo punto di riferimento per l’analisi, la riflessione, lo studio e le proiezioni future relative al grave problema dello scioglimento dei ghiacciai montani nel nostro paese.
Groenlandia, 97% dei ghiacci in preda allo scurimento
Raro e diffuso fenomeno di scioglimento e scurimento dei ghiacci per la Groenlandia: il 97% dei ghiacci sono in preda allo scurimento consecutivo al grande caldo di luglio e derivante dal mescolarsi della neve con i detriti. Lo scurimento comporta una minore capacità di riflettere la luce del sole, e quindi un maggior grado di scioglimento dei ghiacci.
Pinguino Imperatore, popolazione è il doppio del previsto
Ottime notizie in chiave di conservazione delle specie. Uno degli animali che maggiormente si credeva rischiasse l’estinzione, il pinguino imperatore, in realtà è meno in pericolo di quanto si potesse pensare. E’ vero che gli sta letteralmente mancando la terra sotto i piedi a causa dello scioglimento dei ghiacciai, ma dalle ultime rilevazioni effettuate attraverso le foto satellitari pare che la popolazione sia il doppio di quanto non avessero calcolato in precedenza i ricercatori di tutto il mondo.
Il riscaldamento globale fa “ingrassare” la Terra
Per 12 mila anni la Terra è dimagrita di circa 7 millimetri ogni 10 anni. Ora però pare che sia partita un’inversione di tendenza che la sta facendo “ingrassare” della stessa grandezza, cioè 7 millimetri per decennio. Che stia mangiando anche lei cibo spazzatura? Può darsi, a patto che per cibo spazzatura si intendano CO2 ed altri gas serra che favoriscono il fenomeno del riscaldamento globale.
Scioglimento ghiacciai: 3 su 4 si sciolgono, ma non spariranno
Nella diatriba tra chi afferma che i ghiacciai del mondo sono destinati a sparire e chi afferma che si tratta solo di storie inventate, cerca di mettere ordine l’Indian Space Research Organization, l’agenzia spaziale indiana che, tra tutte queste voci, è la diretta interessata visto che tra i ghiacciai destinati a sciogliersi ci sono quelli dell’Himalaya.
L’Isro in parte conferma la tesi dell’IPCC, il panel sui cambiamenti climatici voluto dall’Onu, confermando che il 75% dei ghiacciai (3 su 4) si sta sciogliendo. Viene però smentita la teoria che entro il 2035 siano destinati a sparire. In realtà essi saranno ancora lì, solo che al massimo saranno un po’ più piccoli.
Mercurio, il ruolo del ghiaccio marino nel frenare l’inquinamento
Un team di ricerca franco-americano, in un recente studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Nature Geoscience, ha evidenziato il ruolo chiave che svolgono i ghiacci nel ciclo del mercurio nell’Artico.
Bloccando la luce del sole, le distese di ghiaccio marino influenzerebbero la ripartizione e il trasferimento in atmosfera di forme tossiche di mercurio presenti nelle acque di superficie del Mar Glaciale Artico.
Questi risultati suggeriscono che il clima gioca un ruolo chiave nel ciclo del mercurio, e che le emissioni di mercurio in atmosfera potrebbero essere accentuate dallo scioglimento del ghiaccio marino artico.
Aumento della temperatura di 2 gradi: impossibile da evitare
Scienziati e ambientalisti di tutto il mondo si stanno dando da fare da anni ormai per tentare di limitare l’aumento della temperatura globale di due gradi, soglia che, secondo molti, comporterebbe una serie di disastri naturali a partire dallo scioglimento dei ghiacciai.
Ma tutti questi sforzi potrebbero essere stati vani, se Steven Davis, ricercatore dell’Università di Stanford, e Martin Hoffert della New York University, avessero ragione. Davis spiega in un articolo recentemente pubblicato su Science che teoricamente non è impossibile bloccare l’incremento delle temperature, ma è un’impresa talmente titanica che le possibilità che l’umanità ce la faccia sono ridotte all’osso.
Conseguenze dell’accordo di Copenaghen? Aumento della temperatura di 3 gradi con relativi disastri
L’accordo di Copenaghen non ha fatto contenti i capi di Stato, figuriamoci gli attivisti e la gente comune. Mentre c’è ancora una piccola speranza che qualcosa possa cambiare se nell’incontro del dicembre prossimo si troverà un accordo più duro, Greenpeace calcola gli effetti di questa specie di trattato che di fatto rende ancora libere le nazioni di inquinare. Se le cose dovessero rimanere così, l’associazione ambientalista calcola che ci sarà un aumento delle temperature globali di 3 gradi (e non di due come prospettato all’inizio), con dei disastri inevitabili.
Il primo e più noto, è lo scioglimento dei ghiacciai. Mentre la maggior parte delle pareti ghiacciate in tutto il pianeta ha già cominciato a sciogliersi, non facendo nulla accelererà questo suo processo. Questo significherà perdere i ghiacciai tibetani nell’arco di 40 anni, la gente che vive sotto condizione di “stress idrico”, che al momento si stima in un miliardo di persone, diventerebbe 3,2 miliardi. Alle persone che oggi non hanno cibo si aggiungeranno altre 200-600 milioni di affamati.
Tra 90 anni San Francisco non esisterà più. Almeno in superficie
Altro che riscaldamento globale. Qui si parla di una vera e propria catastrofe. Dopo osservazioni, raccolte di dati, esperimenti e controesperimenti, ormai non ci sono più dubbi. E’ talmente sicuro che la California sarà una delle regioni più colpite al mondo dai cambiamenti climatici che il suo governatore, Arnold Schwarzenegger, è stato costretto ad andare in televisione ed annunciare al suo popolo cosa gli scienziati gli hanno appena riferito: buona parte della città di San Francisco, ma gran parte della west coast in generale, entro la fine del secolo sarà sommersa.
Già da tempo ci si aspetta la rottura della faglia di San Andrea, la quale potrebbe far staccare un pezzo della California dal resto degli Stati Uniti, o peggio ancora potrebbe farla affondare, ma a tutto questo si aggiunge lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello degli oceani, l’eccessiva pressione di strade e abitazioni su un territorio troppo fragile per sostenerle e lo stravolgimento delle temperature. Tutti fattori che fanno pensare che tutta la zona costiera di una delle città più belle del mondo potrebbe trovarsi un metro e mezzo sott’acqua entro il 2099.
Inondazioni e uragani: ecco cosa accadrà al mondo senza l’intervento per ridurre le emissioni
L’Onu ha da qualche anno avviato un progetto, denominato Ipcc Project, per rilevare la situazione dei cambiamenti climatici, monitorarla in tempo reale, e predire cosa potrebbe accadere in caso di disastro naturale. La task force, dopo diversi anni di studi, ha concluso che la situazione è molto preoccupante, ma siamo ancora in grado di arginarla. Anche l’Ipcc è d’accordo sulla soglia dei due gradi di riscaldamento delle temperature medie globali, il che significa che il mondo deve assolutamente frenare o, meglio ancora, diminuire le sue emissioni.
Se queste continueranno ad aumentare, non si potrà tornare indietro, e la Terra rischierebbe una vera e propria rivoluzione. La prima e più diretta conseguenza sarà il famoso scioglimento dei ghiacciai, il quale porterebbe, entro il 2050, ad un innalzamento di mezzo metro delle acque. Cosa significa? Può sembrar poco, ma città intere come New York, Miami, Shangai o Calcutta verrebbero letteralmente spazzate via.
Un termometro terrestre ci dirà lo stato di salute del nostro pianeta
Secondo gli esperti dei cambiamenti climatici, il nostro pianeta ha la febbre. Lo scioglimento dei ghiacciai è solo un segno netto dei cambiamenti radicali che possiamo aspettarci. Ma gli effetti del riscaldamento globale in materia di agricoltura e risorse idriche restano ancora un mistero. Una nuova invenzione della Tel Aviv University, una sorta di “termometro ottico terrestre” (OSD), potrà aiutare a risolvere il mistero e fornire un nuovo strumento diagnostico per valutare la salute del nostro pianeta.
Secondo il prof Eyal Ben-Dor del Dipartimento di Geografia, il termometro aiuterà gli scienziati, urbanisti e gli agricoltori a comprendere la salute durante i cambiamenti del suolo, nonché i suoi potenziali problemi agricoli. Spiega il professore che:
Attraverso un piccolo foro nella superficie della terra, siamo in grado di valutare ciò che sta sotto di esso.
Quando il cambiamento climatico altera radicalmente il nostro pianeta, questo termometro può subito dire ai geografi quali parti di una nazione stanno meglio o quali peggio, per quanto riguarda l’agricoltura. L’efficacia dell’OSD è stata recentemente riportata in Soil Science Society of America Journal.
Un’applicazione iPhone ci spiega gli effetti del riscaldamento globale
Nonostante alcuni degli effetti del cambiamento climatico siano ancora impercettibili a degli occhi non molto addestrati, non ci può essere alcun dubbio sul fatto che il quadro allarmante dipinto dallo scioglimento dei ghiacciai è in continua evoluzione. Diversi fiumi si ritirano, il ghiaccio si scioglie scavando valli, e dunque, secondo gli scienziati, possiamo notare degli anticipi dei cambiamenti climatici, che a loro volta aiutano a riconoscere i segnali di un mondo riscaldato.
Ora una nuova applicazione dell’iPhone sta aiutando i visitatori delle Alpi svizzere a capire come il cambiamento climatico sta alterando il paesaggio, in modo tale da rendere semplice la visione anche a quel visitatore che dicevamo prima, non proprio allenato, in grado ora di cogliere certi segnali.
Inventato metodo per purificare le acque reflue producendo elettricità
Visto l’imminente problema dello scioglimento dei ghiacciai, e del conseguente aumento dei livello dei mari, accompagnato dalla crescente siccità, come mai non si pensa a sfruttare proprio questo fenomeno, cioè l’aumento dell’acqua salata, per girarlo a nostro favore? Ci ha pensato un team di scienziati americani e cinesi, che hanno messo a punto una tecnica che potrebbe rivoluzionare l’approvigionamento dell’acqua a livello mondiale.
Un processo che pulisce le acque reflue e genera l’elettricità può anche eliminare il 90% del sale dall’acqua salmastra o acqua di mare, rendendola talmente pulita da poterla bere, o almeno utilizzarla per usi industriali. Molte nazioni già dissalano l’acqua utilizzando un processo di osmosi inversa (si spinge l’acqua ad alta pressione attraverso le membrane che permettono all’acqua di passare, ma non al sale) o l’elettrodialisi (un processo che utilizza l’elettricità per filtrare gli ioni di sale nell’acqua attraverso una membrana). Entrambi i metodi richiedono grandi quantità di energia.
La dissalazione dell’acqua può essere realizzata senza un input di energia elettrica o acqua ad alta pressione utilizzando una fonte di materia organica come combustibile per dissalare l’acqua
spiegano i ricercatori in una recente relazione online su Environmental Science and Technology.