Expo2015, il padiglione del Bangladesh e la coltivazione sostenibile del riso

Il padiglione del Bangladesh all’Expo2015 di Milano è compreso nel cluster del riso, e sarà proprio il riso a caratterizzare tematicamente lo spazio espositivo del Bangladesh, che in linea con gli altri paesi appartenenti al cluster, si presenterà ai visitatori come una sorta di risaia, tra coltivazioni e grandi specchi che rievocano l’acquosa coltura del cereale, alimento base, sulla Terra, per quasi tre miliardi di persone.

risaia cina

Ambiente, in Cina risaie sopra i tetti

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Per il 2012 il governo di Pechino, insoddisfatto del raccolto di riso dell’anno precedente, ha chiesto alla popolazione di accrescere la produttività del cereale nazionale e messo in atto una serie di agevolazioni e incentivi alla produttività. Il risultato? Un contadino di un piccolo villaggio vicino Shangai ha cominciato a coltivare riso sul tetto della sua abitazione!

Allarme cesio radioattivo nel riso vicino Fukushima

Trovato cesio radioattivo sopra i livelli nel riso coltivato a circa 60 km dalla centrale nucleare di Fukushima. Vietato il consumo e le esportazioni del cereale contaminato. Il pericolo per l’agricoltura e per la salute dell’uomo, molto temuto in questi ultimi mesi in Giappone, oggi ha messo in allarme i coltivatori di riso nei pressi della centrale del disastro del marzo scorso.

Un riso due volte più produttivo sconfiggerà la fame nel mondo

Uno dei temi più caldi che stimola l’ingegno di scienziati e cervelli di tutto il mondo è l’individuazione di soluzioni concrete e valide all’annoso problema della fame nel mondo. Migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, muoiono ogni giorno nelle aree sottosviluppate della Terra per malattie legate alla malnutrizione, o peggio, si spengono letteralmente di fame e di stenti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta ha trovato il modo di raddoppiare la produzione dalle colture di riso, in alcuni dei Paesi pià poveri del mondo, facilitando in tal modo l’approvvigionamento alimentare delle popolazioni in difficoltà.

Girolamo Bernier, un dottorando del Department of Agricultural, Food and Nutritional Science ha identificato un gruppo di geni del riso che consentono un rendimento fino al 100 per cento in più anche in gravi condizioni di siccità.

Ridurre l’accumulo di arsenico nelle piante: scoperta la proteina responsabile dell’assorbimento

L’arsenico è un elemento chimico molto tossico e canceroso, presente in natura nelle rocce e nel suolo. Sono numerosi i paesi che, in base ai dati dell’UNESCO, devono fare i conti con le alte concentrazioni di arsenico nel suolo e nelle falde acquifere e spesso anche le colture, e in particolare il riso, vengono contaminate dall’arsenico, costituendo un grave rischio per la salute dell’uomo. Ingerire alte quantità di arsenico, infatti, può causare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,  la cosiddetta arsenicosi, una malattia che genera, tra gli altri, disturbi della pelle, cancro ai reni e alla vescica. Per far fronte a questo grave problema che affligge milioni di persone nel mondo, negli anni numerosi scienziati si sono dati da fare per trovare soluzioni adeguate. Alcuni ricercatori dell’Università di Gothenburg in Svezia, ad esempio, sono riusciti a capire come funziona il meccanismo di trasferimento dell’arsenico nelle piante, identificando quali sono le proteine responsabili dell’assorbimento.

La rivoluzione alimentare si farà con il riso

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Il problema del costo del cibo, che da un anno a questa parte sta peggiorando la situazione di milioni di persone in tutto il mondo, potrebbe essere risolto in maniera naturale. Si chiama “Rivoluzione del Cibo“, e si basa su un nuovo modo di coltivazione del riso.

Lo scienziato in questione è il professor Norman T. Uphoff, docente della Cornell University, che si è posto il problema di come risolvere la crisi alimentare globale, senza ricorrere all’ingegneria genetica.

Emergenza Cibo, intervengono Onu e Fao

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Non solo più gli allarmi della Fao, adesso anche l’Onu interviene nel problema dell’elevato costo del grano e del riso che sta investendo tutto il mondo. A pagarne le conseguenze peggiori, come al solito, sono i Paesi del Terzo Mondo, quelli che a malapena riuscivano a garantirsi una minima parte di questi generi alimentari, sufficienti almeno per non morire di fame.

Le associazioni umanitarie hanno lanciato un appello qualche giorno fa: raccogliere due miliardi e mezzo di dollari per fronteggiare l’emergenza e far abbassare il prezzo del cibo. Una task force dell’Onu invece si occuperà di capire il perchè di questo aumento sproporzionato dei prezzi, e di tentare di bloccarlo.