Erano molte le attese attorno alla Cop21, la XXI Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico ospitata a Parigi. Un vertice tra i rappresentati delle nazioni del mondo chiamati a decidere una politica comune e coordinata per limitare gli effetti negativi del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. In questo quadro complesso il summit di Parigi si è lungamente avvolto in una trattativa tra interessi contrapposti fino a produrre un accordo condiviso che apre nuovi scenari per le politiche ambientali.
riscaldamento climatico
Scioglimento ghiacciai ripreso dal satellite
Lo scioglimento dei ghiacciai è ormai certificato. Anche se ormai le persone che non ci credevano sono rimaste davvero poche, se ci fosse stato bisogno di una prova certa, ecco che la fornisce il satellite Envisat. Secondo i dati raccolti dal professor Helmut Rott dell’Università di Innsbruck, in Austria, nella zona dell’Antartide dal 2002 ad oggi si sono persi circa 2 mila chilometri quadrati di ghiaccio, di cui 1790 solo sulla piattaforma Larsen B.
Corrette le stime dell’innalzamento del livello dei mari, ma la preoccupazione resta
I glaciologi del Laboratorio di Studi Spaziali in Geofisica e Oceanografia dell’Università di Tolosa e dei loro colleghi statunitensi e canadesi hanno dimostrato che gli studi precedenti hanno ampiamente sopravvalutato la perdita di massa dei ghiacciai dell’Alaska nel corso degli ultimi 40 anni. Dati recenti provenienti dai satelliti e dai centri di rilevazione hanno permesso ai ricercatori di mappare ampiamente la perdita di massa in questi ghiacciai, che hanno contribuito allo scioglimento che ha innalzato di 0.12 mm/anno il livello del mare tra il 1962 e il 2006, invece di 0,17 millimetri/anno, come precedentemente stimato.
I ghiacciai montani coprono tra 500.000 e 600.000 km2 di superficie terrestre (circa le dimensioni della Francia), che è poco rispetto al settore della Groenlandia (1,6 milioni di km2) e dell’Antartide (12,3 milioni di km2). Nonostante le piccole dimensioni, i ghiacciai di montagna hanno svolto un ruolo importante nel recente innalzamento del livello del mare a causa del loro rapido scioglimento in risposta al riscaldamento climatico globale.
Anche le anatre rischiano l’estinzione
La perdita di zone umide di alcune regioni con estese praterie del Nord America, causata da un clima più caldo e secco, influenzerà negativamente milioni di uccelli acquatici che dipendono dal cibo della regione, secondo una ricerca pubblicata il 1 febbraio sulla rivista Bioscience. La nuova ricerca mostra che la regione sembra essere molto più sensibile al riscaldamento climatico e alla siccità di quanto si pensasse.
L’impatto per i milioni di anatre attratte dalle zone umide per gli innumerevoli siti di riproduzione in primavera rende difficile immaginare come si possa mantenere il livello attuale delle popolazioni di uccelli acquatici in condizioni climatiche alterate. I genitori non possono avere il tempo per allevare i loro piccoli fino all’età in cui possono volare a causa dell’essiccazione delle zone umide che avverrà troppo in fretta nel clima più caldo del futuro
ha spiegato il dottor Glenn Guntenspergen, un ricercatore US Geological Survey e uno gli autori del rapporto. Un nuovo modello di zona umida sviluppato dagli autori per capire gli impatti del cambiamento climatico sulle zone umide della regione fornisce proiezioni importanti sulle riduzioni del volume di acqua, la riduzione del tempo in cui l’acqua rimane nelle zone umide e le modifiche alla dinamica della vegetazione delle zone umide in questa regione di 800.000 km quadrati.
Un eccesso di Co2 ha portato in passato all’estinzione di quasi tutte le specie viventi. E può ripetersi
I combustibili fossili si sono macchiati di un nuovo delitto. Un eccesso di combustione di idrocarburi, alla fine del periodo Permiano, può avere portato la Terra alla più devastante estinzione di massa che abbia mai visto, causata da incontri esplosivi tra magma e carbone che ha rilasciato enormi quantità di anidride carbonica, più nel corso di quei pochi anni che in tutta la storia umana.
Circa 250 milioni di anni fa, la cosiddetta “Grande Morte” ha visto il 70% delle specie spazzate via dalla terra e il 95% dagli oceani. Un indizio di ciò che potrebbe avere provocato questo disastro sta nel magma solidificato di quel tempo, che è presente in una zona della Siberia, dove anche il carbone è abbondante.
Un suggerimento è che il calore del magma potrebbe avere sfornato molti miliardi di tonnellate di CO2 per un periodo geologicamente breve di poche migliaia di anni. Il successivo cambiamento climatico e l’acidificazione degli oceani hanno causato le estinzioni. Ora Norman Sleep e Darcy Ogden, entrambi della Stanford University in California, pensano che il limite per la riproposizione della Grande Morte potrebbe essere stata ancora più rapido e più terrificante.
L’Australia fissa l’obiettivo del 20% della produzione energetica dalle rinnovabili entro il 2020
Il parlamento australiano ieri ha approvato una legge che fissa al 20% l’elettricità del Paese che dovrà provenire da fonti rinnovabili entro il 2020, in linea con gli obiettivi europei. La legge porterebbe a quadruplicare la quantità di energie rinnovabili fissata dal precedente Governo nel 2001 e fornirà abbastanza energia pulita per dare elettricità a 21 milioni di australiani.
Ma non tutti sono contenti, anzi pare che alcuni funzionari più “aggressivi” chiedano ulteriori tagli alle emissioni di gas serra. Il progetto di legge è stato approvato dopo che il Governo ha raggiunto un accordo con l’opposizione con l’intento di aumentare l’assistenza alle industrie che consumano molta elettricità, creando anche delle garanzie per gli investimenti in materia di carbone e per l’industria mineraria.
Ecco come il cambiamento climatico può distruggere l’America
Fino ad ora ci eravamo sempre occupati dei piccoli Paesi che, a causa del riscaldamento climatico, vedono a rischio la propria terra, e corrono il pericolo di sparire dalla cartina geografica. Ma non avevamo mai considerato cosa accadrebbe se questo scenario apocalittico accadesse dalle nostre parti, magari nel Paese maggiormente responsabile di questo disastro, e cioè l’America.
Josh Levin, giornalista e scrittore, delinea i possibili scenari futuri che l’America dovrà affrontare se il cambiamento climatico continuerà in questa direzione. Levin comincia la sua analisi non da ciò che potrebbe essere, ma da ciò che si può già escludere. Prendendo in considerazione i disaster movie e le possibilità da loro prospettate, Levin si sente di poter escludere la possibilità di una guerra tra Stati Uniti e Canada, o l’esodo di massa verso i territori al confine con lo Stato del Nord America. Possibile invece che le terre intorno ai Grandi Laghi diventino l’ultimo baluardo di speranza per i sopravvissuti della Florida e della California che vedrebbero le loro case scomparire sotto l’acqua. Ma altri scenari sono possibili.
Colin Finlay: fotografo e ambientalista
Catturare in uno scatto i disastri climatici, i cambiamenti negli equilibri degli ecosistemi terrestri, la fame in Africa, l’inquinamento, la deforestazione. Riuscire a rappresentare con delle foto vivide e terribilmente
Drammatiche previsioni sugli effetti dei cambiamenti climatici: primavera 2008

La crescente attenzione che si registra per le tematiche ambientali è giustificata senza dubbio dalle previsioni drammatiche degli esperti sugli effetti dei cambiamenti climatici, un aumento che potrà causare un forte aumento degli impatti con riduzione della produttività agricola e delle risorse idriche in vaste aree, spostamenti geografici di specie, perdite totali di biodiversità e rischio di estinzione per circa 20-30 per cento delle specie vegetali e animali
prosegue Coldiretti. Sono 9 le specie vegetali messe sotto la lente della “Mappa della primavera”, (il progetto realizzato da Federparchi, Legambiente e Coldiretti con la collaborazione scientifica dell’Università degli studi di Roma “la Sapienza”, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ): albero di Giuda, corniolo sanguinello, erica, mirto, ginestra, sorbo, sambuco, ulivo e castagno.