Discarica

Discarica

La discarica è il luogo in cui vengono depositati, in modo non selezionato, i rifiuti solidi urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività dell’uomo, come gli scarti industriali, i detriti di costruzione. Questi rifiuti sono dunque quelli che si è scelto di non riciclare, di non sottoporre a trattamento meccanico-biologico (TMB), e di non bruciare negli inceneritori o nei termovalorizzatori per produrre energia. Il TMB è una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati che vengono lasciati decomporre o in modo anaerobico o in modo aerobico, ossia mediante compostaggio.

In Italia si distinguono tre diversi tipi di discariche, per il Dlgs. 36/2003: la discarica per rifiuti inerti, quella per rifiuti non pericolosi ed infine la discarica per rifiuti pericolosi. La normativa derivata dalla direttiva europea 99/31/CE, definisce anche il piano di sorveglianza e la gestione delle discariche, e il controllo periodico dei parametri chimici, chimico-fisici, meteoclimatici, idrogeologici e topografici. Ogni discarica difatti deve seguire controlli specifici che riguardano il monitoraggio delle acque sotterranee, per scongiurare ogni infiltrazione del terreno e delle falde acquifere; il controllo delle acque meteoriche che la attraversano, e del percolato, il liquido proveniente dalla decomposizione dei rifiuti. Altri parametri da monitorare periodicamente sono le emissioni di gas dalla discarica, la qualità dell’aria circostante e i parametri meteoclimatici delle zone limitrofe; la morfologia della discarica e il corretto smaltimento dell’amianto. La direttiva europea stabilisce anche che nelle discariche devono essere smaltiti, attraverso il compostaggio, solo materiali a basso contenuto di carbonio organico non riciclabili in altro modo. Prima che i rifiuti solidi urbani, le plastiche e i rifiuti pericolosi si decompongano del tutto occorre un periodo di tempo che va tra i 300 e i 1.000 anni.

La Spagna genera oltre il 7% della sua energia dai rifiuti

impianto trattamento rifiuti di Monfrague

Risolvere due enormi problemi con un’unica soluzione si può. Di questo ne sono convinti i ricercatori dell’Università di Saragozza (UNIZAR) che hanno calcolato l’energia e il potenziale economico dei rifiuti solidi urbani, dei fanghi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque e dei liquami di allevamento per la produzione di energia elettrica in Spagna. Questi residui sono fonti alternative di energia rinnovabile, che sono più rispettosi dell’ambiente e, nel caso dei rifiuti solidi urbani, più convenienti.

Utilizzare i rifiuti per produrre elettricità ha vantaggi economici e ambientali.

Si dà un valore aggiunto ai rifiuti, perché può essere visto come un tipo di carburante a costo zero, o addirittura un costo negativo, se sono pagate delle tasse per raccoglierla

spiega Norberto Fueyo, autore principale dello studio e ricercatore presso il Fluid Mechanics Group dell’UNIZAR. Secondo il ricercatore, la produzione di energia elettrica da rifiuti evita anche gli impatti sull’ambiente dovuti alle discariche (che rilasciano metano e altri gas inquinanti), o agli inceneritori,  riducendo il volume dei rifiuti che raggiunge i siti di discarica.

E’ in arrivo la nuova generazione degli inceneritori: quelli con la Torcia al Plasma

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Una nuova idea proposta dalla “Celtica Ambiente” e subito rilanciata dal WWF per lo smaltimento dei rifiuti sarà sperimentata nei prossimi mesi in alcuni paesi del Veneto. Si chiama “smaltimento ecologico dei rifiuti con recupero energetico mediante gassificazione al plasma“.

Scoperto durante uno studio dell’Azienda Aerospaziale Americana durante l’esperimento di verifica della resistenza ad altissime temperature delle navicelle spaziali, si è sperimentata la cosiddetta “Torcia al Plasma” anche a fini industriali, con l’intento di modellare i metalli, per la saldatura, il taglio, ecc. Ma il miglior utilizzo possibile è quello per lo smaltimento dei rifiuti industriali tossici/nocivi (uno su tutti, l’amianto), anche se per ora nessuna di queste tecnologie è stata utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Il Teleriscaldamento si diffonde anche in Italia

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Finora abbiamo trattato in questo blog di energia fotovoltaica, di eolico e di nucleare pulito. Ora facciamo la conoscenza di un nuovo sistema di produzione energetica alternativa. E’ un sistema di cui se ne parla ancora poco, ma alcuni comuni italiani se ne sono già attrezzati. Stiamo parlando del “Teleriscaldamento“.

Questo nuovo metodo di produzione energetica prevede che, al livello comunale, venga costruito un impianto centralizzato il quale, attraverso tubature speciali, faccia passare acqua calda o energia elettrica direttamente nel sottosuolo, fino a farla arrivare nelle case. In senso pratico questo significherebbe un grosso risparmio energetico a livello individuale, in quanto arrivando già l’acqua calda, si risparmierebbe sulle caldaie, che producono una quantità molto elevata di CO2. Ma anche energia elettrica per i frigoriferi o gas che va ad alimentare i termosifoni.