Lotta ai cambiamenti climatici: la Cina sta facendo molto più degli Stati Uniti

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La Cina viene spesso accusata di non fare abbastanza per ridurre l’anidride carbonica e le altre emissioni inquinanti delle sue fabbriche alimentate da centrali elettriche a carbone. Ma un nuovo rapporto suggerisce che il Paese sta facendo molto più di altri per affrontare i cambiamenti climatici. O almeno più di quello che gli viene attribuito. In realtà, i suoi standard ambientali superano addirittura quelli degli Stati Uniti in alcune misure fondamentali.

Il World Resources Institute (WRI), un rispettato osservatore ambientale con sede a Washington DC, dice che la Cina è sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo principale sul cambiamento climatico, che è un 20% di riduzione dell’intensità energetica (la quantità di energia utilizzata per ogni dollaro di prodotto interno lordo) entro la fine del prossimo anno. Tagliare l’intensità energetica dell’economia cinese in questo modo porrà un freno alla crescita delle emissioni nazionali di biossido di carbonio.

Norvegia: obiettivo emissioni zero entro il 2030

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La Norvegia ha appena annunciato di aver deciso di prendere l’iniziativa sulla scena mondiale in merito al taglio del carbonio. Se un trattato globale può essere negoziato a Copenaghen il prossimo dicembre, la nazione si impegna a fare di più, e cioè spera di riuscire a ridurre le emissioni di carbonio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020. Ma l’obiettivo più ambizioso fissato da qualsiasi nazione sviluppata al mondo, quello della Norvegia, è impegnarsi a diventare completamente ad “emissioni zero” nei soli 10 anni successivi.

L’annuncio ha contribuito a riaccendere le speranze che un trattato globale sul clima fosse possibile, e ha già trascinato l’ambizioso Giappone sui piani di contenimento delle emissioni. Sembra che ci sia una volontà crescente di seguire tali percorsi sul fronte del clima nella comunità internazionale. Almeno da parte delle nazioni più sensibili al problema.

Ecoguida Greenpeace: Nokia sempre più sola al comando, Nintendo sempre peggio

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La famosa ecoguida di Greenpeace sui prodotti tecnologici è nuovamente aggiornata, e comporta alcune novità in quanto ad impegni ecologici. Sony, e soprattutto Philips, si lasciano alle spalle le zavorre inquinanti ed il poco interessamento all’ecologia, e si sono impegnati più di tutti nel rendere i propri prodotti quanto più eco-friendly possibile.

La classifica dell’associazione ambientalista tiene conto delle principali compagnie tecnologiche mondiali (in questo caso ben 18), prendendo in considerazione in primis ciò che hanno fatto per l’ambiente, e dunque i prodotti fabbricati con materiali non tossici, l’uso di tecnologie rinnovabili, ecc.; e poi considera gli impegni e le promesse, nonché le scadenze entro le quali le compagnie dovranno raggiungere determinati obiettivi. Dopo il salto, la nuova classifica.

Emissioni pro capite, ecco quanto inquinano le singole nazioni del mondo

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Guardando le emissioni di carbonio di un Paese non si riesce raccontare la storia completa di quanto esso contribuisce al riscaldamento globale. La Cina, per esempio, leader mondiale delle emissioni totali (6.018 milioni di tonnellate di anidride carbonica) ha superato gli Stati Uniti (5.903) nel 2007. Ma tutto ciò che i freddi dati in realtà dicono è che la Cina è un Paese in rapido sviluppo, con un sacco di gente.

Una misura più utile per capire l’effettivo apporto di ogni Paese è il dato sulle emissioni di anidride carbonica pro capite. Ai sensi di tale misura, l’americano medio è responsabile per 19,8 tonnellate a persona, i cinesi solo 4,6, addirittura meno degli italiani, che ne emettono 8,05.

L’esame della CO2 pro capite in tutto il mondo ci mostra anche il divario tra la responsabilità del mondo sviluppato per i cambiamenti climatici e quella dei Paesi in via di sviluppo. Mentre l’Australia emette addirittura 20,6 tonnellate a persona (in parte a causa della sua dipendenza dal carbone) e il Regno Unito solo 9,7 (in parte spiegato dalle centrali a gas), l’India, indicata come una delle nazioni più inquinanti, produce soltanto 1,2 tonnellate a testa. E sapete qual è il Paese più inquinante? Che ci crediate o meno, sono le Isole Vergini, che producono 118,3 tonnellate di CO2 a persona, 5 volte quelle degli Stati Uniti.

Il colosso cinese fa promesse ecologiche, ma siamo sicuri che le manterrà?

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Da qualche tempo si è diffusa la notizia che la Cina sta intraprendendo una via ecologica nello sviluppo della sua economia. Oltre che su queste pagine, i media di tutto il mondo fanno a gara per elogiare gli annunci di Pechino, salvo poi mantenere delle riserve sulla sua effettiva applicazione. Secondo un articolo dell’Associated France Press lo sviluppo sostenibile cinese non è poi così incoraggiante.

La Cina è ancora un paese in via di sviluppo e il compito che la caratterizza attualmente è sviluppare la propria economia e ad alleviare la povertà, così come aumentare la qualità della vita della sua gente. Dato che è naturale che la Cina possa avere un aumento nelle emissioni, non è possibile, in tale contesto, accettare un obiettivo vincolante o obbligatorio.

Il portavoce del ministero degli esteri cinese Qin Gang indica che la crescita dovrà proseguire sulla strada delle basse emissioni di carbonio. E’ comprensibile il desiderio della Cina di sviluppare la sua economia, ma pare proprio che questo possa avvenire al costo di nuove emissioni di anidride carbonica le quali, considerandole pro capite, è facile immaginare saranno importanti.

Ridurre le emissioni mondiali di CO2 si può, con piccoli accorgimenti

Se c’è una scelta che facciamo ogni giorno che riguarda il maggior impatto sulla nostra impronta ambientale, per la maggior parte di noi è come ci muoviamo. Secondo il Rapporto 2007 della Conferenza intergovernativa Panel on Climate Change, i trasporti sono i responsabili per il 13,1% di tutte le emissioni di gas serra generate dall’uomo a livello mondiale. Il picco, come quasi tutto il resto, va agli Stati Uniti, che contribuiscono per il 34% con 25,9 tonnellate di carbonio rilasciate nell’atmosfera per ogni singolo cittadino in un anno.

Dal momento che la guida è un evento quotidiano per la maggior parte di noi, piccole modifiche che tagliano ogni giorno una piccola percentuale di inquinamento, possono poi portare ad un cambiamento significativo nelle emissioni di CO2 nel corso di un anno.

Secondo l’EPA, la media di una famiglia composta da due persone emette 13 tonnellate di carbonio nell’atmosfera ogni anno, senza contare il trasporto. Per ogni occidentale medio l’auto pompa 5 tonnellate di carbonio percorrendo all’incirca 350 km a settimana. Ora vediamo cosa succede se tagliamo il consumo alla guida. Che cosa succede se questa coppia riduce la distanza che effettua normalmente di soli 15 km a settimana? Ciò si traduce in oltre 200 chili di CO2 in meno nell’atmosfera ogni anno, o in termini percentuali, ridurre le emissioni degli autoveicoli del 4,4%.

Microsoft tenta di abbattere di un terzo le sue emissioni entro il 2012

Microsoft sta tentando di cavalcare, come il resto del mondo, l’onda ecologica, e tenta di concentrarsi sulla riduzione delle proprie emissioni. Già in precedenza si sapeva che l’impegno iniziale si era basato sul tentativo di aumentare l’efficienza energetica dei data center, ma la società sta cercando di fare di più per abbattere la propria impronta ambientale.

La società ha fissato come obiettivo il ridurre le emissioni di carbonio per unità di reddito del 30% rispetto ai livelli del 2007 entro il 2012, in pratica portare le emissioni dagli 880 milioni di tonnellate di CO2 all’anno fino a non più di 600. Questo è un obiettivo molto importante, che Microsoft cerca di ottenere per dare un buon esempio a tutta la società, dato che chiunque è in grado di farlo, o almeno di provarci. Ma come farà il colosso americano a raggiungere il suo obiettivo?

Cambiamenti climatici, Groenlandia tallone d’Achille

E’ la Groenlandia il tallone d’Achille della Terra nel dissesto ambientale provocato dall’innalzamento delle temperature. E’ quanto ha affermato Hans Joachim Schellnhuber, direttore dell’Istituto di Potsdam per le ricerche sul clima nonchè consigliere per l’ambiente del governo tedesco.
Intervistato dal quotidiano tedesco Saarbruecker Zeitung, lo studioso non ha nascosto la gravità della situazione attuale in cui versa il Pianeta, illustrando quelli che sono i rischi di un ulteriore incremento del surriscaldamento terrestre.

Per quanto riguarda gli effetti dei cambiamenti climatici, secondo Schellnhuber, non bisogna affatto sottovalutare le conseguenze dell’aumento delle temperature: le previsioni parlano di devastanti e tragici stravolgimenti negli equilibri globali, pronti a scatenarsi anche soltanto con la registrazione di due gradi in più rispetto ad oggi.

Una rivoluzione energetica anche in Italia, firmato accordo su energie rinnovabili tra ambientalisti e industriali

Mentre a Poznan si conclude la conferenza dell’Onu sul clima, con l’adozione di una road-map, un programma di negoziati da adottare nei prossimi dodici mesi, e a Bruxelles i 27 rappresentanti dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo soddisfacente, ridurre le emissioni del 20%, arrivare al 20% di fornitura dell’energia totale da fonti rinnovabili e pulite entro il 2020, in Italia ambientalisti e industriali iniziano a venirsi incontro, raggiungendo un’intesa che riguarda proprio le energie rinnovabili.

L’idea alla base dell’accordo è quella di scatenare una vera e propria rivoluzione energetica anche nel nostro Paese, dando un’enorme spinta al settore delle rinnovabili, evitando che ristagni in progetti scarsamente finanziati che finiscono per rivelarsi buoni solo per l’ambiente ma improduttivi per gli industriali. D’altra parte, Il nome del patto è già di per sè programmatico degli intenti da raggiungere: Una rivoluzione energetica anche in Italia.

Samsung e Toshiba nuovi leaders nella Greener Electronics Guide

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Nella classifica verde delle multinazionali dell’elettronica, stilata da Greenpeace, Samsung e Toshiba occupano i primi posti, a pari merito.
Nokia ha subito invece delle penalizzazioni che ne hanno provocato la discesa dalle vette delle più ecologiche, Nintendo rimane nelle posizioni più basse, mentre Microsoft e Philips migliorano le loro posizioni, continuando la scalata.

La Greener Electronics Guide è un modo per mettere l’industria elettronica faccia a faccia con il problema dei rifiuti tecnologici. L’intento è far sì che i produttori si sbarazzino delle sostanze chimiche pericolose, impiegate per i loro prodotti, che finiscono in montagne di ammassi di rottami, in cui scavano i bambini poveri senza alcuna protezione. (dei rifiuti tecnologici abbiamo già parlato)